Non sono un filologo né mi intendo di semantica ed etimologia ma talvolta le parole mi incuriosiscono.
Per esempio : lepegôzo.
Solo al pronunciarla mi pare già di scivolare ed associare questo termine ad un individuo lo rende immediatamente sgradevole. Sarei curioso di sapere come è nato questo termine ma, come premesso, non ne ho la capacità.

La stessa curiosità me la suscitano le parole importate.
Il nostro Camallo trasportato a Genova dall’arabo ḥammāl (portatore) ; oppure Dàrsena che, sempre dall’arabo dār-ṣinā῾a (casa dell’industria; fabbrica), è arrivata sino al nostro Porto.
Un amico archeo-speleologo, con una ricchissima esperienza di indagini in Anatolia, mi ha raccontato dello stupore del personale turco quando hanno sentito chiamarlo “Bacan” dai suoi collaboratori perché, in Turco, Bakan significa Ministro quindi da noi, per esteso, Capo.

Sia in Genovese che in italiano ci sono parole quasi identiche: Pægoa/Pêgoa cioè ombrello/pecora, pèsca/ pésca cioè il frutto/il pescare.

Ancora più interessanti e, a mio parere , significative sono due parole genovesi identiche per scrittura e pronuncia ma dai significati diversi : Mâ: Mare/male, Scito: casa/proprietà.

I Genovesi, abituati a viaggiare per il mondo con le navi sul Mâ avevano verificato per esperienza diretta che quella distesa d’acqua consentiva di accumulare ingenti guadagni ma, quando la Fortuna voltava le spalle, il Mare faceva mâ , tantissimo mâ , diventando fonte di danni, di disastri, di miseria, di dolore, di lutti.

Il doppio significato di Scito (casa-appartamento/proprietà fondiaria) probabilmente accomuna le idee di famiglia e di ricchezza (grande o modesta che sia). Del resto quello che in altre parti del mondo si chiama “patrimonio” già nella Liguria dei precordi riguardava tanto il patrimonio d'onore della famiglia quanto l'unità dei beni posseduti dalla stessa, facendone una cosa sola.
Questa struttura di pensiero è rimasta intatta lungo il corso della storia unendo in un solo sistema comunitario la grande aristocrazia finanziaria, la borghesia mercantile ed il mondo paesano pienamente terricolo, giungendo infine ai giorni nostri incarnando il culmine della logica culturale tradizionale.

D’altra parte già i Latini sostenevano che “nomina sunt omina” e mi pare che quella loro sentenza si adatti perfettamente alle nostre due parole.