Su Il Secolo XIX di sabato 8 ottobre u.s. è stato pubblicato un articolo che riferisce della polemica tra il Sindaco di Genova e l'opposizione sulla diminuzione dei residenti; non so chi abbia ragione ma il punto decisivo non è il numero assoluto.
Non sono un esperto di demografia (come non sono esperto di tantissime altre materie) ma la discussione sul numero degli abitanti mi ricorda vagamente la propaganda mussoliniana sul numero di baionette quasi che il numero fosse stato elemento di sicuro successo.
16.000 cosa vuol dire? Cosa misura? Cosa implica il fatto che in così tanti siano andati via da Genova e cosa cambierebbe se, invece, ne fossero arrivati altrettanti?
Non è il numero che fra grande Genova ma la qualità dei Suoi abitanti.
Se fossero andati via 16.000 ingegneri, fisici, matematici, esperti tornitori, abili meccanici l'esodo rappresenterebbe un gravissimo danno per la Comunità; se i 16.000 fossero stati dei pensionati il danno sarebbe stato decisamente minore.
Se avessero emigrato 16.000 nullafacenti e/o professionisti del bisogno sarebbe stato un grandissimo guadagno per tutti coloro che si danno da fare (e che si sono dati da fare) perchè costituirebbe un significativo risparmio di risorse (soldi ed energie) che andrebbero a beneficio di chi è rimasto.
Con sempre maggior frequenza capita di sentire o leggere di fuga dei cervelli, di giovani preparati che vanno via per trovare altrove condizioni di lavoro consone alle loro aspettative culturali e di realizzazione professionale.
Quindi il problema non è la quantità degli emigrati ma la loro qualità.
Per questo noi dell'A.R.Ge. riteniamo che l'impegno di tutti, in particolare -è ovvio- degli Amministratori di turno, debba essere rivolto alla realizzazione di concrete condizioni attrattive.
La qualità ed il livello di conoscenza coinvolto sono i parametri che devono guidare la programmazione; pare ovvio considerare che ad elevati livelli di offerta consegua un altrettanto elevato livello qualitativo di vita che coinvolge la ricchezza economica, sociale ed ambientale. Vale a dire un elevato ambiente civico.
Le condizioni ci sono: aree da utilizzare nel modo migliore (anche in relazione alla conformazione orografica della nostra Terra), paesaggio già bello ed attraente (su cui intervenire per renderlo ancora migliore), un ricco patrimonio culturale ed architettonico (che valorizzato "alla toscana" aumenterebbe la capacità attrattiva), ambiente sociale ancora sufficientemente conservato (anche se con amplissimi margini di ripristino e miglioramento).
Insomma, non servono "8.000.000 di baionette" ma serve la qualità.
Pertanto invitiamo maggioranza ed opposizione a non perdersi in contrapposizioni sulla sterilità di numeri assoluti ma a darsi da fare sulla qualità, sulla sostanza.