25 dicembre 2006, l’ANSA batte: Genova, nella notte fra il 24 ed il 25 dicembre si è spento Rocco Agostino manager di molti campioni di boxe.
L’ultima volta che ho incontrato Rocco Agostino è stato nel giugno di due anni fa. Ero andato a trovarlo per comunicargli che il massimo Forum pugilistico americano gli avrebbe assegnato un premio alla carriera dedicandolo al “Unforgettable Rocco Agostino”. I suoi occhi si fecero penetranti come ai bei tempi; conversava con flemma mantenendo il gusto per quella battuta fulminante che tanto spesso era stata la sua bandiera. Ultima concessione del grande procuratore che aveva deciso di uscire dalla storia della boxe per ritirarsi in quella degli uomini. Piccoli uomini che ci tenevano a fargli sapere che grazie a lui avevano vissuto dei momenti memorabili. Indimenticabili, appunto, come il singolare personaggio del vecchio manager.
Agostino, nato a San Pier d’Arena ( Ge) nel giugno del ’31 da padre napoletano, cumulava in sé le estreme particolarità dei due caratteri regionali. Diffidente e taciturno quanto un ligure, ironico e pungente quanto un campano, trattava le sue faccende con profonda onestà; una volta preso un accordo lo rispettava senza mai cercare di metterlo in dubbio. Un tale rigore si rifletteva sia nei rapporti con i suoi pugili che con tutti coloro con i quali intratteneva relazioni. Questa fu la ragione determinante che a suo tempo lo portò a concludere il contratto con Bruno Arcari, il più grande campione di pugilato che l'Italia abbia mai avuto, e la Fernet Branca.
Alla serietà ed alla semplicità Rocco Agostino univa una competenza senza dubbi. Riflesso della sua matrice ligure, pratica fino alla durezza, lavorava con tenacia, obbligando i suoi pugili ad un regime di allenamento intensivo che richiedeva le più grandi qualità di resistenza e delle condizioni fisiche straripanti. Questo accendeva la scintilla dell’emozione fra i cronisti, facendoli tornare indietro nei loro resoconti all’antica scuola dei gladiatori di Roma. Evocato in questa maniera il suo prestigio resterà legato per sempre a questo rigore. Però, se lo si osserva da un’altra angolazione, quella che faceva referenza alla raffinatezza dell’animo partenopeo, si scopre un uomo moderato che, ai grossi problemi posti dalla gestione di un’impresa sportiva ai massimi livelli, sapeva rispondere stabilendo relazioni profonde e durevoli con tutti quei soggetti suscettibili di prendere in conto le motivazioni e gli obiettivi del suo lavoro. Non si viveva impunemente nel mondo del pugilato. Il successo passava anche per il consenso e il consenso andava cercato e conquistato.
Attento conoscitore dell’ambiente pugilistico, Agostino ha saputo imporsi svolgendo un ruolo importantissimo; non solo per l’attività pugilistica professionistica di alto livello ma anche per aver precorso di anni delle strategie che, in seguito, si sarebbero affermate tanto da diventare oggi norme statutarie e regolamenti per la F. P. I..
Si trattava, cioè, della gestione diretta da parte delle società dilettantistiche dei propri pugili passati al professionismo.
In altri termini:farsi da sé e darsi da fare.
Un modello esemplare per chi accetta di ricercare forme di autoaffermazione in attività meno sicure di quelle ordinarie ma maggiormente in grado di far emergere le proprie capacità.
Un modelllo esemplare del quale Rocco Agostino ha incarnato il senso, agli occhi di tutti.
Con gratitudine. Unforgettable Rocco Agostino.
* [ da World Boxing 26 dicembre 2006 ]