L'immagine più comune per descrivere la vertigine è quella della sospensione nel vuoto.
Alla sola vista del precipizio che si apre giusto qualche centimetro al di sotto dei propri piedi, chiunque prova quel senso di disagio comune a coloro i quali soffrono di vertigini.
È praticamente impossibile resistervi. Oppure no?
La storia risponde che almeno un'Etnia aveva una particolare passione per le dislocazioni sospese nel vuoto: i Genovesi.
Girando per gli avamposti di quello che fu il Dominio Genovese infatti si trovano le antiche vestigia di un sistema di fortificazioni tutte poste al limite dei confini imposti dalla fisica: sull'ultimo lembo di terra, appena prima del vuoto.
Il fatto ha sempre suscitato la mia curiosità fin da ragazzo quando, con mezzi di fortuna, mi arrampicavo fino all'oggigiorno famoso Castello della Pietra.
L'estremo avamposto della Repubblica di Genova nell'entroterra verso settentrione. Un forte, sospeso fra due speroni di roccia a dominare la strada.
Quello che non capivo allora e che adesso so è che la casa è un po' lo specchio dell'anima di chi la abita. Allora, questa costruzione orgogliosamente sospesa nel vuoto può essere bene intesa come qualcosa di speciale; la metafora, il romanzo, della maniera di stare al mondo di quelle generazioni che sarebbero per questo diventate famose. Da soli!
In seguito mi è venuto in mente di vedere se in giro per il mondo ci fosse qualche cosa di simile.
Ho trovato una sola costruzione altrettanto memorabile: il Castello inglese di St Cirq Lapopie, anche lui fra due speroni di roccia.
Ma questo non basta certo a pareggiare il conto.
Chi conosca il sistema degli insediamenti militari dell'antica Repubblica sa che la soluzione più diffusa è quella del controllo diretto delle vie di comunicazione intrecciando le leggi della fisica con quelle della strategia militare.
È questo il caso del Castello di Piene-Haute nelle Alpi Marittime. “L'imprendibile”.
Un incredibile avamposto millenario sistemato in agguato sull'ultimo sperone di roccia sopra un abisso di 600 metri. Collocato al limite estremo di una minuscola frazione montana di 60 abitanti è stato totalmente dimenticato dal 1815, data della interrotta sovranità della Repubblica di Genova.
Si è salvato recentissimamente dalla totale rovina per l'intervento di una famiglia di “Bénévoles” francesi che, consci del ruolo che il castello riconosceva alla località, ha deciso di acquistarlo e di rimetterlo in sesto. L'impresa è al limite della temerarietà. I proprietari non sono ricchi.
L'edificio è così malandato per il prolungato abbandono che può essere usato solo in estate inoltre, proprio per la sua posizione, può essere raggiunto solo a piedi lungo uno strettissimo sentiero in bilico sul crinale. Ce la faranno? Chissà.
Chi invece ce l'ha fatta è il Castello di Roquebrune; “Le Sublissime”, data la bellezza.
A strapiombo sulla città omonima costruita a livello del mare, il Castello monta la guardia. Costruito alla fine del X secolo dal Conte di Ventimiglia è passato alla Repubblica di Genova che vi teneva una guarnigione ed un funzionario amministrativo con carica annuale.
La cosa è interessante perché spiega quale fosse l'elemento guida del sistema pubblico genovese: la leggerezza. Difatti, pur essendo un punto imprescindibile di difesa e controllo economico del territorio, l'organico totale era di soli 8 uomini. Un graduato con competenze militari e civili e 7 arcieri.
Da secoli appartiene ai Grimaldi di Monaco che lo rimaneggiarono più volte fino a che il “maschio” vero e proprio, prima collegato al resto della fortezza munita di sei porte, divenne il castello ed il resto della piazzaforte l'attuale abitato. Del passato repubblicano, fatte salve le scarne indicazione sulla guida, è rimasto poco.
Come al solito per la strana abitudine dei Genovesi a dimenticarsi dei luoghi che li hanno resi celebri.
Dati il fascino e l'importanza di questi manufatti sarebbe opportuno riscoprirli.