SANAC, Società Anonima Nazionale Argille e Caolini in una “fumosa” fotografia dei suoi tempi che non lascia che intravedere quelle belle colline retrostanti ma dalla quale, “zoomando”, troviamo molte interessanti informazioni!
Questa foto, e grazie ancora a Gianfranco Dell'Oro Bussetti, è un piccolo dizionario del tempo con quelle scritte sul muro “Vincere Vincere Vincere” e quelle sul tetto “W il 25 aprile” che marcano la fine di una tragedia e l’inizio di una nuova epoca non dimenticando neppure che proprio lì, a due passi, c’è la famosa caserma di Bolzaneto dove avvenne la prima vera azione militare partigiana quando l’otto settembre del 43, un gruppo di militari, aiutati da cittadini accorsi in aiuto, tentarono di difendere la “Loro Caserma” dai tedeschi.
La cosa finì male, ed un cippo è lì dentro ancor oggi a ricordare quegli eroi morti per la libertà. Ecco poi degli autocarri che dimostrano già allora come cominciavano a diventare piccoli quei carri come quello che passa trainato da uno di quei giganteschi cavalli bianchi . . . i cavalli d’o Pòrto!
Qualcuno mi ricorda che siamo in località “Bratte”, un nome dice tutto sulla presenza del pericoloso Polcevera! Bratte della parrocchia di quel Brasile, Brâxi, che si dice esser stato il primo nucleo abitato di Bolzaneto, proprio a due passi dall’omonimo “Castello”.Verso destra le acciaierie dell’ILVA e sullo sfondo, dietro la SANAC, le acciaierie BRUZZO. Eppoi quell’ultima piana “quéll’ùrtimo ciàn” che si vede lì in mezzo “erano gli orti coltivati dai miei nonni che abitavano dove adesso c’è lo svincolo sopra la Camionale”, mi dice ancora il Gent. Aldo Tassara.
Ma siamo dalla SANAC, siamo dove venivano fabbricate tonnellate e tonnellate di mattoni e stampi refrattari "che contenevano Asbesto conosciuto come Amianto" e dove, quindi, per decenni e decenni "generazioni di genovesi ma soprattutto gli abitanti Valpolceveraschi", per far grande l'Italia, ne ciucciavano le polveri insieme a tutti gli altri vari olezzi di "tutto il resto" un po’, lì attorno!
Deserto di Tamburi - la zona vicino a Taranto dove è insediata l'ILVA - si sente dire oggidì in TV!
Quel deserto che pian piano nel tempo è stato circondato dalle case!
No, qui da noi, no! Nessun deserto.
Qui, ed in quei luoghi della Riviera Ligure Cittadina e del suo interno, ogni genere di opificio fu infilato proprio fra le abitazioni, "elevato Gentilizio o Rurale che fosse"!
In mezzo e anche “sopra eliminandoli per sempre”, agli orti di primizie ed ai vigneti di quella Valpolcevera sacrificata dal Mare di San Pier d'Arena e Cornigliano ad un po' più in su di lì . . . mentre su quelle colline di San Cipriano che si vedono lì e ad altre, e ad altre ancora, insieme a belle "dimore di villa", vini ed agricoltura di pregio che, tuttora "anche se ormai solo filosoficamente e per antica passione", vengon portate avanti, in quei luoghi ancor oggi molto belli a due passi dagli svalichi ed aperti dunque al mondo delle pianure.
Già,grazie! Ma parlare di voi e parlare di com'eravate/come eravamo è parlare di tutta la ricchezza che ha fatto grande la Penisola intera a scapito di tutto quel che siamo stati comprese tutte le storie di “tutt’attorno" e della Nazione Sovrana che eravamo. Posto che la mia impressione è che una scuola di impronta "cavouriansabauda" nata e legata al nuovo potere non poteva che, se non proprio farla scomparire, almeno celare la storia dei nostri luoghi, con particolare riferimento proprio quella di quelli più martoriati dalla “cosiddetta” modernità, qui da noi, dove la modernità, che vuol dire ben altro, è sempre stata di casa!