Non hai i soldi per pagare le tasse comunali? Lavorerai gratuitamente per il Comune a 7€ l'ora fino a colmare il debito.

Questa sembra la soluzione contenuta nel famoso decreto “Sblocca Italia” che, appunto, dovendo mirare al sodo, per una volta non indulge in tante filosofie di ampia portata : se sei debitore di imposta paghi; se non hai soldi paghi lo stesso,con il lavoro.

Improvvisamente la Pubblica Amministrazione si percepisce come molto risoluta. Decide, chiama, pretende.
Però, a guardare bene, il testo contenuto nello “Sblocca Italia” non è il primo passo verso una meta grandiosa: indirizzare tutta la vita pubblica del Belpeaese verso l'esaltazione dello spirito civico. Dove cioè ognuno coopera alla causa comune con quello che ha: roba, soldi, tempo.

La percezione è che si tratti della solita urgenza economica, del solito sentimento del tirare a campare.
Infatti, al di là dei principi di responsabilità civica declamati da alcuni sindaci, sembra che la misura non sia niente altro che un addomesticamento dell'IMU, imposta della quale il Governo ha scoperto la sostanziale insostenibilità per varie categorie di possessori immobiliari.

Piccoli proprietari a basso reddito, titolari di beni siti in zone disagiate o depresse, beneficiari per eredità di beni vetusti, tutte categorie che non sono povere tanto in relazione alla piccola quantità di beni posseduti quanto, piuttosto, alla limitata disponibilità finanziaria che non gli consente di mantenere il patrimonio immobiliare. Da qui la necessità per i Comuni di venirgli incontro in qualche modo senza però rimetterci di tasca. Ecco, allora, l'IMU “umanizzata” da un contratto personale basato sullo scambio.

Vedremo come andrà a finire. Quale sarà l'impatto effettivo sulle casse dei comuni e soprattutto quale sarà il destino di coloro che, senza soldi per pagare le tasse, saranno temporaneamente arruolati fra gli spazzini, i giardinieri, gli imbianchini.

Certo è che, se la foto pubblicata da “La Stampa” relativa al Comune di Invorio (No), raffigurante un “candidato netturbino” in zoccoli e bermuda - quindi senza abbigliamento idoneo al lavoro - contiene un minimo di verità, in serbo per loro ci saranno un misto fra soddisfazione e speranza.

Soddisfazione di essere riconosciuti utili per la società. Speranza di non fare niente tutto il giorno o, vista l'indifferenza manifestamente esibita per le leggi sulla sicurezza del lavoro, addirittura di infortunarsi.
Così, il “candidato netturbino” potrebbe beneficiare dell'assicurazione e, con il concorso del “destino” o di qualche “amico”, perfino trasformare l'odiata tassa in una patente di invalidità.
Pensionistica.

Del resto, si sa. In Italia, se non si avranno mezzi economici sufficienti ci si potrà sempre arrangiare con un pizzico di fantasia.

Forse per questo, il tema della reciprocità in opera, finalizzata a migliorare lo stato delle finanze pubbliche, è stato strutturato secondo un ordine gerarchico per cui l'obbligo di scambio vale solo per i proprietari di beni immobili.

Viceversa gli eternamente bisognosi, i professionisti dell'accudimento continuato, i devoti della causalità verticale(cioè i perseguitati dalla sfortuna, dal tradimento, dalla colpa perennemente altrui e mai propria), noti consumatori di risorse pubbliche non hanno l'obbligo della reciprocità.
Pare non gli toccherà mai di colmare lo scarto fra quanto prendono e quanto non hanno mai restituito.

Forse perché questa identità di vittimista-bisognoso dell'italiano contemporaneo rappresenta la metà dell'identità nazionale.
E bisognerà tenersela finché anche l'altra metà diventerà così.

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Il libro è stato presentato venerdì 15 novembre alle 17:45

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