Improvvisando una Nazione

Un dato è certo: il Movimento dei “Forconi”, che da lunedì sta attraversando l'Italia concentrando nei punti di raduno diverse migliaia di cittadini appartenenti a svariate categorie sociali ed economiche deluse ed impoverite, ben decisi a protestare pubblicamente contro le inefficienze della politica generalmente intesa, la vaghezza delle istituzioni nazionali e la vanità di quelle europee, non è assimilabile a nessun altro fra quelli recentemente emersi nell'Italia in crisi.
Non è assimilabile, perché a quanto risulta non è espressione di una qualche formazione politica.
I dimostranti scendono in strada agitando il tricolore, lasciando intendere così che non vogliono questo o quel tipo di nuova architettura nazionale, ma semplicemente un'Italia che funzioni.
Non è assimilabile perché appare come un movimento semi-spontaneo, privo cioè nella sua costituzione di una vera regia, della presenza di personaggi famosi, di professionisti della nobiltà d'animo e soprattutto distaccato dal totem oggi ritenuto imprescindibile ed omnicomprensivo della “Rete”.
La curiosità, l'interesse, la rilevanza e persino l'attrattiva suscitata dai “Forconi” stanno tutte in questo dato: il Movimento ha messo insieme persone provenienti dai più diversi settori socio-economici, dalle più diverse derivazioni politiche -anche se non si può tacere che fra i promotori figurino molti movimenti e liste espressione dell'autonomismo regionale- dimostrando, fra l'altro, una volta per tutte che Internet non è il solo mezzo di aggregazione possibile e neppure il più efficace; se correttamente attivato il passaparola, il rapporto diretto e personale, sanno e possono motivare di più.
E' una svolta nel panorama italiano. Una svolta che ha già fatto le prime vittime illustri: Grillo, Casaleggio ed il M5S usciti umiliati dal confronto indiretto.
I “Guru” non hanno le credenziali a posto, come credevano, per rappresentare il popolo, ed il M5S non è l'universo mondo e neppure una parte del mondo; è un mondo a parte: quello di Internet, appunto. Il solo passaparola , però, non sarebbe stato sufficiente a dare profondità ai “Forconi” se la situazione dell'Italia non sembrasse prossima al disastro. Sei o sette milioni di disoccupati, altrettanti di poveri, quindici milioni sulla via dell'impoverimento, innanzi tutto per via fiscale, tutti quanti ormai costretti a lottare per la loro sopravvivenza, costituiscono una base molto più che emotivamente sensibile al tema della protesta pubblica. Sono la sostanza possibile con la quale un sentimento di eccitazione con il tempo e qualche incorporazione di troppo può diventare un momento di pericolo.
Devono averlo intuito con apprensione i politici se è vero come è vero che nell'odierna trasmissione Omnibus un rappresentante del PD ed una esponente di Forza Italia, intervenendo sul tema, riflettevano anche di questo.
Più incerti ed anche più lontani dalle motivazioni dei dimostranti sembrano invece i “tecnici”. Nella stessa trasmissione un illustre economista sembrava escludere che le politiche di austerità varate dai governi negli ultimi due anni avessero direttamente a che fare con la protesta, dato che l'austerità è più pretesa che reale visto l'aumento della spesa pubblica e del deficit statale. In termini macroeconomici un'osservazione corretta. Lo Stato non ha fatto economia. L'hanno fatta però i cittadini che ne hanno pagato le spese, spesso senza esserne poi i destinatari.
Ora che la politica del rigore è fallita cruciali saranno le iniziative per disinnescare la crisi economica che saprà prendere il Governo. Ma che tipo di iniziative potranno dimostrarsi all'altezza della situazione? C'è la sensazione di aver cominciato una storia nella quale ogni parte in causa, non avendo sufficiente autorevolezza, si stia muovendo in un mare di astrazioni nel tentativo di improvvisare una Nazione.
Chi riuscirà? I tradizionali partiti politici, i rappresentanti della democrazia telematica, i condottieri dei movimenti carismatici, il prodotto della spontaneità ingovernabile?
Non lo so. Ma sicuramente riuscirà chi durerà di più.

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