Girava così, con il palmipede al guinzaglio, Gil De Ponti, buon attaccante del Bologna famoso più per gli atteggiamenti disincantati e provocatori fuori dal rettangolo di gioco che per i suoi gol.

Non ho mai saputo che cosa volesse rappresentare per De Ponti l'immagine dell'oca al guinzaglio.
Se un'idea di sé stesso, estro bizzarro desideroso di libertà, o l'innata tendenza a non valutare con chiarezza critica gli eventi che, vuoi per propria volontà, vuoi per inavvertenza, molti di noi coltivano come se fosse una scintilla della coscienza anziché una bizzarria che interferisce nella nostra vita, portandoci a chiudere gli occhi sulla realtà.
Quando va bene.
Quando va male, quei molti copriranno senza scampo il ruolo di "stupidario" natalizio solitamente coperto dal palmipede da cortile del titolo.

Questo ruolo secondario ovviamente sarà interpretato per far carriera al vertice in quello primario: quello dell'uomo con propensione autodistruttiva. Perfetto e dunque senza protezione.

Non c'è nessuno nella nostra società che possa interpretare meglio il ruolo dell'uomo con propensione autodistruttiva del piccolo proprietario immobiliare.

Irrazionale fino al limite dell'autolesionismo quando si fa in quattro per affittare appartamenti del valore di diverse centinaia di migliaia di euro ad inquilini che a garanzia offrono un'incerta solvibilità.
Eppure nella sua vita di proprietario ha imparato bene a sue spese quanto sia importante la solvibilità. Almeno tutte le volte che è andato in banca a chiedere un prestito per ristrutturare casa
Niente.
Con l'ostinazione di una creatura atavica continua a sorvolare sull'unica qualità necessaria ad un affittuario: la solvibilità duratura e garantita nel tempo.

Ma non vorrei tergiversare. L'autolesionista proprietario di case è autolesionista proprio perché non è così per disattenzione o inesperienza ma perché lo vuole. Lo vuole con tutta l'anima.
Altrimenti non si spiegherebbe come mai si sia riunito in un “sindacato” che al momento della stipula dei contratti di locazione gli propone non quello più vantaggioso per lui, come sarebbe ovvio e legittimo, ma quello concordato preventivamente con la controparte: l'inquilino. Dove le richieste di quest'ultimo sono determinanti in assoluto.

Uno qualunque pretenderebbe almeno un'azione a livello politico per il rispetto inappellabile della data di scadenza locazione.
Per nulla.
Il piccolo proprietario vive sempre in clima di esercizi spirituali.

Allora le parti firmano un tipo di contratto che, unico al mondo, esenta uno dei contraenti al rispetto delle scadenze temporali.
Eppure una volta il Codice Civile prevedeva il rispetto inequivocabile di questi termini. Da una parte e dall'altra.
Niente da fare.
Destino? Ingiustizia?
Ma neanche per sogno. Un proprietario immobiliare accorto non è indispensabile per nessuno. Tantomeno per sé medesimo. È il tormentone di oggi.

Come mai Politici che in campagna elettorale promettono aliquote massime di imposte sugli immobili ricevono regolarmente il consenso del cittadino proprietario?
Deve esserci qualcosa che non va nell'attribuzione dei ruoli.
Come diceva un amministratore pubblico: con i padroni di casa dobbiamo fare tutto noi, spesso anche i proprietari.

Tratto da Oche al guinzaglio in corso di pubblicazione.

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