Perchè manca l'evolvente !
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- Pubblicato Sabato, 26 Gennaio 2019 10:22
- Scritto da Pierluigi Patri
Per questo non funziona !
Pare poco contestabile la diffusa valutazione sul funzionamento e l’efficienza dell’apparato della Repubblica italiana.
È costante esperienza -per il cittadino che intenda rispettare le regole- trovare intoppi, difficoltà interpretative, ostacoli burocratici nelle incombenze della vita quotidiana.
L’introduzione della fattura elettronica è, per quanto ho avuto modo di constatare, l’ultima emozionante avventura in cui anche i commercialisti incontrano difficoltà nell’interpretare la legge che ne regola alcuni passaggi.
Ciò non deve stupire perché già l’emblema di tale repubblica mostra l’impossibilità di un corretto e fluido funzionamento.
Tutto sta nell’evolvente.
Due (o più) ruote dentate accoppiate tra loro possono trasmettere agevolmente il moto solo se progettate in modo corretto ed il punto cruciale sta nella forma dei
denti che deve avere precise caratteristiche date dall’evolvente per cui il contatto tra denti successivi avviene con la massima regolarità e, idealmente, senza urti.
Orbene, constatato il simbolo ufficiale della Repubblica italiana e la precisazione sul significato dato alla ruota dentata,
si può notare che il profilo dei denti dell'italica ruota è sbagliato perchè "quadrato": quindi l'ingranaggio non può funzionare !
Semplice, chiaro, ineluttabile. Non vi pare?!
N. B. L’attenta osservazione non è mia; me l’ha riferita un ingegnere civile a cui l’aveva illustrata un suo insegnante.
È Natale. Siamo tutti più buoni.
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- Pubblicato Giovedì, 13 Dicembre 2018 19:43
- Scritto da Luiggi Pariggi
È Natale e circolano tante belle storie che raccontano di buone azioni.
Siamo circondati da inviti a fare qualcosa di buono, a tralasciare il nostro interesse personale, a fare qualcosa per l'amore di qualcun altro.
Qualche volta questo accade. Più spesso si fa qualcosa di buono per non sentirsi in colpa. Per non sentirsi dire che si è egoisti.
Pensate che aiuterò qualcuno?
No!
Perchè a Natale, come dice la pubblicità : "La gente vuole solo i regali".
C'è del vero. La gente, sotto ogni epoca, vuole solo che arrivi qualcuno a sistemargli le cose.
Dunque vi racconto un paio di storie divertenti e provocatorie che hanno a che fare con una particolare angolatura dello Spirito Ligure. Quella legata al mito eccezionalmente fascinoso del cattivo che più cattivo non si può.
Godetevi quindi il massimo chic della Marchesa Dellaruota che imprestava l'elemosina. Tre anni per restituirla altrimenti nessuna nuova donazione.
- Ma come, mi presti l'elemosina? Allora che elemosina è? È un prestito.
- No, non è un prestito. È un invito alla responsabilità . Se non riuscirete sarete danneggiati, se riuscirete sarete aiutati. Sarà responsabilità vostra.
La Grameen Bank prima della Grameen Bank.
Datevi dattorno. Prima di tutto perchè è vostro dovere.
È una situazione che non vi piace? Troppi coinvolgimenti personali?
Allora vi lascio soli con Barnaba Centurione. L'uomo partito da Genova con un carico d'olio verso Costantinopoli assediata dai Turchi. Nelle intenzioni da vendersi agli assediati per rinforzare le difese riversandolo bollente sugli aggressori. Invece una volta giunto là lo ha venduto proprio ai Turchi che lo pagavano di più.
- Barnaba, cosa hai fatto! L'olio era il nostro!
- No. l'olio era il mio. Ho fatto il mio interesse come voi volevate facessi il vostro. Di cosa vi lamentate? Potevate approfittarne e non l'avete fatto.
Vi sentire egoisti pronunciando questa frase? Forse lo siete, forse no. Di sicuro siete individualisti nel senso però della consapevolezza delle facoltà private dell'individuo. Dato che ognuno rappresenta sè stesso e può mantenere il rispetto degli altri solo dicendo loro la verità.
Eccola l'essenza dell'Animo Ligure. L'esca del nostro orgoglio. I nostri attraenti cattivi.
Ridateci i nostri cattivi! Un po' santi, po' pirati, un po' re. Eccoli qui. Non c'è niente di cui rimanere delusi. Perciò rimettetevi in contatto con il Mito.
Almeno a Natale.
Perchè, sapete com'è : È Natale, siamo tutti più buoni.
Logistica, Zes e Zsl “acceleratori dello sviluppo economico”
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- Pubblicato Sabato, 01 Dicembre 2018 17:58
- Scritto da Pierluigi Patri
Questo il titolo di un articolo pubblicato da TELENORD in cui si legge che le Zone economiche speciali (Zes) e le Zone logistiche semplificate (Zls) possono svolgere un ruolo importante per accelerare lo sviluppo delle aree portuali e retroportuali.
“… sono tutti d’accordo, dai rappresentanti dell’Associazione italiana di diritto marittimo agli armatori alle autorità portuali …”.
“Ma essendo per l’Italia una via ancora all’inizio, serve una messa a punto. Per Maurizio D’Amico, segretario generale di Femoza (World Free & Special Economic Zones Federation), Zes, Zls e zone franche possono contribuire anche al successo del coinvolgimento dell’Italia nella Belt and Road initiative,la nuova Via della seta, ma “l’Italia dovrà modificare e migliorare il quadro normativo che le riguarda e concentrarsi su una coraggiosa sburocratizzazione”.
Nonostante gli evidenti benefici indotti da tali zone la situazione per il nostro Porto è ancora in stallo, pietrificata.
È dal 1994 che la nostra Associazione insiste per la creazione di una Zona Franca in Porto.
Avevamo immediatamente condiviso l'iniziativa dei Professori Victor Uckmar e Sergio M
aria Carbone di cui scrisse "Il Secolo XIX" nel luglio di quell'anno. Anche l'allora Presidente della Provincia di Genova -Marta Vincenzi- aveva dato un appoggio politico.
Già allora era chiaro che la realizzazione della Zona Franca avrebbe consentiro di affrontare con successo anche i problemi dell'ILVA con una positiva ricaduta economica sia per la Città che per i dipendenti eliminando il "ricatto" occupazionale che ha portato al persistere di una servitù che impoverisce Genova.
Non ci siamo mai astenuti dal criticare le disattenzioni e le lentezze "romane" ma dobbiamo anche evidenziare le "curiosità" genovesi.
Il sottostante riquadro riferiva la presa di posizione critica di Antonio Pellizzetti -nel suo ruolo di presidente reggente della Camera di Commercio- che, per la sua parte, affondò il progetto sostenendo "il netto declino" delle Zone Franche europee affermando, tra l'altro, che non gli sembrava il caso di insistere sull'iniziativa "per un po' di sacchi di caffè".
Nel frattempo il porto di Trieste consolidava la posizione di importante capolinea per i traffici del caffè anche grazie al beneficio del porto franco.
Quella di Pellizzetti è stata miopia oppure cosa altro?
D'altra parte la miopia o il cosa altro pare non sia stato confinato solo a lui se il Professor Victor Uckmar nell'agosto 1999 affermò "Le carte sono fatte, c'è il via libera del ministero delle Finanze, manca solo l'interesse degli imprenditori.".
I tempi sono cambiati? La percezione delle opportunità è maturata? Gli interessi di miope bottega (politica, imprenditoriale, sindacale) sono compressi dallo sviluppo dei commerci e delle loro necessità logistiche?
Ce l'auguriamo per il progresso economico e sociale della nostra Terra e di chi ci lavora.
A Bologna ci sono i Bolognesi
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- Pubblicato Mercoledì, 21 Novembre 2018 21:36
- Scritto da Pierluigi Patri
... e ad Altrove ci sono gli Altroviani.
Durante la trasmissione “L’Aria Che Tira” di ieri ho sentito le considerazioni di due giornalisti : Pietrangelo Buttafuoco e Paolo Graldi.
Nella parte della trasmissione intitolata “Rifiuti, l’eterna spina nel fianco dei Governi” il primo rileva come i problemi in territori diversi trovino risposte diverse precisando che “… far fronte ad una situazione che da Roma in giù è complicata politicamente .” (tempo -1:23’:50”)
In una parte successiva -“Salvini eroe dei 2 mondi, dalla padania al sud”- il secondo, in riferimento alla capacità gestionale delle amministrazioni locali, dice: “Quando c’era Dozza, Sindaco di Bologna, ed anche gli altri -Zangheri- gente - e anche Fanti- molto competente però si diceva: i comunisti sanno amministrare benissimo Bologna. Andava detta in altro modo: a Bologna c’erano i Bolognesi che si rimboccavano le maniche.” (tempo -1:17’:59”)
Queste considerazioni mi hanno confortato e rafforzato in una mia convinzione : non sono i partiti che fanno la differenza ma l’etica di un gruppo sociale di cui i politici devono -per forza- rispecchiare almeno qualcosa.
Due esempi ortofrutticoli chiariscono meglio il concetto : da un albero di pere non nascono delle mele ; se metto una mela marcia in un cesto di mele buone quelle buone non riescono a trasformare quella marcia ma è la marcia che fa andare in malora le buone.
I lettori potranno ritenere siano due considerazioni banali (le mie, non quelle dei due giornalisti) ma con queste vorrei evidenziare due aspetti.
L’etica di un’etnia si sviluppa nel corso dei secoli e, quando racchiude aspetti positivi, rappresenta un tesoro inestimabile da salvaguardare con estrema attenzione e cura.
Per contro il rischio che l'etica si degradi è sempre presente, il danno -magari indotto da argomentazioni apparentemente plausibili- si instaura silenziosamente e velocemente diventando presto irreversibile.
Genovesi, Liguri prestiamo molta attenzione ai rischi di una ulteriore degenerazione del nostro Spirito, della nostra Etica.
Siamo ancora in tempo per rimediare, altrimenti finiremo per perderci.