Nel recente periodo mi è capitato di leggere alcune valutazioni sul funzionamento dell’italia ( il libro del Prof. Visin “FAVOLE & NUMERI”, il giudizio sui G7 dell’OCSE-Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico , una graduatoria del World Economic Forum).
Tutte uniformemente deprimenti ma accomunate da una caratteristica : fatte dall’esterno del sistema.
A voler essere buoni si potrebbe ipotizzare che da tale punto di osservazione le cose potrebbero essere viste in modo un po’ distaccato, forse troppo teorico, magari non proprio aderente alla realtà quantomeno nei dettagli pratici. Un po’ come giudicare un’auto solo leggendone le caratteristiche tecniche sul manuale senza averla mai guidata.
La lettera di Bernardo Caprotti al “Corriere della Sera” fa evaporare le eventuali riserve.
Alle difficoltà di natura politica che si possono intuire per i problemi ad aprire a Firenze, Genova e Modena si aggiungono gli ostacoli burocratici dell'amministrazione civile chiaramente segnalati in una frase sintetica e lapidaria : “… un'impresa che deve difendersi dalla Pa (pubblica amministrazione) in tutte le sue forme e a tutti i suoi fantasiosi livelli ogni giorno che Dio comanda. Tassata al 60%, non più minimamente libera di scegliersi i collaboratori ...“ .
Ingerenza politica, oppressione burocratica, soffocamento fiscale. I tre ingredienti caratteristici dello stato italiano, questa volta visti da una posizione scomoda, quella di chi c’è immerso fino al naso.
Cari genovesi, ma vi pare possibile continuare a sopravvivere in questo condominio?