Lo chauffeur della Bentley
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- Scritto da Caparbia Mente
- Categoria: politica
Il sito Shippingitaly del 3 marzo scorso riporta un articolo sul nuovo PRP (Piano Regolatore Portuale) presentato in anteprima all'armatore Gianluigi Aponte (MSC-Mediterranean Shipping Company) dal sindaco e commissario straordinario Bucci Marco presenti i rappresentanti di Regione, Comune, Adsp (Autorità portuale di Genova e Savona), Capitaneria, Aeroporto e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Quanto esposto in quell'occasione "... non era, come si pensava e come sarebbe stato logico dati luogo, la sede dell’Autorità portuale, e ospite, il commissario della medesima Paolo Piacenza, una bozza del lavoro dell’ente portuale. Bensì il piano parallelo, portato avanti nei mesi scorsi da Bucci e dalla sua struttura commissariale.".
Il commissario programma per il Ponente un mega ampliamento del porto di Prà (immagine a destra) che col sottostante più noto piano di ampliamento del bacino di San Pier d'Arena (immagine sottostante) farà di Genova un'amplissima area di servizio per il carico-scarico di containers.
Così la ricchezza prodotta qua andrà a finire "là" lasciandoci la libertà ed il piacere di goderci il traffico e le briciole lasciate dalle grandi compagnie armatoriali.
Certo, si riempirà la bocca parlando di ulteriori posti di lavoro "dimenticando" che l'Intelligenza Artificiale arriverà a gestire sempre di più le banchine come a Quindao in attesa che i progressi informatici ivi applicati riducano ulteriormente il 20% residuo del personale.
I mancinanti non serviranno più e le operazioni di sbarco ed imbarco saranno gestite direttamante da ... Amburgo? ... Ginevra? ... Singapore?
Mentre piangono il decremento demografico e la migrazione di giovani qualificati continuano a tacere sull'utilizzo delle aree ex ILVA per l'insediamento di centri di ricerca ed attività produttive ad altissimo valore aggiunto.
Ma la visione strategica del sindaco commissario Bucci Marco risulta chiara già dal titolo del programma "Genova 2030" quando dichiara che «... è un progetto ambizioso e aperto, che mira a delineare il futuro della nostra città identificando strategie e obiettivi per lo sviluppo sostenibile e la crescita economica».
Sindaco: il 2030 è domani !!!
Una strategia guarda e programma per almeno i 50 anni successivi ed i containers non rappresentano nè uno sviluppo sostenibile nè una crescita economica perchè i soldi vanno a finire altrove !!!
Chiedo scusa.
Sono stato proprio sbadato e mi sono dimenticato dello chauffeur.
Sì lo chauffeur guida la Bentley Continental ma il proprietario ha già chiaro nella testa tutto il tragitto da percorrere mentre lui, lo chauffeur, fa solo attenzione alla prima curva.
Una nota conclusiva per lo chauffeur: magari non prima del 2030 ma sicuraramente dopo lei verrà sostituito dall'intelligenza artificiale.
Le consiglio di cercarsi un'attività che richieda più conoscenza. Buona vita caro chauffeur.
Autonomia differenziata
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- Scritto da Stato D'Ispirazione D'Azegliano
- Categoria: politica
Si sono dimessi 4, dei 62, membri del comitato tecnico incaricato di elaborare i parametri per scrivere il d.d.l. sull'autonomia differenziata di cui il Ministro Roberto Calderoli è l'ispiratore.
Il Senatore Francesco Boccia -presidente del gruppo PD- parla di "pietra tombale sul ddl Calderoli" sostenendo che "demolisce lo scheletro di quel progetto di riforma dimostrando che l'autonomia differenziata è solo una bandierina propagandistica del Carroccio che non ha possibilità di essere realizzata se non a costi che il Paese non si può permettere, pena l'ulteriore accentuazione delle diseguaglianze territoriali".
Non ho conoscenza della situazione per poter dire se abbia ragione il Senatore od il Ministro (che intende proseguire il lavoro intrapreso) ma mi pare di poter esprimere una considerazione super partes.
Il progetto del Ministro viene considerato, da alcuni, a rischio di incostituzionalità e foriero di un'ulteriore accentuazione delle diseguaglianze territoriali.
Orbene la considerazione sull'ulteriore accentuazione delle diseguaglianze territoriali é l'implicita conferma -né potrebbe essere il contrario- delle già esistenti diseguaglianze createsi nei decenni senza che alcuno abbia assunto l'iniziativa di denunciarne l'incostituzionalità.
Com'è 'sta cosa?
Le diseguaglianze "a.C.n.". (in questo caso "C" sta per "Calderolum") sono/erano costituzionali e quelle "p.C.n." invece no?
C'è qualcuno tra Onorevoli, Senatori, Ministri (attuali e passati) e sempreverdi Maître à penser che abbia mai gridato -prima d'ora- all'incostituzionalità per le diseguaglianze territoriali in atto?
Tra loro c'è chi abbia analizzato le cause (eventuali omissioni, sprechi, inadempienze ed altre più "colorite" ipotesi) denunciandole nelle sedi opportune?
Forse è il gioco delle parti perché -intanto- tutto va bene, madama la marchesa.
Una comunità funziona bene se ci sono omogeneità d'intenti e condivisione di obiettivi, idee, modi di pensare ed agire. Vale a dire : un'etica comune !
Massimo d'Azeglio ci aveva visto lungo: fatta l'italia bisogna fare gli italiani.
Ma se non ci sono riusciti in 162 anni ....
Quale ruolo per Genova?
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- Scritto da Peter Beffroy
- Categoria: politica
Avverto il Lettore con chiarezza.
Non è mia intenzione prendere le parti ed il posto di nessuno, tantomeno assumere una vicinanza od una distanza verso i singoli candidati alla elezione per il Sindaco di Genova e le loro eventuali proposte. Tuttavia non posso tacere che nella rubrica «Il dibattito» sul numero 19 della rivista «La Città», giornale di impegno civile, ho trovato un articolo titolato: «Cinque punti per cambiare Genova».
Primo: Tornare a crescere.
Secondo: Una città educativa.
Terzo: Una città giusta per tutti.
Quarto: Sostenibilità e diritto alla città.
Quinto: Una città più grande e più vicina.
Ognuno di questi argomenti affronta un nodo decisivo per il futuro di Genova ed almeno quattro - il primo, il terzo, il quarto ed il quinto - sono al centro dell’impegno di A.R.Ge. da circa tre anni .
Evidentemente vi sono ragioni che finalmente sono state comprese non solo da chi, come noi, federalista per natura, si batte per un diverso modello di Città e di regione dentro, non contro, un’Italia rinnovata, ma anche da quella parte culturale che, impegnata su altri fronti, solo saltuariamente si preoccupava di costruire un immaginario credibile intorno a cosa Genova è stata per poi immaginare, e dire, dove vuole andare.
Naturalmente, per ogni singolo tema, la lettura proposta della nostra Associazione in parte si discosta da quella offerta ai lettori de «La Città». Ma quelli trattati sono temi-obiettivo e dunque è persino necessario che ogni soggetto sia portatore della sua propria esperienza. Anche opposta. L’essenziale, mi pare, è che questi argomenti una volta per tutte vengano immessi nel dibattito pubblico.
La rivista diretta dal Prof. Luca Borzani lo ha fatto. Benvenuta nel pieno del maelström di Genova. Speriamo altri seguano.
Per uscirne c’è bisogno di aprire un dibattito critico coinvolgendo le migliori energie intellettuali della Città sfidando, con ciò, i raggruppamenti di interessi più conservatori. Che sono tanto di qua come di là. A sinistra, a destra e nel centro.
In quanto alla posizione dell’Associazione Repubblica di Genova i Soci mi scuseranno se, prendendo a riferimento lo schema del citato «n. 19», mi permetto di riassumerla nel modo seguente.
Su alcuni punti, come il primo ed il terzo, siamo andati abbastanza avanti coinvolgendo soggetti diversi a livello locale come nazionale.
Ormai è chiaro che «tornare a crescere» non è una questione demografica ma intellettuale; conoscenza e ricerca sono le linee guida. L’insediamento di centri di ricerca e di nuove imprese produttive ad alta tecnologia e basso consumo di spazio è una necessità impellente. Nessuna città del terzo millennio può cambiare di scala se non elimina il problema delle fabbriche.
Circa «una città giusta per tutti», obiettivo al quale noi sostituiamo quello di una «ri-Generazione della Città», pensiamo che vi siano due linee di azione. Attrarre giovani preparati e trattenere i nostri al seguito dell'insediamento di nuove attività. Quindi ristabilire un rapporto fra le generazioni partendo da quello che alle due estreme categorie manca: confessare all'altra ciò che di quella non piace e ciò che si sarebbe disposti a riconoscerle.
Sul quarto, «rapporto con la città-porto» concordiamo in pieno. Genova, anche quella della Repubblica, era ed è una città con porto non una città portuale. In più un eccessivo sviluppo portuale è contrario all’espansione dell’industria tecnologica. Urbanisticamente i due soggetti non possono coesistere se non al prezzo di un ridimensionamento di quello marittimo.
Sul quinto, «una città più grande e più vicina», proponiamo una chiave di lettura più intimamente connessa a Genova antica, richiamando in questo la metafora della «città-virtuale», circondata com’era da comunità autonome ma partecipative. Principio oggi rievocato nell'ipotesi della città fatta di altre città.
Del resto la concentrazione degli interventi di recupero urbano nelle aree centrali non ha permesso di attivare le «Delegazioni», che già nel titolo incorporano l’attribuzione di una inferiorità di specie, incanalando le loro energie in una opposizione che sta avviandosi ad essere radicale ed a raggiungere forme di intensità psicologica irrecuperabili. Oppure recuperabili in un contesto di post-città.
Cioè la fine della Genova che ancora immaginiamo possibile.
Una conclusione brusca, al limite della sopravvivenza.
Ma il tentativo di ribaltare questo risultato riporta ai temi poco prima introdotti.
Russia e referendum di annessione.
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- Scritto da Alessandro De Stefanis 1826-1849
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Ci avete fatto caso?
La stampa esprime in modo generalizzato la condanna verso la Russia definendo farsa i referenda ed illegali le annessioni proclamate ieri da Putin.
Mi ha fatto piacere leggere queste condanne e mi ha incoraggiato!
Mi fa fatto piacere perchè il mio pensiero è andato al Congresso di Vienna del 1814-1815 dove è stata arbitrariamente decisa l'occupazione della Repubblica di Genova da parte del regno savoiardo.
Qualcuno potrebbe obiettare che era stato deciso da un consesso internazionale (un po' come l'ONU).
Non è il numero a rendere legale un arbitrio: se in dieci decidono di depredare uno la loro decisione è giusta? Diventa legale perchè sono in 10 contro 1?
I referendum farsa: nella stampa "libera" italiana c'è qualcuno che ha ricordato i referenda (definiti plebisciti) tenuti negli Stati preunitari con percentuali curiosamente bulgare a favore dell'annessione al regno savoiardo ?
Talvolta pare che l'informazione "libera" sia un po' come lo scroto : si può tirarla per il verso che viene meglio.
D'altra parte dire che il re è nudo costituisce sempre eresia ed i giornalisti "tengono famiglia".
Pe Zêna e pe Sàn Zòrzo !
E : Pp = V : Adv
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- Scritto da Eu & Eu
- Categoria: politica
Vale a dire : proprietà fondamentale delle proporzioni.
E = eletti ; Pp = posti in parlamento ; V = votanti ; Adv = aventi diritto (al) voto
La proporzione non è altro che un'uguaglianza tra due rapporti; pertanto noi due (Euclide & Eulero) siamo certi che i parlamentari, sempre attenti a parlar di democrazia, saranno incondizionatamente favorevoli ad un principio di uguaglianza.
Confidando nella benevolenza di Dante per l'utilizzo di una sua celebre frase, adattata al nostro tempo, osiamo declamare : "Galeotto fu il Covid".
... insieme al Prof. Draghi.
Il pregresso della politica, le vicende di questi ultimi 12 mesi -pur nell'eccezionalità dell'evento- e la nomina di un presidente del consiglio dei ministri scelto al di fuori della partitocrazia dimostrano che i politicanti non riescono ad andare a sintesi costruttiva sui problemi.
Chissà se i nostri simpatici Amici Liguri dell'ARGe ci hanno fatto caso? Forse sì.
"... con una partecipazione che fino alle elezioni politiche del 1979 superava il 90% l’astensionismo non costituiva per niente un problema, né politico né scientifico." ma ora sì !
Vediamo un po' com'è andata nelle ultime tre elezioni politiche:
- partecipanti al voto del 2008 per l'elezione dei deputati : 80,51%
- partecipanti al voto del 2013 per l'elezione dei deputati : 75,20%
- partecipanti al voto del 2018 per l'elezione dei deputati : 72,94%
È così illogico dedurne che il servizio offerto diventa sempre meno corrispondente alla richiesta?
Qualsiasi esercente verificasse un calo del 20% dei clienti si porrebbe il problema di un miglioramento dell'offerta; non fosse altro perché calando il consenso diminuiscono gli incassi, quindi il suo benessere.
Per i politicanti non vale analogo principio: che i partecipanti al voto siano il 90% degli aventi diritto od il 72,94% per loro è sempre la stessa avendo a disposizione un numero fisso di poltrone.
Allora, cari Amici Liguri, constatata la Vostra simpatica (e fondata) vis polemica perché non proponete il principio proporzionale (questo sì davvero proporzionale, non quello con cui si trastullano i politicanti)?
L'uso delle proporzioni chiarisce il concetto: i posti in Camera (Pp) sono 630, se partecipano il 100% (V) degli aventi diritto (Adv) vengono eletti 630 deputati (E) altrimenti, se partecipa il 72,94%, ne vengono eletti 460 (E:Pp=V:Adv).
Essendo matematici esperti abbiamo calcolato al millesimo le probabilità di obiezioni relative alla rappresentatività quindi ci è venuto naturale l'elaborazione di una soluzione adatta a rintuzzarle: invece di proporzionalizzarne il numero basta proporzionalizzargli gli stipendi complessivi, cioè una sorta di contratto di solidarietà tra "lavoratori" della politica. Sempre per uguaglianza nei confronti degli altri lavoratori.