Trieste “provincia della Ricerca”. Perché ?
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- Scritto da Dr. A. C.
- Categoria: costume e società
Tutto comincia con la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Durante il conflitto il territorio di Trieste era stato annesso al terzo Reich e pesantemente bombardato; successivamente aveva subito una breve ma sanguinosa occupazione titina. Al termine della guerra versava in condizioni economiche e sociali disastrose.
Nel’47, col trattato di pace, venne creato il Territorio libero di Trieste, diviso in due zone: la A (l’attuale provincia di Trieste) sotto controllo anglo americano ; la B (l’attuale Istria slovena) sotto controllo jugoslavo.
Dal ’45 al ’54 l’economia della zona A fu drogata dalla presenza dei soldati alleati, che avevano una grande quantità di denaro da spendere.
Quando la zona A tornò all’Italia la situazione era drammatica. L’unica azienda di grandi dimensioni era la Ferriera di Servola. C’era anche la sede delle Generali, ma con un impatto di rilievo limitato.
Negli anni successivi al ritorno all’Italia il governo centrale varò diverse leggi “per Trieste” per ridare fiato all’economia. Nel 1966 venne assegnata a Trieste la sede della Direzione generale di Italcantieri (oggi Fincantieri; rimane a Genova la divisione “militare”) e nel ’70 Trieste divenne capoluogo della Regione Friuli Venezia Giulia, che dopo poco fu riconosciuta “a statuto speciale”.
La convergenza delle agevolazioni concesse con le varie leggi e la capacità degli amministratori locali di sfruttare le occasioni propizie consentirono di installare a Trieste i centri di ricerca che ancora oggi caratterizzano la città e tutta la provincia.
La presenza di tanti centri di ricerca diede slancio all’Università, in particolare per la facoltà di Fisica. Il corpo accademico fu abile nell’utilizzare la vivacità del proprio ateneo e le agevolazioni concesse per convincere l’UNESCO a creare nel 1964 l' ICTP (International Centre for Theoretical Physics) ed oggi intestato al suo fondatore Abdus Salam. Su quella scia l’UNESCO ha istituito, sempre a Trieste, l'ICGEB (International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology).
La presenza di quel raggruppamento di strutture ad altissimo contenuto di conoscenza ha portato ad una naturale conseguenza, la costituzione di un’altra importante istituzione : la SISSA (Scuola internazionale superiore di studi avanzati).
Venne realizzata nel 1978 come istituto di ricerca e di perfezionamento post-laurea a statuto speciale; ideatore e suo primo direttore fu Paolo Budinich, il quale convinse il governo dell'epoca a includere negli interventi di ricostruzione del post-terremoto in Friuli, la creazione di una scuola su modello della Scuola normale superiore di Pisa. Egli fece così confluire nella SISSA la Scuola di perfezionamento in fisica (advanced school of physics), operativa presso il centro di Miramare dal 1964. La scuola ottenne nel 1987 l'equipollenza fra il titolo di PhD ed il titolo di dottore di ricerca, nel frattempo istituito.
Venne costruito a Trieste, anziché a Frascati, il sincrotrone italiano ELETTRA (cui si è aggiunto l’acceleratore a Laser Fermi) sia per la presenza di un contesto professionale ricchissimo di competenze e talenti, sia perché l’altipiano carsico, per la sua conformazione spugnosa risulta essere una delle zone d’Italia a più basso rischio sismico.
La straordinaria concentrazione di centri di ricerca ha fatto sì che Trieste e provincia abbiano il rapporto tra pubblicazioni scientifiche e numero di abitanti più alto al mondo.
Le ragioni di base di questo successo sono: agevolazioni economiche iniziali; presenza di una eccellente università e di un livello di cultura diffuso sensibilmente più alto della media italiana, amministrazioni locali attente e con un tasso di disonestà molto sotto l’uso nazionale. È evidente che da questo è partito un movimento virtuoso che ha consentito a Trieste di attirare talenti e finanziamenti. Va anche detto che Trieste è città molto accogliente e, nonostante una dimensione relativamente piccola, offre molto dal punto di vista culturale, sportivo e del bon vivre.
La caduta della cortina di ferro, che passava a pochi chilometri dal mare, ha rimesso Trieste al centro dell’Europa e dall’Europa centrale e orientale vengono a Trieste non solo turisti ma anche studenti universitari e ricercatori, che ritrovano anche le atmosfere mitteleuropee di casa loro. E ancora una volta, in chiusura, devo citare il buon livello degli amministratori locali che hanno saputo giocare bene le carte della ricerca.
Non è la genetica, non è l'aria
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- Scritto da Asclepio
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... allora cosa mai sarà ?
Forse è dovuto agli ingredienti che non si amalgamano? Forse è il cuoco "così così" che ha fatto da caposcuola?
Fatto sta che pare inverosimile trovare nel ristorante italiano un piatto simile a quello proposto a San Marino da Roberto Ciavatta, Segretario di Stato per la Sanità e la Sicurezza Sociale, la Previdenza e gli Affari Sociali, gli Affari Politici, le Pari Opportunità e l'Innovazione Tecnologica.
Nel caso in oggetto quel Segretario di Stato ha il suo omologo italiano in Roberto Speranza, ministro della Salute.
Pur esercitando il massimo della fantasia mi pare impossibile immaginar di sentire analoga proposta dal ministro italiano. Non credo dipenda dall'essere membro di "Articolo Uno" perchè suppongo non lo direbbe neppure un ministro della salute "cattivissimo" come ... Va be' , fate Voi .
Ipotizzo, piuttosto, dipenda dall'etica che ispira il modo di vita italiano.
Modo germogliato dall'humus di una prassi sedimentata che ha come cartina al tornasole atteggiamenti, episodi ed eventi che ne costellano il percorso maturativo.
Però si può sempre esser pieni di fiducia; tutto cambierà quando gli italiani introietteranno l'indissolubile rapporto tra comportamenti e conseguenze.
Quando?
Piero Angela ha detto "L’Italia è un paese morto, non ci sono punizioni per chi sbaglia, non ci sono premi per chi merita.".
Covid 19. Uno strano caso in Liguria.
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- Scritto da M. Spinola
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Sabato 27 giugno 2020 ore 12. Loris Maieron, sindaco di Busalla, informa la cittadinanza che nel Comune si sono registrati 12 casi di positività al Coronavirus.Uno come ricovero ospedaliero, gli altri in osservazione al domicilio. Nel pomeriggio dello stesso giorno la Regione Liguria informa che sul territorio regionale si sono registrati 5 casi di positività.
Può essere che i dati forniti dal sindaco Maieron fossero riferiti ad una casistica già nota da qualche giorno e quindi fossero già stati inseriti nei conteggi ufficiali, ovvero, che in attesa delle conferme di rito fossero come sospesi per poi essere registrati il giorno successivo all'ufficializzazione.
Eppure se si guardano i dati relativi alla Liguria per il periodo 22-28 giugno i 12 di Busalla semplicemente non esistono.
Il 25 giugno, è vero, vengono registrati 14 nuovi contagi ma sono ascritti ad una residenza per anziani della città di Genova. Il 22 giugno i contagi dichiarati sono 8, il 23 sono 4, il 24 solo 1, il 25 - come detto- 14, il 26 ne vengono comunicati 4, il 27 arrivano a 5 ed il 28 ammontano a 4. Dunque dove sono finiti i 12 casi denunciati da Maieron? Ci sono solo tre possibilità.
Sono stati dimenticati da qualche parte.
Sono stati spalmati su più giorni. Se sì, perché?
Oppure i dati vengono ufficialmente conteggiati in tempi e modi diversi rispetto a quanto dichiarato di volta in volta a livello di comunità.
Naturalmente tutto può essere. Tuttavia, per maggiore chiarezza e rispetto verso l'opinione pubblica, sarebbe davvero utile conoscere i meccanismi di calcolo adottati a livello regionale ed i singoli dati divisi per Comune. Invece, come notato da Luca Ricolfi, anche a livello nazionale la faccenda è un po' confusa; i dati dei Comuni non sono disponibili e la comprensione dei rimanenti non è proprio di tutta evidenza.
Non sarà molto importante però, accanto ai dubbi di Ricolfi sulla gestione dell'epidemia a livello nazionale, restano i miei di dubbi su questo strano caso ligure di fronte al Covid 19.
Dura lex sed lex.
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- Scritto da Ponzio Pilato
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La legge è legge e bisogna farla rispettare. Chi sgarra deve pagare ed IO, che sono stato prefetto di Giudea, me ne capisco perchè era mio compito mantenere l’ordine nella provincia ed amministrarla giuridicamente ed economicamente.
Così ho letto con interesse l'articolo de Mediolanenses Collegis e del processo in corso ai vertici dell'ENI per presunte tangenti spese in Nigeria.
Miei cari Ligures et Genuenses ignoro se i vertici dell'Ente Nazionale Idrocarburi abbiano intascato indebitamente dei soldi -per cui devono essere indagati- e vi chiedo se nella Vostra Res Publica i Supremi Sindacatori avrebbero assunto analoga iniziativa contro coloro che avessero approvvigionato la Città ed i Territori di quanto necessario pur ricorrendo a mezzi idonei a sensibilizzare il possibile venditore.
Conoscendo le Vostre antiche tradizioni commerciali sono disposto a credere di no: i Supremi Sindacatori non si sarebbero curati di eventi accessori.
Noto, però, che gli odierni genovesi hanno assunto un comportamento diverso. Infatti due imprenditori genovesi sono stati condannati per aver pagato tangenti a ministri e funzionari del Niger al fine di ottenere appalti e concessioni. Anche in questa vicenda ignoro se ci siano stati illegalità fiscali. Ma nel caso non ce ne fossero state cui prodest questo costume inquisitorio?
Comunque sia, ed in attesa di tempi migliori, nella Regio IX-Ligurum tellus maneo optime tra 'n bagnon, 'na slèrfa de fugàssa e 'n gòttin de giànco
Liguria. Anno zero !
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- Scritto da M. Spinola
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Tre giorni fa, Agostino Petrillo, docente del Politecnico di Milano, in un bel saggio ripreso dal sito di informazione Genova 24, si poneva la domanda di quale futuro ci sia per il turismo dopo la setacciata imposta dal Coronavirus alla storia degli uomini e dei luoghi, .
Come ogni autentico acceleratore temporale il Covid-19 ha strapazzato l'età presente con tutti i suoi abitatori e messo in dubbio quella futura verso la quale, per inveterata abitudine, ponevamo una grande inerte fiducia.
Inerte nel senso, come ci pareva ovvio, che il domani fosse garantito. Migliore dell'oggi e molto più favorevole del passato; così, per consuetudine, per diritto, per privilegio. Invece il tempo non è mai un soggetto inerte. Cammina e non si ferma mai.
Petrillo coglie bene questo aspetto riferendolo al modello con il quale, in Italia, il turismo è stato pensato ed organizzato. Un sistema alternativo alla crisi dell'industria manifatturiera e delle città messo su senza avere alle spalle un progetto ben chiaro e definito. Con iniziative economicamente fragili e un indirizzo sociale precario incentrato, com'è, sul lavoro occasionale per non dire “in nero”.
Se spostiamo la lente dall'Italia alla Liguria si vedrà come il quadro non solo non cambi ma, se possibile, si faccia ancor più fosco.
Nella nostra regione il turismo ha sempre assolto a due funzioni: compensare il cronico deficit dei conti con l'estero ed alimentare le casse dei Comuni rivieraschi sostanzialmente privi di progettazioni circa l'efficiente gestione del territorio.
Così ne è nato un sistema per lo più organizzato in fretta, con scarsa o nessuna professionalità, orientato verso lo sfruttamento grossolano del territorio e della massa dei possibili fruitori provenienti in gran parte dalle aree urbane vicine.
Operatori improvvisati che passavano dall'officina alla cucina, dalle fasce alla battigia, con la stessa disinvoltura con la quale turisti non particolarmente abbienti e consapevoli, per cui scarsamente interessati all'idea complessa di “luogo” verso il quale soggiornare, finivano per comprare delle seconde case edificate in modo tale da replicare quelle stesse periferie urbane dalle quali provenivano.
Allora è utile ricordare come le iniziative imprenditoriali del settore, specie quelle strettamente balneari, siano state gestite con molto “nero” pur in presenza di canoni di occupazione demaniale risibili.
O come molti esercizi di ristorazione, con la scusa dell'ambientazione storica, siano stati allestiti e condotti in locali fatiscenti, privi di qualsivoglia concetto di decenza. Eppure la questione è andata avanti così per decenni nell'indifferenza dell'Ente Regione e dei Comuni che mai hanno tentato di riformare il settore orientandolo verso un livello di maggiore qualità [1].
Come avviene in Francia, dove il turismo ha sempre fatto numeri enormemente superiori [2] rispetto a quello nostrano pur essendo all'insegna del: per tanti ma non per tutti. Laddove lo spazio privatizzato è assai minore rispetto a quello ligure ma di maggiore qualità; mentre le parti ad uso pubblico, benché maggiori, comportano comunque il pagamento di un piccolo sovrapprezzo. Si paga poco ma si paga tutto. Perché mantenere il territorio ha un costo.
Adesso, come dice Petrillo, i nodi vengono al pettine. La seminata imposta dal Coronavirus prima di tutto mette la Liguria del turismo e l'intero gruppo politico locale di fronte alle proprie responsabilità. Nessuno può seriamente pensare che il recentissimo passato si ripresenti sotto forma di futuro. Tanto meno si può credere che un settore incerto fondato su personale a “nero”, elusione fiscale, professionalità improvvisata abbia una funzione nel mondo che è appena cominciato.
Recenti indagini hanno dimostrato il tipo di ruolo che dovranno svolgere i servizi turistici di domani. Saranno dominanti qualità, professionalità, trasparenza fiscale, innovazione e denaro. Quello dei possibili clienti.
Da questo ne deriva che il modello passatista del "tanto al chilo" [3] non solo non pagherà ma addirittura respingerà quella parte di utenza residua che, disposta a spendere, in cambio vorrà di più di un generico qualcosa.
Siamo ad un tornante epocale.
Liguria, anno zero!
È ora che i dormienti si sveglino.
Difatti, giunti a questo punto, è inutile rammentare che se non ci sarà una forte volontà politica per cambiare le cose attorno ad un progetto serio e di lunghissimo respiro l'intera questione socio-economica -non solo turistica- finirà in un disastro.
Precauzionalmente sarà il caso di cominciare a pensare di fare in proprio. Magari dando vita ad una corrente di opinione alternativa.
Se non basterà, bisognerà estenderne l'azione fino a dargli i tratti di un vero e proprio movimento politico.
Viste le premesse, credo proprio che sarà il caso.
[1] È notorio come nella provincia di La Spezia, nonostante la richiesta e la possibilità, la Regione Liguria abbia sempre ostacolato la realizzazione di porticcioli per utenti con un reddito annuo attorno ai 400.000 € per imporre alle comunità locali un turismo basato sui campeggi. Dato che, da qualche parte in Liguria, pure bisognava garantire uno sbocco a quel tipo di utenza!
[2] Nizza da sola fa, nonostante gli effetti nefasti dell'incubo terrorismo, ancora più del doppio dei turisti della Liguria tutta e non è distante dai numeri di Roma. Papa compreso.
[3] Tempo fa, un noto ristoratore di Lavagna, diceva come gli fosse necessario tenere i prezzi attorno al limite dei 25€ a persona per fare il pienone. Nessuno dei suoi clienti infatti si poneva la domanda di che cosa ottenesse in cambio di quel prezzo.