A Mario Polastro

Addio, Amico!

Se n'è andato Mario Polastro, Presidentissimo dell'ARGe.

È stato un personaggio che ha segnato la vita associativa genovese per oltre 30 anni.

L'antico "Repubblichista" Genovese per antonomasia. Mai un atteggiamento banale. Serio e caparbio al limite della vocazione; apparentemente burbero ma intimamente allegro. Combattivo temerario ma sempre lucido ragionatore; provocatore, talvolta fazioso, ma al solo scopo di far emergere l'opinione altrui. Per Lui la vita era una disciplina che metteva insieme umiltà, rispetto e onore.
Aveva conosciuto il mondo a tal punto che parlava quasi solo Genovese. In questo modo esprimeva la Sua passione per un Universo Ideale dove al primo posto erano le facoltà private dell'individuo.

Dovendo tradurre tutto questo in una immagine, direi che Mario Polastro era un po' come gli Argonauti. Come loro cercava una maniera diversa di stare insieme. 

Con l'auspicio di questa immagine, Genovesissimamente senza tristezza, oggi mi piace ricordarLo.

Addio, Amico!

Pier Cristiano Torre

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E adesso la città dell’inno

Questa è di nuovo una notizia allucinante che dimostra ancora una volta l’insipienza della classe politica.
Genova oltre ad essere stata privata, duecento anni fa, della propria autonomia ed indipendenza a favore dei Savoia, oltre ad aver subito massacri e ruberie dai bersaglieri di Lamarmora ora, con la proposta di parte della destra e con la simpatia della sinistra, dovrebbe vedersi attribuito il titolo di “città dell’inno”.
Mameli e Novaro, pur essendo di Oregina, senz’altro possono avere concepito l’inno in qualunque parte della penisola, e Mameli è morto giovanissimo a Mentana.
Ad oltre 150 anni dalla riunificazione italiana, che ha portato al paese due guerre mondiali, il fascismo, oltre all'attuale  scarsa considerazione europea per la pessima qualità della politica italiana, dobbiamo anche leggere di queste proposte.

Ai proponenti tutte le parole che si diranno sull’argomento non costano nulla nonostante ci siano problemi importanti che  non vengono nemmeno affrontati.
Dispiace dover assistere a questa farsa in cui destri e compagni cercano di dimostrare che l’unione nel paese è buona.

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Banche ... c'è chi ha pensato al rimedio

L'altro ieri, in anticipo su un appuntamento, mi sono fermato in un bar per bermi un cappuccino e far passare il tempo. Mi sono messo a leggere il giornale non facendo più di tanto caso agli avventori seduti ai tavoli vicini.
La mia attenzione, però , si è puntata ad un tavolo a fianco dopo aver sentito la parola "banca" ripetuta un paio di volte in brevissimo tempo.
Facendo finta di continuare a leggere ho prestato ascolto (sì, lo so, non è educato ascoltare di nascosto i discorsi altrui) a quanto stavano dicendo le due persone accanto a me. Non ho capito quale banca fosse oggetto dei loro discorsi ma chi stava parlando sosteneva che i responsabili dei danni a coloro che hanno depositi o azioni dovrebbero essere condannati non tanto alla galera ma a restituire tutte le perdite provocate e se non lo facessero "devono suicidarsi".
Sarei intervenuto se il suo interlocutore non gli avesse immediatamente ribattuto "E sì che quelli sono talmente scemi da suicidarsi".
E l'altro "No problem [proprio così] in quel caso li si fa suicidare e si confisca tutto ai  loro parenti come goditori dei benefici della truffa".
Mi è venuto da pensare che simile procedura potrebbe risultare un ottimo deterrente.
Mi sbaglio?

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Alla rovescia ... itaglianamente

Sembrerebbe un  filmato  di  “Scherzi a parte” invece è la realtà.
“... passanti che sono intervenuti in difesa dell'abusivo pensando che i vigili stessero facendo un abuso...”

Mi sono chiesto in quale altra società sarebbe successa una cosa analoga.
È vero che il comportamento di quegli individui non può essere generalizzato ma è tragicamente comico che gente “normale” prenda le difese di un fuori legge (perché se qualcuno non rispetta le regole si pone fuori dalla legge).
Ma poi è davvero gente normale? Oppure  i loro parametri di normalità sono quelli dimostrati dal loro intervento?
Evidentemente il comune sentire fa percepire come vittima chi non rispetta le regole.
Non per niente, ancora oggi   la storia sempreverde dell'Arci-italiano, reso famoso a suo tempo  da  Alberto Sordi, è lì a testimoniare della vocazione di una certa  quota di popolazione ipocrita, affamata di sprechi, di pane e di soldi,  che non fa distinzioni fra convinzioni e convenienze rovesciando ad ogni occasione  il senso del peccato: "L'hanno messo dentro,  ma se non lo prendevano".
E qua il discorso si fa ampio e complesso perché tra l'altro evidenzia la scarsa fiducia nei comportamenti dell’autorità. Autorità che ha dimostrato nel tempo, recente e passato, di meritare ben poca fiducia e stima.

Ci conviene continuare a condividere uno stato in cui domina questo senso civico?

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L'incerto Natale dei Genovesi. CARIGE addio?

Genova 12 novembre 2015.
Banca CARIGE.
L'Ufficio Stampa emana un comunicato fatto di 5 righe.
Nelle prime due si informa della decisione di BCE1 del 10 marzo 2015, che inibisce il pagamento dei dividendi di alcuni Titoli, nelle successive tre si chiarisce che la decisione della BCE è conseguente alla “Condizione 5(b)dei Titoli, alla Data di Pagamento Interessi che cade il 4 dicembre 2015 Banca CARIGE non pagherà interessi sui Titoli, e il diritto dei portatori dei Titoli a ricevere tali importi sarà pertanto interamente ed irrevocabilmente cancellato e rinunciato.”. Amen.

Quelli che per i Genovesi erano sempre stati una fonte inesauribile di narrazione poetica e letteraria: il Banco, la moneta, il risparmio, in un colpo solo sono venuti meno.
Naturalmente, secondo lo stilema classico che riunisce le diverse situazioni attualmente codificate a livello locale, nel silenzio generale.
Si dirà che non è la prima volta che Banca CARIGE incappa in un provvedimento dall'alto. Mi pare fosse un anno fa, le cedole di un Titolo erano state rinviate poi tutto era rientrato per il meglio. Questa volta però è diverso. Intanto l'universo che ruotava attorno a CARIGE non è più quello che si conosceva. Azzerato, smembrato, venduto, è un pallido epigone di sé stesso. E poi, c'è il fatto che questa volta il diritto dei portatori dei Titoli è, come scritto, “irrevocabilmente cancellato e rinunciato”. Venendo meno con ciò uno degli elementi base del rapporto fiduciario fra l'Istituzione – in questo caso una Banca – e l'utente, cliente, cittadino che sia: la reciprocità.
A questo punto sorgono dei ragionevoli dubbi sul futuro di Banca CARIGE, che poi è quello dei suoi clienti. Poco importa siano essi correntisti, azionisti, obbligazionisti.
Si riprenderà? Sarà acquistata? Soffrirà ancora? Chi lo sa. Di sicuro c'è una buona notizia. Non fallirà.
Dal 1° gennaio 2016 entra in vigore a tutti gli effetti il famoso “Bail In”. Le banche non potranno più fallire. Come sempre c'è un rovescio della medaglia. In caso di disastro di un Istituto bancario il “Bail In” prevede rispondano prima gli azionisti, poi gli obbligazionisti, infine i correntisti sopra i 100.000 €.
Se ce ne sono, altrimenti?
Protagonista di questa mutazione è la realtà, non solo quella strettamente economica, che ha innescato una mobilità di capitali e di informazioni così intensa da mettere in crisi ogni impalcatura culturale, produttiva e burocratica troppo rigida o anche solo poco reattiva.

Señor caramba! Ô l'aiva lottòu pe mette i dinæ ~a-a banca e poèisene ancon ûn giorno turnâ in zû e fâse a palassinn-a ...
É il leitmotif di: Ma se ghe pensu2 , canzone simbolo di un certo odierno genovesismo, malinconico e passatista, sempre alla ricerca di un rinnovato blasone per sé e per la sua Città, speranzoso che, come una volta, basti genericamente seppellire i soldi in una Banca per invecchiare tranquilli e sereni.
Non è così. Forse non lo è mai stato. Sicuramente oggi non lo è più del tutto. Oggi non si può stare dietro alle correnti di flusso sperando di riuscire a prevedere dove passeranno. Bisogna stargli davanti per incanalarle prima che arrivino al punto di stretta.
Una cosa che gli Antichi Genovesi sapevano fare benissimo. I moderni, sembra, molto di meno.


1 Banca Centrale Europea
2 Brano del 1925, versi e musica di Mario Cappello con la collaborazione di Attilio Margutti per la stesura musicale

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  • Ospite (Orietta)

    Gente, non so cosa ci sia sotto ma se fossi una correntista non sarei per niente tranquilla. Meglio cambiare banca che rischiare.
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  • Ospite (Lillo)

    E' il peggior titolo della Borsa italiana, dopo due aumenti di capitale che hanno distrutto i piccoli azionisti.
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  • Ospite (Anna)

    Cinquea anni fa avevo 20.000 € di azioni adesso ne valgono 1.600. Mi hanno consigliato di aspettare che risaliranno. Io ci spero.
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