23 Aprile - San Giorgio

Bandiera di San Giorgio

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Il Forte di Gavi

"Cose" che furono utili ed hanno dimostrato di essere durevoli nel tempo!
Cose fatte bene e per durare, le "Fortezze Genovesi" sono oggi quell'elevato militare che insieme alle "Mura", alle "Porte" ed ai più noti "Palazzi dei Rolli" - e che cosa dire di quel simbolo che è la "Lanterna" - va dal medioevo al XVII Secolo caratterizzando la "Città di Genova", la sua provincia e un po' tutta la Liguria compresi tutti quei luoghi "nostralini", ch
Forte di Gavi fotografato da Ricoi frazione di Carrosioe dall'unità al fascismo fanno ancora parte di quelle zone dell'Oltregiogo oggi non più Genovese.
"Cose" come ad esempio il millenario cosiddetto "Forte di Gavi" che nella foto è ripreso dal bellissimo Carrosio, Carroxium(Romano), Carreuxo(Genovese) proprio lì di fronte a Gavi ed anch'esso dunque Repubblicano.
Questi luoghi che hanno il loro fascino ancora oggi, furono parte di quella "Grande Grandezza" con visione mondo che passò anche lì, nell'Oltregiogo di Gavi Ligure e di Carrosio, dove la Repubblica di Genova edificò quella fortezza a difesa di Genova, degli abitatori e dei loro beni.
E dalle Riviere alle Terre di Passo, ma fino al più lontano dei luoghi, dall'Oltregiogo all'Oltremare, sono ancora lì, oggi, a ricordarlo anche se per le ragioni geopolitiche di "tutto il tempo che è passato intorno a noi ed alla nostra storia millenaria", a tratti non ne rimangono che i resti. . . o non sono più nostri.
Ma. . . vanighélo 'n pö a cóntâ a chi no o sà o, pêzo ancón, fàn fìnta de no savéilo, ma quésta a l'é a mæ stöia e ve a véuggio contâ, pe Zêna e le Sàn Zòrzo.

La foto è tratta dalla pagina Facebook "GaviWineLand" ed è stata scattata dalla frazione Ricoi situata nelle alture sopra Carrosio.

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Campioni . . . Sì, sì, campioni e "tutto va bene signora la marchesa"!

Campioni d'Europa! Si, sGenova Ponte Morandi dal Campassoi . . . campioni! Tristemente, Gianfranco Dell'Oro Bussetti che ci mostra questa bella e significativa foto che porta le stigmate di una Valpolcevera Svalpolceverizzata e riempita di tutto un po’, bisogna dire che se fosse stato fatto il raddoppio, molto probabilmente non saremmo qui a piangere le vittime. Ma, ancora più triste, sarebbe considerare che questo fatto potrebbe essere un punto a favore – casomai esistesse un punto a favore! - della difesa di chi ha causato quel disastro. E così non si può almeno non immaginare che la gestione di “quelle cose lì” così complesse e costose, in una Città ed in una Regione attraverso le quali è maturata quella Storia di Grandezza che ha affascinato il mondo e chPenisola italiana prima del congressoe deriva proprio da questa posizione geografica utile ed anzi “oggi” addirittura indispensabile per la  Stato italiano e per l’Europa “nonostante l’orografia” se abbiamo anche potuto assistere come in quattro e quattr’otto son state eseguite opere viarie cittadine! Si deve allora considerare come “quelle cose lì” sian sempre state estremamente complesse. Lo erano già dai tempi della lunga e nota Storia Mercantile legata a quell'apertura continua in tutto il mondo conosciuto dei nuovi mercati che i Genovesi han sempre portato avanti nella loro storia e dunque il commercio e la conseguente necessità di trasportare le merci dalle Foci e dalle Spiagge, prima ancora che dai porti, al di là dei Gioghi, delle Croci di Vie e delle Foci di un territorio lungo e stretto, particolare e fragilissimo che veniva però percorso in tutti i suoi luoghi da e per ogni dove, da e per il mare, da e per le Padanie ed oltre, oltre ed oltre ancora da viandanti di ogni genere, compresi i nemici che però non riuscirono quasi mai a passare, e da quei mulattieri che con i loro muli contribuirono alla costruzione della ricchezza e della grandezza oltre che, man mano, al miglioramento viario disseminando qui e là nel tempo, sulle direttrici di marcia, quei Borghi arricchitisi di quella cultura delle cosiddette “Terre di Passo” che si trovano fin negli anfratti più nascosti di quell’Appennino Ligure, bello, aspro e selvaggio che un tempo arrivava fino al Grande Fiume, il Po!

Con la modernità, man mano, Cittadini d’accordo o no, “quelle cose lì” si son fatte sempre più pesanti e son diventate addirittura devastatrici se tutt'ad un tratto se ne è potuta toccar con mano la pericolosità e la tragedia tanto che il dubbio emerso è stato quello che “quelle cose lì” son parse come essere state date in mano, se non a degli incapaci, almeno a chi - non si dice provasse chissà quale affetto per Genova e la Liguria dove magari vi aveva trovato le risposte alle aspettative della proprio vita – non ha guardato che al profitto senza tenere assolutamente conto dei luoghi, della loro bellezza che così sfioriva sempre più e della loro fragilità sempre più compromessa, per non dire degli “abitatori” oltre che degli utilizzatori!
E nâe, nôe, no! Chìe no ghe sémmo. . . me câi vôi! Non va bene, come diciamo a Genova che forse ancora meglio sarebbe s
eguire quel detto popolare che recita . . . gîla cómme t’eu ma ciù l’amîo e ciù me pâ che sta cöça chìe a ne ségge chéita pròpio ‘n to cû!
Ed allora ecco che trattandosi di “casa nostra” piacerebbe un po’ di più “decidere da noi” come si è sempre fatto. Come i Campioni d'Europa vincitori perché ognuno di quei giocatori si è - o è stato - riconosciuto nel suo utile particolare, nella sua specificità “portando co
sì il suo miglior contributo” al gruppo. E allora bisognerebbe immaginare che la politica funzionasse proprio così come, almeno si sente direA Lanterna de Zena, pare aver funzionato la squadra campione! Da lì, da quel fare squadra allora, perché non tendere ad appartenere al mondo delle più avanzate e moderne Repubbliche Federali dove si fa squadra partendo proprio dal considerare valide e rendere veramente autonome le regioni in considerazione proprio di quelle storiche Libere Entità Amministrative sovrane che furono già veri e propri Stati preunitari dove, alcuni di essi, come la nostra Repubblica di Genova, erano già moderni posto infine che il concorso di tutte le "specificità" o le "particolarità" unite ad una nuova "assunzione delle responsabilità del governo del proprio", possa consentire - portando ognuna di esse il meglio del loro alla generalità - di non essere più quei Cittadini così oscuramente manipolati dall'ombra di chi decide per tutti, aggiungendo infine, dopo aver portato e continuando a portar via loro . . . anche l'anima perché si vince uniti, ben diretti e non costretti!

 

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Ponte Giovanni Rebora - O Profesô

Sino ad oggi era il "ponte di quota 40"; nome anonimo e freddamente descrittivo per la struttura che a San Pier d'Arena collega corso Magellano a via Gian Battista Monti.
La Giunta Comunale ha deliberato (finalmente) di intitolarlo al Professore Giovanni "Gianni" Rebora -Genovese di San Pier d'Arena- che ha abitato in un civico prossimo al ponte.

Lo riteniamo doveroso riconoscimento ad un Uomo e Docente dell'Università di Genova che si è sempre distinto per la grande cultura, lo spirito aperto, la capacità critica e l'affabilità con cui affrontava e divulgava gli argomenti trattati.
Profes Giovanni Rebora 4La Sua morte ha rappresentato per tutti noi una grossa perdita ma il Suo ricordo è intatto e Gli siamo riconoscenti per quanto ci ha trasmesso col Suo modo elegantemente scanzonato di rapportarsi, distante da qualsiasi altezzoso atteggiamento accademico.

Grazie di tutto, Sciô Profesô.

 

P.S. la delibera del Comune è giunta a buon fine dopo un lungo ed impegnativo percorso burocratico, intrapreso e tenacemente perseguito da Filippo Noceti.

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Una Liguria così

Territorio comuni linguaPQuesta è una mappa realizzata attorno al 2004 con cui ci si ripropone di studiare una nuova organizzazione amministrativa della rinata Repubblica di Genova.

Si è immaginata tendo conto, al contempo, di fattori storici (anche nei nomi) e orografici, con particolare attenzione alla grande caratteristica del territorio extra urbano interno Ligure: le vallate e le displuviali.

Smembrata la città di Genova nei suoi antichi Comuni, non certo per una regressione ad antiche forme di governo locale, si è pensato a come ricomporne il tessuto pensando ad una ri-unione in città (Çitæ o Sestê), suddivise in quartieri (Quartê, corrispondenti ai vecchi comuni) che formano assieme la metropoli (Çitæ metropolitann-a), con l’aggiunta di nuovi Comuni non facenti parte dell’attuale Comune Genovese.

Innanzi tutto il centro che corrisponde alla Città esistente alla fine del XIX secolo, direttamente confinante con quattro degli altri Sestê:
- uno che comprende tutti gli attuali Comuni extra cittadini dell’alta Val Polcevera con Pontedecimo e San Quirico
- uno l’alta Val Bisagno con l’aggiunta di Davagna e Bargagli
- uno corrispondente alla bassa Val Polcevera da Bolzaneto alla foce del torrente e comprendente le due sponde del medesimo
- uno che da Quarto si spinge a Sant’Ilario e Bogliasco.
Gli ultimi due, agli estremi lungo le Riviere, da Sestri a Voltri con l’aggiunta di Mele e da Pieve a Camogli, quest’ultimo è  l’unico che contempli in toto Comuni attualmente al di fuori del Comune Genova.

I Sestê così agglomerati dovranno avere una forte autonomia decisionale in merito a questioni locali, molto oltre gli attuali municipi, e rappresentanti eletti dai cittadini. La Città metropolitana avrà un Sindaco eletto dalla popolazione di tutti i Sestê ed una giunta che sarà partecipazione degli eletti dei 7 Sestê di cui sopra.
In maniera analoga il resto nel territorio è suddiviso in cantoni, chiamati “Poestàie”, che sono amministrativamente suddivise nei Comuni oggi esistenti ed i confini delle quali sono scelti sulla base di fondamenti storico geografici. I Comuni che ne fanno parte sono inoltre raggruppati in Comunitæ, che hanno un valore consultivo all’interno della Poestàia di riferimento. Le cariche elettive sono rappresentate da una Giunta della Poestàia eletta fra i rappresentanti che partecipano alla Comunitæ, estratti dalle Giunte dei Comuni che le compongono, presieduta da un eletto dai cittadini di tutti i Comuni. Chi partecipa alle Comunitæ è scelto dai cittadini fra coloro che sono eletti nelle giunte comunali.

La mappa comprende tutti quei territori che si possono includere nell’Oltregiogo, compresi in tre Poestàie formate da Comuni oggi facenti parte della regione Liguria ed altri che invece sono amministrativamente inclusi in altre regioni (Piemonte, Emilia Romagna, Lombardia) e all’estremo ponente i territori sottratti oggi in territorio francese e Monegasco.

Alcune “poestàie” corrispondono a singole città, come nel caso di Noli e possono avere maggiore autonomia come nel caso dei territori Monegaschi (aggiunti di una più ampia porzione includendo Ventimiglia) e a Seborga o, ancora, l'Isola di Capraia che dovrà necessariamente fare parte della nuova Liguria Indipendente.

Si è, infine, cercato di dare dignità laddove utile e possibile all’Entroterra, posizionando lì il capoluogo di alcune “Poestàie” che pure si affacciano sulle Riviere, oltre a crearne con territorio esclusivamente situato in Appennino.

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