Lo chauffeur della Bentley
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- Pubblicato Martedì, 05 Marzo 2024 20:50
- Scritto da Caparbia Mente
Il sito Shippingitaly del 3 marzo scorso riporta un articolo sul nuovo PRP (Piano Regolatore Portuale) presentato in anteprima all'armatore Gianluigi Aponte (MSC-Mediterranean Shipping Company) dal sindaco e commissario straordinario Bucci Marco presenti i rappresentanti di Regione, Comune, Adsp (Autorità portuale di Genova e Savona), Capitaneria, Aeroporto e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Quanto esposto in quell'occasione "... non era, come si pensava e come sarebbe stato logico dati luogo, la sede dell’Autorità portuale, e ospite, il commissario della medesima Paolo Piacenza, una bozza del lavoro dell’ente portuale. Bensì il piano parallelo, portato avanti nei mesi scorsi da Bucci e dalla sua struttura commissariale.".
Il commissario programma per il Ponente un mega ampliamento del porto di Prà (immagine a destra) che col sottostante più noto piano di ampliamento del bacino di San Pier d'Arena (immagine sottostante) farà di Genova un'amplissima area di servizio per il carico-scarico di containers.
Così la ricchezza prodotta qua andrà a finire "là" lasciandoci la libertà ed il piacere di goderci il traffico e le briciole lasciate dalle grandi compagnie armatoriali.
Certo, si riempirà la bocca parlando di ulteriori posti di lavoro "dimenticando" che l'Intelligenza Artificiale arriverà a gestire sempre di più le banchine come a Quindao in attesa che i progressi informatici ivi applicati riducano ulteriormente il 20% residuo del personale.
I mancinanti non serviranno più e le operazioni di sbarco ed imbarco saranno gestite direttamante da ... Amburgo? ... Ginevra? ... Singapore?
Mentre piangono il decremento demografico e la migrazione di giovani qualificati continuano a tacere sull'utilizzo delle aree ex ILVA per l'insediamento di centri di ricerca ed attività produttive ad altissimo valore aggiunto.
Ma la visione strategica del sindaco commissario Bucci Marco risulta chiara già dal titolo del programma "Genova 2030"
quando dichiara che «... è un progetto ambizioso e aperto, che mira a delineare il futuro della nostra città identificando strategie e obiettivi per lo sviluppo sostenibile e la crescita economica».
Sindaco: il 2030 è domani !!!
Una strategia guarda e programma per almeno i 50 anni successivi ed i containers non rappresentano nè uno sviluppo sostenibile nè una crescita economica perchè i soldi vanno a finire altrove !!!
Chiedo scusa.
Sono stato proprio sbadato e mi sono dimenticato dello chauffeur.
Sì lo chauffeur guida la Bentley Continental ma il proprietario ha già chiaro nella testa tutto il tragitto da percorrere mentre lui, lo chauffeur, fa solo attenzione alla prima curva.
Una nota conclusiva per lo chauffeur: magari non prima del 2030 ma sicuraramente dopo lei verrà sostituito dall'intelligenza artificiale.
Le consiglio di cercarsi un'attività che richieda più conoscenza. Buona vita caro chauffeur.
Pensioni, lavoro… e Genova
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- Pubblicato Sabato, 10 Febbraio 2024 09:52
- Scritto da Riceviamo e pubblichiamo
Non sembrano esserci più dubbi sul fatto che i giovani che si affacciano oggi al mondo del lavoro
dovranno aspettare i loro settanta e più anni per godere della pensione, pensione peraltro molto
misera e incapace di garantire un accettabile livello di vita. Tutto questo ha diverse cause:
l’aumento dell’aspettativa di vita, il “gelo demografico” che riduce la platea di contribuenti, la
sempre minore disponibilità di fondi da destinare alle pensioni “pubbliche”. Un rimedio,
sperimentato da sempre nei paesi anglosassoni, dove la pensione pubblica è di mera sussistenza, è
creare robusti fondi integrativi aziendali e favorire il ricorso a forme di accumulo di denaro per la
vecchiaia a titolo volontario e privato. In Italia tutto questo non avviene perché un Fisco spietato (e
miope) taglieggia i rendimenti dei fondi integrativi e scoraggia il ricorso alla previdenza
individuale. Ma non è questo il tema centrale.
Il problema più grave è dato dalla lunghezza stessa della vita lavorativa che si prospetta.
Immaginando un giovane che inizi a lavorare a 25 anni, avrà davanti quasi mezzo secolo prima di
godere della pensione.
Vediamo ogni giorno cambiamenti negli strumenti e nelle modalità di lavoro.
Vediamo sparire antiche professionalità, soppiantate da automazioni più rapide ed economiche, ne vediamo nascere di nuove, senza sapere quanto respiro temporale avranno a fronte del progresso continuo e in continua accelerazione. In mezzo secolo le persone dovranno affrontare un numero imprecisato di cambiamenti per non venire espulsi dal mondo del lavoro. Delle odierne esisteranno solo alcune professionalità estremamente specializzate o attività artigianali di altissimo livello.
Questo comporterà un immenso sforzo di continua formazione per le persone; per la politica la
capacità di immaginare risorse e strumenti per non lasciare nell’indigenza intere fasce di popolazione.
L’alternativa è un futuro fatto di poche persone attive riccamente retribuite e una massa di disoccupati, o sotto occupati, che sopravvivono grazie a sussidi.
Purtroppo il panorama politico odierno non lascia ben sperare rispetto al primo scenario. Spremere i
(pochi) contribuenti ed erogare sussidi è più facile e redditizio dal punto di vista elettorale.
Se si guarda alla realtà genovese, la preoccupazione aumenta.
Esistono realtà innovative come l’IIT, ma sembrano slegate dalla realtà cittadina; per il resto, oltre alla cronica difficoltà dei genovesi a fare fronte comune per affrontare i problemi che affliggono la città, non si vede niente di diverso dai soliti poli: porto e acciaio. La crisi di quest’ultimo è pluridecennale, acuita a Genova dal fatto che i laminatoi sono alimentati da rotoli a caldo prodotti a un migliaio di chilometri di distanza, con una immaginabile ricaduta sui costi.
Anche in questo settore non è difficile immaginare la crescita della automazione e una minore richiesta di manodopera.
Per quanto riguarda il porto, l’impatto dell’automazione sulle manovre di carico e scarico dei container sarà sempre maggiore e pochissime persone potranno gestire un sempre crescente numero di navi. Non è da trascurare anche il possibile impatto della situazione geopolitica del Mediterraneo e del Medio Oriente. L’attuale guerra in Palestina, con le sue ricadute sulla navigazione nel Mar Rosso e verso Suez, ha già provocato un forte aumento dei tempi di navigazione e, di conseguenza del costo dei trasporti. Se in tempo di pace, con la rotta del Canale sicura, i porti del Mediterraneo sono utilizzabili per avviare via terra le merci verso il centro-nord Europa, la rotta che circumnaviga l’Africa spinge ad utilizzare direttamente i porti del Nord come Rotterdam. Uno scenario di cui non si riesce a vedere la conclusione e che potrebbe ripetersi in qualsiasi momento.
Resta il turismo, le crociere e il loro indotto, benvenuto per limitare la crisi, ma con la
consapevolezza che non sarà mai sufficiente per mantenere in vita una grande città.

