Totò: è professore che insegna, è studente che studia
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- Scritto da Peter Beffroy
- Categoria: costume e società
Dalle pagine de “Il Secolo XIX” edito il 28 c.m. si apprende come scolari e genitori, approfittando dell’astrattezza dell’insegnamento a distanza, ne stravolgano le regole concordate rendendo la vita assai difficile agli insegnanti. Questi ultimi richiamano, ammoniscono, minacciano sanzioni. Alla fine, quel che si capisce, è il fallimento della didattica a distanza.
Verosimilmente le cause sono molteplici e la gran parte di esse sfuggono alla mia comprensione. Qualcosa però intravedo. L’istituzione scuola non sembra aver compreso la portata della rivoluzione telematica in corso. La tecnologia fisicamente separa le persone purtuttavia le mette in confronto diretto. Cioè elimina totalmente la funzione che nelle attività in presenza è riconosciuta alla figura del mediatore. Da questo punto di vista il confronto on-line tra docente e classe si spezzetta in una quantità di scontri diretti aventi tutti le caratteristiche di un corpo a corpo. Uno scambio a distanza ravvicinata nel quale nessuna delle due parti in attrito può far valere la protezione di un ruolo dato precedentemente. Vince chi ha maggiore autorevolezza, non maggiore autorità.
Gli insegnanti non hanno grande autorevolezza. Spingendo la questione fino al limite della provocazione bisognerebbe dire che neppure possono averne essendo stati formati da quella stessa scuola della quale adesso si lamentano.
Genova ne sa qualcosa.
Lungo i primi tre quarti del Novecento ricca di spunti, ed articolata su più livelli fra pubblico e privato, l’offerta formativa della Città è stata progressivamente logorata fino a disperdere sul finire di quel secolo - nel nome ministeriale del programma, della lotta di classe e del diritto alla promozione scolastica, non sociale - le sue migliori competenze.
Istituti di primissimo piano, anche se privati e cattolici, sono stati prima diminuiti, accusati di conferire un diploma a chiunque purché ricco abbastanza da pagare la retta, e poi portati alla chiusura per far posto alla “scuola laica”. La quale fa pagare tutti, anche quelli che non ci vanno, e diploma tutti, soprattutto quelli che, per una ragione o per l’altra, non la frequentano con profitto.
Ma allora, se la questione rimonta la storia recente, vien da chiedersi perché si sia reso possibile il fallimento dell’istituzione scuola.
La risposta è così scontata che quasi neppure la manifesto. Soldi, bilanci.
Invece dirò che con la democraticizzazione della società si è voluto democraticizzare anche la scuola. In sé, tutto bene. Soltanto che il percorso adottato non ha puntato a permettere al maggior numero di persone possibili di accedere al miglior livello formativo attuabile, selezionando in questo modo i più capaci e fornendo agli altri meno attrezzati una preparazione comunque adeguata a salire la scala della vita. Viceversa ha puntato a fornire alla platea dei suoi utenti un servizio indifferenziato tanto che, oggi, la scuola viene e può essere intesa come una delle diverse attività che inevitabilmente si succedono nella vita di un uomo.
Nella pratica, naturalmente, non tutto è andato a finire così. Ci sono scuole e scuole e dire dove hai studiato equivale a definire chi sarai dopo.
Tuttavia questo concetto non è molto condiviso se un uomo di sicuro livello come Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica, ha manifestato malumore circa l’insegnamento della storia antica, quasi quella materia distogliesse energie e tempo allo studio di discipline più specialistiche. Ma se il problema è questo non bisogna tagliare le materie ma ridefinire i calendari e prolungare l’anno scolastico.
Il punto in argomento non sono le monoculture, per quanto specializzate, ma la capacità di ragionare.
Così si arriva al momento iniziale nel quale l’insegnante-genitore ammonisce lo scolaro indisciplinato mentre dall’altra parte dello schermo lo studente-figlio sbeffeggia un collega del suddetto ascendente.
Come finisca la storia al suono della campanella non è dato sapere. Forse con una bella riunione di famiglia, ognuno attorno al suo proprio cellulare.
Ignoranti quanto basta ma molto specializzati.
8.000.000 di baionette
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- Scritto da Pierluigi Patri
- Categoria: costume e società
Su Il Secolo XIX di sabato 8 ottobre u.s. è stato pubblicato un articolo che riferisce della polemica tra il Sindaco di Genova e l'opposizione sulla diminuzione dei residenti; non so chi abbia ragione ma il punto decisivo non è il numero assoluto.Non sono un esperto di demografia (come non sono esperto di tantissime altre materie) ma la discussione sul numero degli abitanti mi ricorda vagamente la propaganda mussoliniana sul numero di baionette quasi che il numero fosse stato elemento di sicuro successo.
16.000 cosa vuol dire? Cosa misura? Cosa implica il fatto che in così tanti siano andati via da Genova e cosa cambierebbe se, invece, ne fossero arrivati altrettanti?
Non è il numero che fra grande Genova ma la qualità dei Suoi abitanti.
Se fossero andati via 16.000 ingegneri, fisici, matematici, esperti tornitori, abili meccanici l'esodo rappresenterebbe un gravissimo danno per la Comunità; se i 16.000 fossero stati dei pensionati il danno sarebbe stato decisamente minore.
Se avessero emigrato 16.000 nullafacenti e/o professionisti del bisogno sarebbe stato un grandissimo guadagno per tutti coloro che si danno da fare (e che si sono dati da fare) perchè costituirebbe un significativo risparmio di risorse (soldi ed energie) che andrebbero a beneficio di chi è rimasto.
Con sempre maggior frequenza capita di sentire o leggere di fuga dei cervelli, di giovani preparati che vanno via per trovare altrove condizioni di lavoro consone alle loro aspettative culturali e di realizzazione professionale.
Quindi il problema non è la quantità degli emigrati ma la loro qualità.
Per questo noi dell'A.R.Ge. riteniamo che l'impegno di tutti, in particolare -è ovvio- degli Amministratori di turno, debba essere rivolto alla realizzazione di concrete condizioni attrattive.
La qualità ed il livello di conoscenza coinvolto sono i parametri che devono guidare la programmazione; pare ovvio considerare che ad elevati livelli di offerta consegua un altrettanto elevato livello qualitativo di vita che coinvolge la ricchezza economica, sociale ed ambientale. Vale a dire un elevato ambiente civico.
Le condizioni ci sono: aree da utilizzare nel modo migliore (anche in relazione alla conformazione orografica della nostra Terra), paesaggio già bello ed attraente (su cui intervenire per renderlo ancora migliore), un ricco patrimonio culturale ed architettonico (che valorizzato "alla toscana" aumenterebbe la capacità attrattiva), ambiente sociale ancora sufficientemente conservato (anche se con amplissimi margini di ripristino e miglioramento).
Insomma, non servono "8.000.000 di baionette" ma serve la qualità.
Pertanto invitiamo maggioranza ed opposizione a non perdersi in contrapposizioni sulla sterilità di numeri assoluti ma a darsi da fare sulla qualità, sulla sostanza.
Commenti recenti
Visualizza altri commentiDue göscê de rîe
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- Scritto da Pierluigi Patri
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... rîe ... se fâ pe dî.
Due göscê per due parole magiche: meizànn-a e palanche (melanzana e soldi).
Premessa.
La qualità di un'organizzazione sociale può essere valutata dai parametri di funzionamento della Comunità.
Parametri che possono sembrare anche banali e di "competenza individuale" come il rispetto degli attraversamenti pedonali, il parcheggio dei veicoli attento alle altre utenze, i mozziconi delle sigarette (ed altra rumenta) gettati negli appositi contenitori e così via.
Ma ci sono anche parametri di "competenza istituzionale" che, peraltro, rispecchiano il comportamento individuale nella Comunità di riferimento.
Già in altre occasioni abbiamo sottolineato (non è un plurale majestatis ma opinione condivisa da tutti i Soci dell'A.R.Ge.) l'importanza dei due pilastri fondamentali per una Comunità : Scuola e Giustizia.
Le due parole magiche si riferiscono alla seconda.
"Il Secolo XIX" del 9 u.s. ha pubblicato un corsivo (non sono sicuro che il termine sia corretto) in cui la riforma del processo penale passa anche per uno strumento atto a "... disboscare la massa dei procedimenti [che] sarà l'archiviazione [del processo] da parte del pm per particolare tenuità del fatto."
Per chiarire il problema viene citato il furto di una melanzana da un campo il cui relativo processo è finito in Cassazione.
Non so a che periodo risalga l'episodio citato; credo,però, che quel caso fosse noto agli addetti ai lavori e- se così fosse- ci voleva una melanzana sul tavolo della Cassazione per far sorgere il sospetto che qualcosa non funzioni adeguatamente nel meccanismo giudiziario?
Com'è che il nodo "melanzanico" è giunto al pettine solo ora? Perchè i legislatori -cioè gli eletti tra cui si annoverano giudici ed avvocati- non hanno provveduto prima? Erano distratti oppure ...?
Da quel che ho letto credo appaia evidente il motivo della frenesia riformatrice: le palanche.
Sì, perchè anche la riforma del processo penale -nell'ambito del dichiarato rimaneggiamento della burocrazia- è un vincolo per ottenere i soldi dall'Europa (che poi non sono i soldi dell'impersonale signora Europa ma quelli dei contribuenti europei quindi anche di chi risiede nella penisola italiana).
Più della melanzana potè il soldo, vale a dire non un mea culpa di chi si è sottratto alla riparazione di un guasto ma un "pecunia mea".
Su quanti riconoscimenti elettorali potranno contare i politicanti utilizzando i soldi del PNRR? Ad occhio su parecchi, moltissimi, visto l'importo dei soldi prestati e di quelli regalati (ma entrambi prelevati ai contribuenti a beneficio anche dei non-contribuenti).
Potremo allora contare su un'epico lavoro di ricostruzione sociale con la realizzazione ex-novo di un pilastro (quello della Giustizia) eretto con tondino di ferro da 30 mm e cemento ad altissima resistenza.
Conclusione.
Si dice che "a pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina".
Speriamo che il pilastro non venga realizzato col gesso ed armato con tubi di plastica, il tutto con una sottile intonacata di cemento giusto per superare il primo controllo.
Chissà perchè mi è venuto in mente il ponte Morandi?
Italian way of life
Le industriose zone . . . che han generato l'industria nazionale! Qual costo per gli "abitatori"?
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- Scritto da Meticanio
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SANAC, Società Anonima Nazionale Argille e Caolini in una “fumosa” fotografia dei suoi tempi che non lascia che intravedere quelle belle colline retrostanti ma dalla quale, “zoomando”, troviamo molte interessanti informazioni!Questa foto, e grazie ancora a Gianfranco Dell'Oro Bussetti, è un piccolo dizionario del tempo con quelle scritte sul muro “Vincere Vincere Vincere” e quelle sul tetto “W il 25 aprile” che marcano la fine di una tragedia e l’inizio di una nuova epoca non dimenticando neppure che proprio lì, a due passi, c’è la famosa caserma di Bolzaneto dove avvenne la prima vera azione militare partigiana quando l’otto settembre del 43, un gruppo di militari, aiutati da cittadini accorsi in aiuto, tentarono di difendere la “Loro Caserma” dai tedeschi. La cosa finì male, ed un cippo è lì dentro ancor oggi a ricordare quegli eroi morti per la libertà. Ecco poi degli autocarri che dimostrano già allora come cominciavano a diventare piccoli quei car
ri come quello che passa trainato da uno di quei giganteschi cavalli bianchi . . . i cavalli d’o Pòrto!
Qualcuno mi ricorda che siamo in località “Bratte”, un nome dice tutto sulla presenza del pericoloso Polcevera! Bratte della parrocchia di quel Brasile, Brâxi, che si dice esser stato il primo nucleo abitato di Bolzaneto, proprio a due passi dall’omonimo “Castello”.Verso destra le acciaierie dell’ILVA e sullo sfondo, dietro la SANAC, le acciaierie BRUZZO. Eppoi quell’ultima piana “quéll’ùrtimo ciàn” che si vede lì in mezzo “erano gli orti coltivati dai miei nonni che abitavano dove adesso c’è lo svincolo sopra la Camionale”, mi dice ancora il Gent. Aldo Tassara.
Ma siamo dalla SANAC, siamo dove venivano fabbricate tonnellate e tonnellate di mattoni e stampi refrattari "che contenevano Asbesto conosciuto come Amianto" e dove, quindi, per decenni e decenni "generazioni di genovesi ma soprattutto gli abitanti Valpolceveraschi", per far grande l'Italia, ne ciucciavano le polveri insieme a tutti gli altri vari olezzi di "tutto il resto" un po’, lì attorno!
Deserto di Tamburi - la zona vicino a Taranto dove è insediata l'ILVA - si sente dire oggidì in TV! Quel deserto che pian piano nel tempo è stato circondato dalle case!
No, qui da noi, no! Nessun deserto.
Qui, ed in quei luoghi della Riviera Ligure Cittadina e del suo interno, ogni genere di opificio fu infilato proprio fra le abitazioni, "elevato Gentilizio o Rurale che fosse"!In mezzo e anche “sopra eliminandoli per sempre”, agli orti di primizie ed ai vigneti di quella Valpolcevera sacrificata dal Mare di San Pier d'Arena e Cornigliano ad un po' più in su di lì . . . mentre su quelle colline di San Cipriano che si vedono lì e ad altre, e ad altre ancora, insieme a belle "dimore di villa", vini ed agricoltura di pregio che, tuttora "anche se ormai solo filosoficamente e per antica passione", vengon portate avanti, in quei luoghi ancor oggi molto belli a due passi dagli svalichi ed aperti dunque al mondo delle pianure.
Già,grazie! Ma parlare di voi e parlare di com'eravate/come eravamo è parlare di tutta la ricchezza che ha fatto grande la Penisola intera a scapito di tutto quel che siamo stati comprese tutte le storie di “tutt’attorno" e della Nazione Sovrana che eravamo. Posto che la mia impressione è che una scuola di impronta "cavouriansabauda" nata e legata al nuovo potere non poteva che, se non proprio farla scomparire, almeno celare la storia dei nostri luoghi, con particolare riferimento proprio quella di quelli più martoriati dalla “cosiddetta” modernità, qui da noi, dove la modernità, che vuol dire ben altro, è sempre stata di casa!
A Nòstra Bandêa e o Cànpionato Europeo d'o Balón
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- Scritto da Gianfilippo Noceti
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vi salutiamo con simpatia dalla Riviera, l’unica Riviera, l’originale, quella di Genova la Superba, capitale del Mediterraneo nell’Evo di mezzo, del mondo in età moderna... e scusate se è poco.
Una "esemplificazione" ci parlerebbe dell'evoluzione dall'Antico alla Compagna Communis Ianuensis per volontà di Popolo (X-XI Secolo); Città Superba per declamazione poetica del Suo tempo (XIV Secolo); Magnifica e Serenissima Repubblica per la Sua storia e nomina imperiale, quand’era di moda (XVI Secolo) ed infine Ligure e Democratica per evoluzione storica fino all’involuzione della “Restaurazione” e del Congresso di Vienna, che la "fece parte" di piccolo neonato regno".
Sebbene la Vostra Grande Isola sia a Nord, noi vi pensiamo guardando a Sud, con lo sguardo al Mare, quello solcato e dominato dalle Navi Genovesi durante quei secoli nei quali le nostre Galee non avevano bisogno di camuffamenti e navigavano con i colori della Repubblica ben impressi sugli scafi: bianco e rosso.

Dear English friends,
We greet you with sympathy from the Riviera, the only Riviera, the original, that of Genoa the Superb, capital of the Mediterranean in the Middle Ages, of the world in the modern age... and that's not a small thing.
An "exemplification" would speak to us of the evolution from the Ancient to the Compagna Communis Ianuensis by the will of the People (X-XI Century); Superb City for poetic declamation of its time (XIV Century); Magnificent and Serenissima Republic for its history and imperial appointment, when it was fashionable! (XVI century) and finally Ligurian and Democratic for historical evolution up to the involution of the "Restoration" and the Congress of Vienna, which “putted part of" a small new-born kingdom ".
Although your Big Island is to the North, we think of you looking to the South, with our gaze on the Sea, the one crossed and dominated by the Genoese Ships during those centuries that did not need camouflage and sailed with the colors of the Republic imprinted on the hulls: white and red.
Those Vessels that already about 900 years ago embarked regular troops of professional stormtroopers, sharpshooters, deadly and feared armigers that only the confused charge of French knights was able to lose in the pitched battle of Crécy carried out under a downpour and its mud.
Crossbowmen who, aboard ships masterfully led by capable admirals including Admiral Jacopo da Levanto, fearless captains and disciplined and courageous sailors, knew how to win the respect and fear of friends and enemies, on the field, battle after battle, skirmish on skirmish.
That respect that Your Sovereign - we did not have, we were a Municipality of rich merchants, notaries, consuls, patricians molded on the waves, ambassadors with rudder in hand - had the clever idea of renting, paying him, the use of the Banner that we, as good merchants, did not disdain to lend you.
Here, when you wave it, think a little about Genoa, the Genoese and all of our Liguria and its "People of Liguria": - look at the sea and love us as we love you.
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Nuestra bandera y el Campeonato de Europa de Foot Ball
Queridos amigos ingleses,
Os saludamos con simpatía desde la Riviera, la única Riviera, la original, la de Génova la Soberbia, capital del Mediterráneo en la Edad Media, del mundo en la Edad Moderna ¡Y eso no es una cosa pequena!
Una "ejemplificación" nos hablaría de la evolución de la Antigua a la Compagna Communis Ianuensis por voluntad del Pueblo (Siglos X-XI); Magnífica ciudad para la declamación poética de su tiempo (siglo XIV); ¡República Magnífica y Serena por su historia y nombramiento imperial, cuando estaba de moda! (Siglo XVI) y finalmente ligur y demócrata por la evolución histórica hasta la involución de la "Restauración" y el Congreso de Viena, que "formaba parte de" un pequeño reino recién nacido ".
Aunque tu Isla Grande está al Norte, pensamos en ti mirando al Sur, con nuestra mirada al Mar, el surcado y dominado por los Barcos Genovés durante esos siglos en los que nuestras Galeras no necesitaban camuflarse y navegaban con los colores. de la República bien impresa en los cascos: blanco y rojo.
Aquellos Buques que ya hace unos 900 años embarcaban tropas regulares de stormtroopers profesionales, francotiradores, mortíferos y temidos armigeros que solo la confusa carga de caballeros franceses pudo perder en la batalla campal de Crécy llevada a cabo bajo un aguacero y su barro.
Ballesteros que, a bordo de barcos dirigidos magistralmente por almirantes capaces, incluido el almirante Jacopo da Levanto, capitanes intrépidos y marineros disciplinados y valientes, supieron ganarse el respeto y el miedo de amigos y enemigos, en el campo, batalla tras batalla, escaramuza tras escaramuza.
Ese respeto que Vuestro Soberano -no lo teníamos, éramos Municipio de ricos comerciantes, notarios, cónsules, patricios moldeados en las olas, embajadores con timón en mano- tuvo la ingeniosa idea de alquilarle, pagarle, el uso de el Estandarte que nosotros, como buenos comerciantes, no desdeñamos prestarte.
Aquí, cuando lo agite, piense un poco en Génova, los genoveses y toda nuestra Liguria y su "Gente de Liguria": - mire el mar y ámenos como nosotros le amamos.
El Duque de Kent, con Su carta manuscrita, quiso recordar con entusiasmo este hecho histórico poco conocido con motivo del 500 aniversario de la empresa de uno de nuestros marinos, compatriota, conciudadano, fiscal de las empresas de generaciones de ligures que se fueron al mar a explorar, a descubrir, a partir del siglo XII, cuando fueron los primeros en abrir una ruta del Mediterráneo a Southampton ”.
Gianfilippo Noceti
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