Vittoria ...

"E' uno splendido riconoscimento, una splendida vittoria per l'Italia".
Lo dice Napolitano Giorgio riferendosi all’Oscar per il miglior film straniero ottenuto ieri ad Hollywood da un film italiano.
Intanto assistiamo al miglior film italiano dell’horror : "Debito pubblico, è record: il rapporto debito Pil
è al 132,6%, il livello più alto dal 1990".
Chissà cosa avrà da dire in proposito Napolitano Giorgio?
Oppure se ne starà zitto?

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Giornalista italiano

Del giornalismo permeato di buonismo idiota (dal greco idiòtês : privato; per estensione : proprio, particolare, che non vede più in là del proprio naso) e di “umanità” italiota avevamo già avuto modo di scriverne in un altro articolo.
‘sta volta, però, mi sono imbattuto in un nuovo genere giornalistico, quello psicanalitico-confessionale.

Forse ricorderete che a metà febbraio una barista di Roma aveva ucciso un individuo che, sparando , stava rapinando il suo esercizio.
E cosa le domanda il giornalista Mancini Giulio?
Indossa i panni da psicanalista e chiede “ Cosa ricorda di quei momenti? “.
Dismesso quell’abito si mette la tonaca e, quasi fosse nel confessionale, prosegue “Cosa sente nella sua coscienza?”.
Tornando psicanalista insiste “Ripeterebbe ciò che ha fatto?”.

Ma va’ a cag..re avrei risposto io. Invece quella donna ha avuto la gentilezza e la pazienza di rispondere.
Se i giornalisti sono uno degli specchi di una nazione è facile da capire perché nella penisola italiana le cose vadano come vanno.

A chi avesse letto questo scritto chiedo, in conformità al buonismo  dell’italian style : la Sua coscienza ne è stata turbata? Ripeterebbe la lettura?

Ad ogni buon conto, in stile  confessionale : Ego te absolvo

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IL SIPARIO STRAPPATO

L'avevamo detto.
L'avevamo detto in tempi non sospetti, quando tutti ancora credevano o facevano finta di credere per calcolo, interesse o speranzoso opportunismo, che il problema non fosse quello da noi indicato: l'Italia, così com'è, ha un costo enorme.

L'avevamo detto che nel momento in cui l'italico abitante ne avesse preso atto si sarebbe strappato il sipario che copriva la principale questione nazionale, aprendo un percorso dalla portata incalcolabile quale potrebbero essere la fine degli attuali partiti politici e, con la complicità di qualche elemento occasionale, addirittura la fine dell'Italia-Una.

L'avevamo detto e puntualmente si è verificato, come conviene di questi tempi mediatici,in diretta TV.
È successo venerdì 10 gennaio nel corso della trasmissione Virus e si è ripetuto domenica 12 gennaio durante uno degli intermezzi di informazione di SKY 24.

Nel primo caso una signora molto aggraziata e gentile, di professione insegnante ed idealmente legata al PD ed alle sue politiche anche in materia fiscale, lamentava di essere vittima di una palese ingiustizia.
Lavoratrice in trasferta, costretta per questo a vivere in affitto, si era trovata tassata come seconda casa la sua unica proprietà immobiliare. L'imposta complessiva era superiore ad una mensilità del suo stipendio.

Due giorni dopo, un'altra signora, sempre impiegata nel settore del pubblico impiego, denunciava che, per effetto del nuovo sistema fiscale imposto sulle proprietà immobiliari, la sua unica casa non avrebbe più goduto delle vecchie parziali esenzioni, passando dal giorno di una legittima aspirazione alla proprietà privata alla notte di un possesso oggetto dell'ambizione predatoria dello Stato scroccone.

La presa di coscienza delle due Signore è quella che molto prima di loro ha interessato milioni di italiani costretti a svenarsi per sanare i bilanci di Enti con i quali avevano poco o nulla a che fare, per pagare i costi di servizi non richiesti, non utilizzati o contestati perché irrazionalmente erogati. Almeno loro, le due Signore, hanno la soddisfazione, non trascurabile, di restituire con le tasse parte di quelle somme che prima hanno percepito come stipendi.
Eppure si sono sentite tradite, umiliate, ingiustamente vessate da un sistema che credevano idealmente occhiuto (facciamo pagare i veri ricchi ed i finti poveri) ed invece è solo occhiuto.
È questa una svolta, forse decisiva, nel rapporto fiduciario fra le Istituzioni ed i Cittadini. Se anche i dipendenti pubblici scindono il loro rapporto con lo Stato a seconda del momento e del ruolo che, volta, volta, gli tocca di interpretare, ogni sviluppo politico, sociale, istituzionale diventa possibile.

Forse lo vedremo a Genova quando i contribuenti si accorgeranno che la TASI sulle prime case coprirà solo parzialmente il deficit figlio della esasperata ricerca del consenso della maggioranza politica locale, la quale ha speso: 20 milioni di € per riscattare dai privati con AMT i voti degli addetti; ha perso 60 milioni di € nell'esercizio degli ultimi cinque anni e nei prossimi cinque spenderà 80 milioni di € per rinnovare il parco mezzi.
Tutte spese che potevano essere evitate lasciando AMT all'impresa privata che già la gestiva.
Forse lo vedremo in Italia nel 2015 quando l'addizionale TASI sulla prima casa passerà al 6 per mille e quella sulla seconda porterà il totale ben oltre l'attuale 11,5 per mille ed i contribuenti si accorgeranno che parte di quegli introiti andranno all'Amministrazione centrale anziché ai Comuni.
Forse sarà per questo, per lasciare i soldi a quelli che ce li mettono, che oggi 200 Comuni, con amministrazioni di ogni colore ed idea, hanno rivolto istanza di indipendenza ai rispettivi Consigli Regionali.

Forse.
Come si dice: chi vivrà, vedrà.

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ECCO L'EPITAFFIO

Neanche il tempo di mettere in rete due “articoli” che denunciano l'abitudine dei partiti e dei politici a beneficiare con i soldi pubblici i loro prossimi [elettori] e loro stessi, che alcuni Consiglieri della Regione Liguria hanno, si fa per dire, immediatamente provveduto ad inciderne i contenuti (come si diceva una volta) nel marmo.

Difatti le rivelazioni (indotte dalla Magistratura) sulle proprie pessime abitudini di spesa con tanto di note, modalità, vicissitudini personali, hanno molto dello stile delle antiche epigrafi.
Benché indegne di figurare nella raccolta delle epigrafi, le asserzioni contenute nelle intercettazioni telefoniche, rese note dalla stampa, rendono la questione particolarmente interessante e, se non aggiungono nulla a quanto già si immaginava, introducono assai bene in un tipico consesso elettivo italiano del XXI secolo: il laboratorio dello spregio delle regole e della carità pelosa.

Fra i principali protagonisti della storia figura Nicolò Scialfa, capogruppo del famoso partito “Italia dei Valori”, accusato di aver autorizzato le spese incredibili (vini -mediocri-, mobilio, abbigliamento, regali natalizi, ecc.) del suo gruppo.
Scialfa si difende dicendo di aver “travisato il concetto di rappresentanza”.
Si vede che con il passare degli anni trasmigrando da un partito all'altro, da un'Assemblea ad un'altra ha finito con il fare confusione sul suo ruolo.

Tuttavia, se Scialfa ed i suo colleghi di partito si presentano come i campioni del degrado e della vergogna, il picco dell'imbarazzo lo tocca il biasottiano Aldo Siri.

Siri è indagato per aver speso 2.600 € in panettoni regalati, come si è affrettato a precisare : “ Alle famiglie bisognose ed ai poveri delle parrocchie. Scaricarli in un punto di raccolta e distribuirli è stato uno sforzo enorme. Ho usato la mia auto”.
In questo caso non è la somma in sé a stupire ma è la motivazione che ha informato la sua destinazione.
E' possibile che un uomo animato da sincera, fraterna, carità cristiana, che guadagna intorno ai 9.000 € al mese non trovi il modo di riservare 200 € del suo reddito mensile ai poveri ma debba finire con il fare la carità natalizia con i soldi degli altri?
A Natale siamo tutti più buoni.
Secondo gli estensori voleva essere un'epigrafe invece è diventato un epitaffio. Il loro.

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  • Rossano, lei ha ragione. La tradizione, nel senso di consapevolezza del proprio ruolo e di responsabiltà verso sè stessi e verso gli altri, conta. Nel caso in questione verosimilmente ha fatto la differenza.
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  • Ospite (Rossano)

    Ecco cosa vuol dire avere in politica gente con una fame atavica. Basta con i rimborsi hanno già lo stipendio se lo facciano bastare. Se non gli va bene si dimettano. Io vado al lavoro a spese mie mica ce l'ho il rimborso.
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Si faaa, ma non si diceee …

… cantava Milly.

Gli italici politicanti, al contrario di quell’artista, ce la cantano e ce la suonano in modo opposto.
Per loro si dice ma non si fa.

Mi era parso che gli uni avessero annunciato la loro strenua ed irrinunciabile battaglia per l’abolizione dell’IMU, quanto meno sulla prima casa. Gli altri disquisivano con molta sapienza ed ostentata ponderatezza se doveva essere abolita solo per gli immobili fino ad una certa rendita catastale o ad una cert’altra.
Quando mi sono accorto che l’IMU era sparita dal vocabolario delle “tasse” mi sono compiaciuto per la serietà dei parlamentari. Mi sono detto : persone di parola, degnissimi di sedere nel parlamento.
Ed una delle mie granitiche certezze (pochissime, 2 o 3) mi si era miseramente sgretolata.

Tasi fino al 3,3 per mille sulla prima casa” recita un articolo pubblicato da corriere.it .
E mi sono sentito rasserenato, grato ai politicanti per la ripristinata granitica certezza : si dice ma non si fa.


Oltre alla limitata buonafede questa giravolta lessicale -IMU / TASI- evidenzia un’altra fondamentale caratteristica dei politici, centrali o locali che siano.
Con l’aumento delle aliquote massime, la Tasi sulla prima casa potrà salire dal 2,5 per mille fino al 3,3 per mille, mentre Tasi e Imu sugli altri immobili residenziali, dal 10,6 per mille complessivo, potranno essere elevate fino all’11,4 per mille.
Perché questo?
Perché “… i sindaci avranno massima libertà di azione. Potranno decidere di aumentare le imposte sulle prime case o solo sulle altre abitazioni, e concedere detrazioni parametrate al numero dei figli a carico oppure al reddito dichiarato ai fini Irpef, o calcolato in base all’Isee.”.
Vale a dire : redistribuire.
E se molti politicanti sono paladini dichiarati della redistribuzione, gli altri lo sono ma non lo dicono. Cosi il redistribuente (il contribuente) versa soldi che il politico gira a favore del redistribuito (il contribuito).
E la storia continua perché il contribuente, per distrazione o per “l’ideale”, continua a votare i gabellieri mentre il contribuito, non distratto -anzi perfettamente attento- e per interesse, continua a votare i suoi benefattori che sono tali non coi loro soldi, cosa che è perfettamente legittima, ma con i soldi altrui, i nostri soldi.

Tanto per chiarire preciso che sono d’accordo col principio e la pratica dell’aiuto, del dare una mano.
In caso di emergenza o per un evento imprevisto ed imprevedibile ti vanno male le cose? Allora hai bisogno ed io ti aiuto per risollevarti. La volta che fossi io ad avere bisogno sarai tu ad aiutarmi per risollevarmi.
Quindi trovo naturale, e conveniente, aiutare il bisognoso.

Però se essere bisognoso diventa un modo di vita, una conveniente abitudine, allora si tratta di un "bisognoso di professione”, di un individuo "senza responsabilità sociale" (definizione cara ai francesi), di "chiedente di professione" perchè non aspetta l’aiuto spontaneo di altri ma lo chiede (forse? lo pretende).

In queste scritto non tocco la questione della legittimità logica delle “tasse” sugli immobili perché allungherebbe troppo il discorso. Alla luce della logica ritengo siano tassabili solo i redditi, cioè la vil moneta, per esempio i soldi della pigione; la rendita catastale è una trovata che impone una gabella su un non reddito.
Non posso credere che possa interpretarsi come un pizzo …

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