Diga di Begato. Epitaffio per il Mattone culturale
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- Scritto da Luiggi Pariggi
- Categoria: costume e società
Diga di Begato, addio. Per sempre.
Questo, se la realtà seguirà effettivamente gli annunci, sembra essere l’epitaffio di un quartiere residenziale, che di residenziale non ha mai avuto niente, simbolo di una contorta politica abitativa promossa dalla sinistra genovese enfaticamente passata alla storia come la stagione de: “il mattone culturale”.
Una amplificazione lessicale specifica di un gruppo dirigente che a metà degli anni ’70 aveva scoperto il volano dell’edilizia per costruire una Genova ideologicamente diversa, modificando coerenze e forzando situazioni. A cominciare dalla nozione e dal significato di luogo vivibile.
Un luogo vivibile è un ambiente edificato che tiene insieme, coerentemente, necessità costruttive, spazi e momenti di relazione, mobilità, servizi e panorami.
Le città antiche con i loro centri storici sono esattamente questo: un luogo dove le persone possono vivere, parlare, spostarsi, rifornirsi in un ambiente socialmente e fisicamente coerente dove pure il clima e la luce sono soggetti integrati con la vita vissuta. Questo è un quartiere residenziale. Così erano i vecchi quartieri così avrebbero dovuto essere i nuovi. Invece l’interpretazione celebrativa e dogmatica della sinistra genovese, per la verità non solo genovese ma italiana [1], ha portato a insediamenti residenziali calati nel nulla.
Nullità estetica, nullità sociale, nullità culturale, nullità identitaria.
Le persone lì confinate come i non luoghi che li ospitano semplicemente non esistono.
Non possono esistere in quanto non c’è niente che li leghi con la vita reale. Non ci sono l’insieme delle relazioni che fanno di singole persone una comunità cittadina, non ci sono i contenuti che fanno di un territorio la base di un’identità.
Per avere un’identità bisogna esistere, perché un quartiere esista ci vuole una strada che vi conduca e soprattutto che sbocchi su una realtà concreta.
Ma le strade che portano alla Diga di Begato come ai grandi insediamenti di Voltri, Pegli, Molassana, sono strade che non portano da nessuna parte.
Alla loro fine non c’è una realtà concreta, c’è un parcheggio. Uno spazio morto.
Per uomini e donne morti e sepolti nella loro invisibilità.
Adesso in questo mondo oscuro di luoghi non luoghi sembra arrivare la luce di un processo di recupero. Che dopo la stagione sinistra della centralità del centro e della perifericità delle periferie venga quella della centralità delle persone?
[1] Modena nei quartieri popolari costruiti nell’ultimo quarto del ‘900 mostra l’intero campionario di questo gusto per l’abbandono delle vecchie tradizioni. Isolati e quartieri posti nel nulla, serviti da strade che sboccano su uno squallido parcheggio di un complesso residenziale più banale ancora. Questo fa della Modena moderna sicuramente la città più brutta d’Italia.
Perchè manca l'evolvente !
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- Scritto da Pierluigi Patri
- Categoria: costume e società
Per questo non funziona !
Pare poco contestabile la diffusa valutazione sul funzionamento e l’efficienza dell’apparato della Repubblica italiana.
È costante esperienza -per il cittadino che intenda rispettare le regole- trovare intoppi, difficoltà interpretative, ostacoli burocratici nelle incombenze della vita quotidiana.
L’introduzione della fattura elettronica è, per quanto ho avuto modo di constatare, l’ultima emozionante avventura in cui anche i commercialisti incontrano difficoltà nell’interpretare la legge che ne regola alcuni passaggi.
Ciò non deve stupire perché già l’emblema di tale repubblica mostra l’impossibilità di un corretto e fluido funzionamento.
Tutto sta nell’evolvente.
Due (o più) ruote dentate accoppiate tra loro possono trasmettere agevolmente il moto solo se progettate in modo corretto ed il punto cruciale sta nella forma dei
denti che deve avere precise caratteristiche date dall’evolvente per cui il contatto tra denti successivi avviene con la massima regolarità e, idealmente, senza urti.
Orbene, constatato il simbolo ufficiale della Repubblica italiana e la precisazione sul significato dato alla ruota dentata, si può notare che il profilo dei denti dell'italica ruota è sbagliato perchè "quadrato": quindi l'ingranaggio non può funzionare !
Semplice, chiaro, ineluttabile. Non vi pare?!
N. B. L’attenta osservazione non è mia; me l’ha riferita un ingegnere civile a cui l’aveva illustrata un suo insegnante.
Rumenta. Cosa farne?
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- Scritto da S. R.
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Prima consumiamo, poi ci rimane la rumenta tra i piedi. Cosa ne facciamo?
Che si tratti di piccole o grandi comunità lo smaltimento è un problema che ha trovato diverse soluzioni : raccolta differenziata per ridurre la massa di rifiuti non riciclabili, l’incenerimento tout court, il sotterramento, l’incendio (doloso).
Sull’ultimo non c’è un granché da dire.
La raccolta differenziata è il sistema migliore perché consente il recupero e riutilizzo dei materiali raccolti ma è fortemente condizionata dal senso civico della comunità e, comunque, resta sempre una quota -magari minima- di rifiuti che devono essere smaltiti.
Allora che ne resti poca (raccolta differenziata perfettamente condivisa) o che resti quasi tutta (raccolta differenziata scarsamente condivisa) la rumenta deve essere tolta d’in giro.
E qui, per quanto ne so, ci sono solo due alternative: l’inceneritore (altrimenti detto termovalorizzatore) oppure il sotterramento come realizzato nella megadiscarica di Scarpino.
Poiché il 61,9% del campione protagonista del recente sondaggio realizzato sull’argomento da “Il Secolo XIX” ritiene che la raccolta differenziata sia effettuata da una coorte di persone comprese tra il 31% ed il 50% della popolazione non stupisce che per evitare un’altra Scarpino “Oltre il 50% [dei Liguri] si dichiara favorevole alla realizzazione di un termovalorizzatore.” per distruggere la notevole quantità di rifiuti indifferenziati.
E considerati i "pregiudizi" che l’italico modo di fare le cose suscita nella gente stupisce ancora meno che il 51,6% dei favorevoli al termovalorizzatore lo sia “Ma so- lo se lontano da casa mia” .
Non si sa mai … potrebbe anche capitare che non sempre vengano raggiunte le altissime temperature necessarie per un’efficace combustione e quindi si finisca per ritrovare nell’aria sostanze tossiche come la diossina; quindi inceneritore sì, ma è meglio che sia vicino agli altri.
Non so se i risultati del sondaggio potranno orientare verso la scelta di un inceneritore. Nel caso la soluzione fosse quella voglio ricordare che l’Associazione Repubblica di Genova si era già mobilitata quando la giunta del sindaco Sansa aveva ipotizzato la costruzione di un inceneritore nei pressi della Lanterna : posizione perfetta per offrire ai Genovesi l’occasione di un “salubre” areosol.
Per evitare quello scempio avevamo proposto di sistemare l'inceneritore in una caverna scavata dentro una delle colline retrostanti la Città con la possibilità di localizzare la dispersione delle emissioni in una zona alta (cioè vicino alla sommità della collina) e lontana dall’abitato.
Siamo pronti a farci risentire in caso di necessità.
I lettori che non sapessero dove si trova la discarica di Scarpino potranno rintracciarla nel cerchio giallo cliccando qui.
È Natale. Siamo tutti più buoni.
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- Scritto da Luiggi Pariggi
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È Natale e circolano tante belle storie che raccontano di buone azioni.
Siamo circondati da inviti a fare qualcosa di buono, a tralasciare il nostro interesse personale, a fare qualcosa per l'amore di qualcun altro.
Qualche volta questo accade. Più spesso si fa qualcosa di buono per non sentirsi in colpa. Per non sentirsi dire che si è egoisti.
Pensate che aiuterò qualcuno?
No!
Perchè a Natale, come dice la pubblicità : "La gente vuole solo i regali".
C'è del vero. La gente, sotto ogni epoca, vuole solo che arrivi qualcuno a sistemargli le cose.
Dunque vi racconto un paio di storie divertenti e provocatorie che hanno a che fare con una particolare angolatura dello Spirito Ligure. Quella legata al mito eccezionalmente fascinoso del cattivo che più cattivo non si può.
Godetevi quindi il massimo chic della Marchesa Dellaruota che imprestava l'elemosina. Tre anni per restituirla altrimenti nessuna nuova donazione.
- Ma come, mi presti l'elemosina? Allora che elemosina è? È un prestito.
- No, non è un prestito. È un invito alla responsabilità . Se non riuscirete sarete danneggiati, se riuscirete sarete aiutati. Sarà responsabilità vostra.
La Grameen Bank prima della Grameen Bank.
Datevi dattorno. Prima di tutto perchè è vostro dovere.
È una situazione che non vi piace? Troppi coinvolgimenti personali?
Allora vi lascio soli con Barnaba Centurione. L'uomo partito da Genova con un carico d'olio verso Costantinopoli assediata dai Turchi. Nelle intenzioni da vendersi agli assediati per rinforzare le difese riversandolo bollente sugli aggressori. Invece una volta giunto là lo ha venduto proprio ai Turchi che lo pagavano di più.
- Barnaba, cosa hai fatto! L'olio era il nostro!
- No. l'olio era il mio. Ho fatto il mio interesse come voi volevate facessi il vostro. Di cosa vi lamentate? Potevate approfittarne e non l'avete fatto.
Vi sentire egoisti pronunciando questa frase? Forse lo siete, forse no. Di sicuro siete individualisti nel senso però della consapevolezza delle facoltà private dell'individuo. Dato che ognuno rappresenta sè stesso e può mantenere il rispetto degli altri solo dicendo loro la verità.
Eccola l'essenza dell'Animo Ligure. L'esca del nostro orgoglio. I nostri attraenti cattivi.
Ridateci i nostri cattivi! Un po' santi, po' pirati, un po' re. Eccoli qui. Non c'è niente di cui rimanere delusi. Perciò rimettetevi in contatto con il Mito.
Almeno a Natale.
Perchè, sapete com'è : È Natale, siamo tutti più buoni.
A Bologna ci sono i Bolognesi
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- Scritto da Pierluigi Patri
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... e ad Altrove ci sono gli Altroviani.
Durante la trasmissione “L’Aria Che Tira” di ieri ho sentito le considerazioni di due giornalisti : Pietrangelo Buttafuoco e Paolo Graldi.
Nella parte della trasmissione intitolata “Rifiuti, l’eterna spina nel fianco dei Governi” il primo rileva come i problemi in territori diversi trovino risposte diverse precisando che “… far fronte ad una situazione che da Roma in giù è complicata politicamente .” (tempo -1:23’:50”)
In una parte successiva -“Salvini eroe dei 2 mondi, dalla padania al sud”- il secondo, in riferimento alla capacità gestionale delle amministrazioni locali, dice: “Quando c’era Dozza, Sindaco di Bologna, ed anche gli altri -Zangheri- gente - e anche Fanti- molto competente però si diceva: i comunisti sanno amministrare benissimo Bologna. Andava detta in altro modo: a Bologna c’erano i Bolognesi che si rimboccavano le maniche.” (tempo -1:17’:59”)
Queste considerazioni mi hanno confortato e rafforzato in una mia convinzione : non sono i partiti che fanno la differenza ma l’etica di un gruppo sociale di cui i politici devono -per forza- rispecchiare almeno qualcosa.
Due esempi ortofrutticoli chiariscono meglio il concetto : da un albero di pere non nascono delle mele ; se metto una mela marcia in un cesto di mele buone quelle buone non riescono a trasformare quella marcia ma è la marcia che fa andare in malora le buone.
I lettori potranno ritenere siano due considerazioni banali (le mie, non quelle dei due giornalisti) ma con queste vorrei evidenziare due aspetti.
L’etica di un’etnia si sviluppa nel corso dei secoli e, quando racchiude aspetti positivi, rappresenta un tesoro inestimabile da salvaguardare con estrema attenzione e cura.
Per contro il rischio che l'etica si degradi è sempre presente, il danno -magari indotto da argomentazioni apparentemente plausibili- si instaura silenziosamente e velocemente diventando presto irreversibile.
Genovesi, Liguri prestiamo molta attenzione ai rischi di una ulteriore degenerazione del nostro Spirito, della nostra Etica.
Siamo ancora in tempo per rimediare, altrimenti finiremo per perderci.