ATP, Addio?

L'ATP (Azienda Trasporti Provinciali) che dal 2006 gestisce l'intero trasporto pubblico locale nella provincia di Genova (67 comuni) oltre in alcune aree delle provincie di La Spezia e Savona è sull'orlo del fallimento.
E' di queste ore la decisione di circa 200 dipendenti di far causa all'Azienda per ottenere il reintegro di quel 20% di stipendio (integrativo) tagliato da un mese.
Il taglio faceva parte di un “piano” di risparmi adottato da ATP per evitare il crack. Oltre alla riduzione delle buste paga facevano parte del progetto: l'aumento del costo degli abbonamenti, la lotta ai “portoghesi”, la razionalizzazione del servizio attraverso l'annullamento di alcune corse ritenute “a vuoto”, cioè con un numero esiguo di passeggeri.

Risultato: i dipendenti hanno portato ATP in tribunale mentre i bus di linea stracolmi hanno costretto i passeggeri a viaggiare in piedi e gli autisti delle linee dall'entroterra verso Genova a non servirsi delle tratte autostradali, perché la Legge impone che in autostrada ogni persona debba essere seduta.
Come finirà?
La risposta è incerta.
I sindacati temono che la decisione assunta dai dipendenti acceleri l'iter fallimentare. La dirigenza lavora per un piano di risanamento volto a favorire l'ingresso di un socio privato. Intanto i passeggeri protestano. Il servizio infatti copre numerose tratte da e per alcuni paesi dell'entroterra che non hanno altro servizio pubblico di trasporti che quello oggi offerto da ATP.

Di sicuro c'è il solo fatto che nessuna fra le diverse parti in causa ha in mente un approccio logico alla questione.

Non l'hanno i dipendenti.
Evidentemente non hanno compreso che quello che va difeso non è lo stipendio ma la validità del sistema di trasporti locale il quale per sopravvivere deve diventare “utile”, un servizio, appunto, per il maggior numero di persone possibili fra quelle che intendono spostarsi nel e dal entroterra verso la città.

Non l'hanno i sindacati che si preoccupano più di mantenere intatto il valore del loro ruolo piuttosto che di fare serie analisi di mercato e delle indagini (magari andando all'estero) per capire come funzionano quelle aziende di trasporto locale che riescono a coniugare diritti al trasporto e doveri di bilancio.

Non l'hanno i passeggeri che troppo spesso immaginano “la corriera” non come un servizio necessario ma costoso per la collettività ma come uno spazio di autonomia individuale e campanilistico riconducibile al secondo dopoguerra : prendo la corriera perché così...

Tanto meno l'ha la dirigenza che essendo di nomina politica più di tutte dovrebbe avere una “visione” del problema.
Tanto per dire non so spiegarmi come mai le linee che dalla Valle Scrivia si dirigono a Genova, anziché fermarsi tutte a Busalla dove esiste una stazione FS (con un treno diretto in città ogni 30 minuti) insistano nel percorrere l'autostrada (detta linea veloce, veloce quanto il traffico consente) per poi scaricare i passeggeri esattamente davanti alla stazione FS di Genova Brignole.

Restando in Valle Scrivia neppure so spiegarmi perché la Regione Liguria non lavori per integrare il servizio ATP con quello della Ferrovia Genova Casella (che pure copre una parte della tratta ATP della val Polcevera) mezzo che in meno di un'ora sbarca i suoi passeggeri in centro città.
Passando da una vallata all'altra, non ho mai capito perché si debba mantenere in piedi un servizio fittissimo di corse fra Recco e Genova quando tutti i paesi sede di tappa hanno una stazione FS e la maggior componente degli utenti è rappresentato da “badanti” e “colf”, parte delle quali lavorano perfettamente in nero.

Si dirà che ogni sostanza è quella che fornisce l'ambiente naturale. Se ci sono le “colf” in nero è perché ci sono datori di lavoro conniventi.
Lo stesso vale per ATP allora.
Se ATP è allo sfascio evidentemente è dovuto al fatto che tutti quelli che ci hanno a che fare non l'hanno vista come uno strumento di ascesa socio economica per la collettività ma come un bene di consumo che deve terminare con una vittoria totale di chi lo usa: con i bus a marcire in qualche piazzale una volta finiti i soldi .

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