Il Natale di Genova

Per capire, bisogna tornare all'inizio.
L'inizio della storia di Genova si trova in un monumento che è a poche miglia dalla città, in un posto raggiungibile solo per mare: l'Abbazia di S. Fruttuoso di Camogli.
Il massimo che la Genova migliore, quella potentissima medioevale decisa a dominare il Mediterraneo - Pisa, Corsica e Sardegna comprese - ha saputo produrre.
Se ne intuisce la forza, immediatamente, all'apparire improvviso dello stupendo edificio, etico e civilissimo, posto proprio a pelo d'acqua al centro di una inquadratura incredibilmente suggestiva.
Guardando in alto è possibile scorgere i contorni della balconata di roccia che lo sovrasta. Scendendo con lo sguardo si percepisce la ripidezza delle pareti a strapiombo nascoste da una vegetazione lussureggiante che, digradando fino al mare, avvolge su tre lati rendendola invisibile da tutte le parti, fuorché di fronte, l'Abbazia.
Il forte contrasto ottico fra lo splendore dell'edificio, che riflette la luce dello specchio d'acqua che gli sta d'innanzi, e la sagoma scura di questa sua quinta naturale, danno l’impressione che l'Abbazia sia come sollevata da terra, quasi a volersi distaccare dalla realtà apparente. In questo modo, con la sua struttura racchiusa rigidamente dalle alte pareti della montagna, si carica di un valore espressivo tutto accentrato sullo spazio interno, assumendo il ruolo di un area magica.
Un simbolo.

Il simbolo della gloria e del potere: quelli di una Città padrona assoluta a casa sua.

Allora, non si può capire Genova se non si è stati all'Abbazia di S. Fruttuoso di Camogli. Come non si può capire l'Abbazia S. Fruttuoso di Camogli se non la si vede comparire nella luce livida, nell'aria convulsa e tempestosa di una giornata di burrasca mentre dal nero del mare proviene un rombo misterioso e suggestivo molto simile ad un cupo lamento; è la voce di Genti e culture antiche.
É la voce dei padroni dell'Abbazia.
Entrandoci, nell'Abbazia, accompagnati da questa visione fascinosa, si cammina come in un grande scenario dove ogni ciottolo, ogni muro, ogni arcata, mettono il visitatore in comunicazione con la storia. C'è qualcosa di intenso e spontaneo, di fortemente intellettuale, che viene dal profondo dell'animo di questa costruzione e che ben si accorda con lo spirito di quelli che furono fra i più potenti del mare e che ora, lì, riposano in pace.

Per loro, i contenuti erano sempre più importanti delle condizioni e più forti delle conclusioni.
Così come non concedevano soluzioni di ripiego alla loro coscienza, non ne ammettevano nelle loro cose. Forse per questo a cinque anni dal principio del Trecento, nella pietra bianca e nera del marmo e dell'ardesia, hanno inciso le loro epigrafi con gli stessi caratteri che usiamo noi oggi. Perché erano convinti di arrivarci fino a noi.
Con il diritto ad esistere per sempre con le facce che avevano.
Facce che non scherzavano per niente. Provavate un po' a non pagarli.
O anche solo a non farglieli gli Auguri.

Lascia i tuoi commenti

Posta commento come visitatore

0
termini e condizioni.
  • Nessun commento trovato
-----------------------------
©2024 Associazione Repubblica di GENOVA | privacy policy | realizzazione ilpigiamadelgatto