La cattiva coscienza e la notte di S. Silvestro

Dopo i fatti della notte di S. Silvestro a Colonia, quale che ne sia l'origine - movimento organizzato di “islamisti” o raid improvvisato di sbandati - è giunto veramente il momento di interrogarsi seriamente sulla natura dell'immigrazione di radice islamica e, soprattutto, sul suo sbocco.
Perché, tralasciando le questioni strettamente riguardanti il lato giudiziario, per commentare le quali mancano competenza e dati certi, sul versante della cattiva salute del rapporto culturale esistente fra immigrati ed europei qualcosa da dire c'è.
Soprattutto, sul modo con il quale l'insieme del contesto europeo si rappresenta verso queste comunità provenienti da mondi diversi e sul modo con il quale queste società in marcia interpretano il messaggio ricevuto.

Analizzando la programmazione televisiva, la pubblicistica cartacea, la comunicazione on-line, la società europea attuale appare come una instancabile mostra di beni materiali e di generosità corporee - che con i santi monaci, avrebbe fatto arrossire anche le più incallite matriarche dell'antica Roma – al cui interno tutta la rete di interazioni è incentrata sulla effettiva possibilità di possesso di cotanti beni; basta appropriarsene.
In tutti i possibili modi, compreso quello che interiormente uno sente più adeguato.
Questa percezione corrisponde ad una certa parte della realtà ma non è certo l'equivalente di quest'ultima. Ogni cittadino europeo sa benissimo che disponibilità di beni e possibilità di appropriarsene sono due aspetti soggetti al limite del diritto economico (prezzo, lavoro, produzione) per i beni materiali e dei diritti fondamentali (libertà di scelta, equità, reciprocità, solidarietà) per i rapporti personali.
In tal senso è la libertà di azione altrui la condizione selettiva che regola ogni aspetto della vita economica e sociale. Ma per chi proviene da società fortemente gerarchicizzate - dove i diritti ed i bisogni delle persone sono intesi e percepiti come limitati e gli esseri umani divisi in categorie - la lettura sopra esposta è difficilmente afferrabile e determinabile, per cui l'interessato tenderà a rifarsi ai valori ed alle consuetudini della sua cultura di origine. Così, trovandosi di fronte ad una moltitudine di donne che festeggiano in piazza, potrà capitare che il suo pensiero di islamico, che vuole la donna, nella sua versione carnale, “discepola del diavolo”, si salderà al senso deformato dell'esibizionismo commerciale comunicatogli anzitempo dell'Europa medesima.
I miti sono pensieri incarnati, non possono essere separati dall'esperienza vissuta, a cui forniscono un senso.
Se ti presenti come un supermarket, dove si può prendere di tutto senza pagare e sei un vincente solo se lo fai, ogni regola ed ogni tentativo di interpretarla si svuoterà di sostanza.
Per cui, trattando in questo caso dell'approccio con Genti dalla civiltà differente da quella europea, non sarebbe male se chi si interessa dell'immigrazione smettesse di agire secondo i principi disastrosi della “cattiva coscienza” - nella quale come Occidentali si ha la responsabilità morale dei danni del passato colonialismo - per cominciare ad agire secondo i valori, le norme, le collettività ed i ruoli che determinano lo status di appartenenza alla comunità europea. Cominciando con non l'abbandonare a sé stessi gli immigrati subito dopo lo sbarco ma, al contrario, costruendo strutture e reti di interazione estese in profondità tali da permettere alle due realtà sociali di entrare in contatto fra di loro, in modo che chi viene da fuori abbia come modello imprescindibile le strutture costitutive del paese ricevente. A cominciare dalla lingua.

E' un lavoro lungo e difficile ma credo necessario per la formazione ed il consolidamento di un modello integrativo sensato.
E proprio perché si tratta di un lavoro complesso per renderne meno incerta la riuscita è necessario concentrare lo sforzo su numeri limitati di immigrati tale da evitare che la pletora ne infici il positivo decorso e consenta di verificare i risultati per non dar luogo al formarsi di un campo di incertezza che diventerebbe ingestibile .

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