Istruzione all’italiana

Riteniamo che l’istruzione e le leggi siano  i pilastri su cui si regge una comunità, cioè una moltitudine di persone  che abbiano un’etica condivisa. Per converso lo stesso senso etico  è mantenuto e consolidato dal buon funzionamento della scuola e della giustizia.

Il fallimento del sistema scolastico italiano è descritto in un articolo su huffingtonpost con queste parole “ … La tendenza al neoanalfabetismo si riscontra in molti paesi civili ma da noi raggiunge il picco del 70% di cittadini dai 16 ai 65 anni: 6% di analfabeti primari, 22% di analfabeti di ritorno che perdono nel corso della vita le competenze acquisite sui banchi di scuola, 42% di analfabeti funzionali che pur sapendo decifrare un testo non ne padroneggiano il significato. Questo nuovo analfabetismo è aggravato dalla necessità di confrontarsi anche con i linguaggi digitali. …” . Purtroppo il sistema scolastico nella nostra Terra risente inevitabilmente dell’italica impostazione.
D’altra parte pare sia improbabile che quell’impostazione possa prendere un’altra piega se si considera che in altro articolo il medesimo autore scrive che “ … Del resto lo stesso John Major aveva denunciato come ogni sfera della leadership in UK sia diventata appannaggio delle classi sociali più agiate che possono mandare i loro figli a formarsi nelle scuole private. In sostanza nel paese dove il modello della school choice è stato pensato e realizzato nella forma più pura si registra un collasso della mobilità sociale. …”.

Se la scuola pubblica funziona male ma si vuole evitare la marginalizzazione di parte degli studenti non rimane che far funzionare la scuola pubblica con gli stessi criteri di efficienza di quella privata.
E poiché un esempio vale più di una spiegazione cito l’esperienza di una coppia di amici (entrambi dipendenti di un’azienda privata): il figlio maggiore sino alla fine dello scorso anno scolastico (2elementare di un Istituto pubblico) scriveva regolarmente in stampatello come la maggior parte dei suoi compagni di classe. Quest’anno sta frequentando la 3a in un Istituto privato dove,  sin dalla prima settimana di lezioni, la Maestra lo ha abituato a scrivere in corsivo. I suoi ex-compagni di classe, invece, continuano a scrivere in stampatello.

Detto questo a noi non interessa che nella nostra Terra la scuola sia pubblica o privata, a noi interessa che funzioni preparando gli scolari abituandoli da subito all’impegno ed al riconoscimento del merito per i risultati ottenuti.
Il criterio che ne dovrà indirizzare il funzionamento è semplice : stimolare gli studenti ad ottenere il massimo delle prestazioni utilizzando anche un sistema di classi articolate in maniera tale da consentire di sfruttare al meglio le propensione dei singoli alunni per aiutarli a raggiungere il massimo.
È ovvio, perché è nella natura, che ci saranno i più capaci ed i meno capaci ma nel sistema che noi vogliamo i migliori faranno da trascinamento per i meno bravi mentre nell’italica scuola, in nome del giacobino “liberté, égalité, fraternité“, anche i più predisposti vengono spesso frenati da  “studenti” lavativi,  da insegnanti poco preparati e/o motivati e da un sistema complessivo poco interessato che all'ipotesi estrema della bocciatura scolastica preferisce la certezza dell'insuccesso nella vita adulta.


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Nota.
Gli articoli consultati sono i seguenti (il link si aprirà cliccando sul titolo):

Prove Invalsi. Apriamo una grande riflessione pubblica sulla loro funzione

Che cosa sono, ma soprattutto a cosa servono le prove INVALSI?

I nodi che la lettera dei 600 docenti sulle competenze linguistiche degli studenti di oggi non affronta

La lettera dei 600 docenti universitari

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