Questo il titolo di un articolo pubblicato da TELENORD in cui si legge che le Zone economiche speciali (Zes) e le Zone logistiche semplificate (Zls) possono svolgere un ruolo importante per accelerare lo sviluppo delle aree portuali e retroportuali.
“… sono tutti d’accordo, dai rappresentanti dell’Associazione italiana di diritto marittimo agli armatori alle autorità portuali …”.
Ma essendo per l’Italia una via ancora all’inizio, serve una messa a punto. Per Maurizio D’Amico, segretario generale di Femoza (World Free & Special Economic Zones Federation), Zes, Zls e zone franche possono contribuire anche al successo del coinvolgimento dell’Italia nella Belt and Road initiative,la nuova Via della seta, ma “l’Italia dovrà modificare e migliorare il quadro normativo che le riguarda e concentrarsi su una coraggiosa sburocratizzazione”.

Nonostante gli evidenti benefici indotti da tali zone la situazione per il nostro Porto è ancora in stallo, pietrificata.

È dal 1994 che la nostra Associazione insiste per la creazione di una Zona Franca in Porto.
Avevamo immediaterritorio franco volantinotamente condiviso l'iniziativa dei Professori Victor Uckmar e Sergio Maria Carbone di cui scrisse "Il Secolo XIX" nel luglio di quell'anno. Anche  l'allora Presidente della Provincia di Genova -Marta Vincenzi- aveva dato un appoggio politico.
Già allora era chiaro che la realizzazione  della Zona Franca avrebbe consentiro di affrontare con successo anche i problemi dell'ILVA con una positiva ricaduta economica sia per la Città che per i dipendenti eliminando il "ricatto" occupazionale che ha portato al persistere di una servitù che impoverisce Genova.

Non ci siamo mai astenuti dal criticare le disattenzioni e le lentezze "romane" ma dobbiamo anche evidenziare le "curiosità" genovesi.
Il sottostante riquadro riferiva la presa di posizione critica di Antonio Pellizzetti -nel suo ruolo di presidente reggente della Camera di Commercio- che, per la sua parte, affondò il progetto sostenendo  "il netto declino" delle Zone Franche europee affermando, tra l'altro, che non gli sembrava il caso di insistere sull'iniziativa "per un po' di sacchi di caffè".
Nel frattempo il porto di Trieste consolidava la posizione di importante capolinea per i traffici del caffè  anche grazie al beneficio del porto franco.

Quella di Pellizzetti è stata miopia oppure cosa altro?

D'altra parte la miopia o il cosa altro pare non sia stato confinato solo a lui se il Professor Victor Uckmar nell'agosto 1999  affermò "Le carte sono fatte, c'è il via libera del ministero delle Finanze, manca solo l'interesse degli imprenditori.".

I tempi sono cambiati? La percezione delle opportunità è maturata? Gli interessi di miope bottega (politica, imprenditoriale, sindacale) sono compressi dallo sviluppo dei commerci e delle loro necessità logistiche?

Ce l'auguriamo per il progresso economico e sociale della nostra Terra e di chi ci lavora.

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Fino agli ultimi confini del Mondo copertina

Il libro è stato presentato venerdì 15 novembre alle 17:45

nella Sala Michelangelo del Hotel Bristol Palace

in via XX settembre 35 - a Genova