C’era una volta un giovane ingegnere, brillantemente laureato e dottorato.
Un centro di eccellenza lo assume a tempo determinato su un prestigioso progetto all’avanguardia della ricerca tecnologica. Il giovane ingegnere lavora con impegno ed intelligenza, assorbe conoscenze e competenze di altissimo livello.
La politica del personale del centro è basata sul lavoro a progetto e su contratti a termine; non è neppure particolarmente generosa perché si pensa che la città dove ha sede è bella, ha ottimo clima, il mare ecc. e poi in generale il mercato del lavoro dá poche offerte e quindi le retribuzioni possono essere basse.
Torniamo al nostro giovane ingegnere: il suo contratto si avvia alla conclusione, chiede lumi sul futuro, ma la risposta rimanda a progetti non immediati, ad un percorso di carriera lungo e complesso, con elementi aleatori.
Così, come si dice, il ragazzo si guarda attorno, fino in Giappone.
Per le competenze acquisite suscita interesse immediato ed in quattro e quattr’otto sale sull’aereo verso il Sol Levante.
Lá si trova benissimo; lavora, ha risultati e riconoscimenti… sposa una giapponesina ed hanno un bambino.
Al centro di eccellenza nella città col bel clima non hanno dimenticato il giovane brillante ingegnere.
C’è un nuovo progetto, lo contattano e gli fanno un offerta. Lui comunica quanto guadagna ed al centro di eccellenza si strappano i capelli. Lì nemmeno un megadirigente guadagna altrettanto.
Questa storia esemplare non è solo del centro di eccellenza e della città dal bel clima.
Si può replicare decine di volte, tutte quelle in cui l’Italia ha formato giovani di altissimo livello per regalarli alle istituzioni straniere…