La teoria della qualità, secondo Matteo (Renzi)

La qualità è quell'insieme di fattori, caratteristiche, combinazioni, proprietà inattese ed imprevedibili ma ben radicate nell'animo, che guidano gli uomini sulla strada dello sviluppo creativo, delle possibilità dell'innovazione, delle prospettive di crescita individuali e collettive.
Questa strada spesso è prederminata appunto dalla qualità, cioè dal potenziale proprio esistente in ciascuno. Un potenziale che a seconda dei casi, sia esso maggiore o minore, può dare nuova forma alla singola personale natura, legittimando l'individuazione di sempre diverse probabilità, sempre diverse opzioni di vita, ovvero rendendole ripetitive, invariate, teoricamente senza nessuna possibilità di novità.
Dunque, sarebbe stato lecito pensare che muovendo da questa conclusione l'attivissimo Matteo Renzi creasse una rottura nella prassi dell'immobilismo politico italico cominciando a modellare la realtà secondo il potenziale esistente (le migliori qualità di ciascuno) e non al contrario di racchiudere il potenziale esistente nei limiti angusti della realtà formale di chi vuole o non sa far altro che di accontentarsi della banalità della propria posizione.
Ci si sarebbe aspettato un inizio di storia che separasse una volta per tutte gli interessi elettoralistici dei Partiti da quelli dei bisogni del Paese; che superasse la malattia dell'assistenzialismo clientelare immaginando qualcosa che andasse verso il riconoscimento della freschezza intellettuale delle persone più intraprendenti, verso una nuova relazione con i cittadini dove ognuno conta a misura della sua partecipazione fiscale e civile alla vita della comunità.
Insomma, ci si attendeva che in rispetto al principio della qualità così tante volte conclamato nei discorsi e nei buffet della vigilia e così connaturato con le umane vicende, Renzi si facesse carico di rafforzare tutte le forze produttive anche quando si trattasse di consuetudini e forme di ordine particolare come quelle legate al risparmio ed alla proprietà anche quando queste non sono direttamente indirizzate alla creazione di posti di lavoro. Se non altro perché nel Bel Paese sono state proprio le qualità personali (e non le politiche governative) che hanno permesso lo sviluppo di piccole e medie imprese e l'accumulo di piccoli e medi capitali.
E se questo non bastasse resta il fatto che solo un Paese con una gran parte della popolazione capace di buoni livelli di reddito e di mantenere attiva una struttura economica articolata può ottenere buone prestazioni nel difficile scenario economico e sociale contemporaneo. Invece con dannosissimo "ritorno all'uguale", Renzi ha pensato bene di dare il via ad un programma tutto incentrato sullo scambio politico attraverso l'aggiustamento della redistribuzione delle risorse fra gruppi sociali.
Da quelli che avendo qualità inattese ed imprevedibili si sono impegnati sulla strada dello sviluppo creativo cercando sempre occasioni migliori e diverse, lavorando, guadagnando, risparmiando, comprando la prima casa, poi la seconda (magari per i figli), investendo in titoli (magari di Stato), comunque sempre attenti a non fare sprechi ed a migliorarsi, a quelli che talvolta non riescono, ma troppo spesso non sono capaci, di individuare un loro percorso di crescita accontentandosi di occupare un posto di lavoro standardizzato creato da altri, mantenuto con i soldi di altri ancora.

L'esito è l'esaltazione di una forma particolare di qualità: quella elettorale.
Il pragmatismo elettoralistico di Renzi si è spinto al punto di far coincidere  con l'inizio di maggio l'avvio al suo programma di tassazione punitiva del miglior potenziale umano esistente sullo Stivale a favore di nuove condizioni per vecchi elettori,.
Giusto qualche giorno prima delle Elezioni Europee nelle quali per il PD si annunciava la disfatta.

A questo punto a chi ha risorse originarie e crede che il presupposto imprescindibile dell'esistenza siano le prospettive di crescita e non quelle di sopravvivenza restano due sole cose da fare.

O dare forma ad un nuovo Partito che ne tuteli gli interessi e ne rispetti le qualità.
O prendere i propri risparmi e con un giroconto trasferirli in un istituto bancario estero.

Le tasse si pagano lo stesso ma affamare l'affamatore è molto meglio di morire affamati.
Anche perché lui, l'affamatore, avendo sempre fame preferisce mangiare subito di meno che rischiare dopo di non mangiare per niente.

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