8.000.000 di baionette
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- Pubblicato Martedì, 12 Ottobre 2021 07:52
- Scritto da Pierluigi Patri
Su Il Secolo XIX di sabato 8 ottobre u.s. è stato pubblicato un articolo che riferisce della polemica tra il Sindaco di Genova e l'opposizione sulla diminuzione dei residenti; non so chi abbia ragione ma il punto decisivo non è il numero assoluto.Non sono un esperto di demografia (come non sono esperto di tantissime altre materie) ma la discussione sul numero degli abitanti mi ricorda vagamente la propaganda mussoliniana sul numero di baionette quasi che il numero fosse stato elemento di sicuro successo.
16.000 cosa vuol dire? Cosa misura? Cosa implica il fatto che in così tanti siano andati via da Genova e cosa cambierebbe se, invece, ne fossero arrivati altrettanti?
Non è il numero che fra grande Genova ma la qualità dei Suoi abitanti.
Se fossero andati via 16.000 ingegneri, fisici, matematici, esperti tornitori, abili meccanici l'esodo rappresenterebbe un gravissimo danno per la Comunità; se i 16.000 fossero stati dei pensionati il danno sarebbe stato decisamente minore.
Se avessero emigrato 16.000 nullafacenti e/o professionisti del bisogno sarebbe stato un grandissimo guadagno per tutti coloro che si danno da fare (e che si sono dati da fare) perchè costituirebbe un significativo risparmio di risorse (soldi ed energie) che andrebbero a beneficio di chi è rimasto.
Con sempre maggior frequenza capita di sentire o leggere di fuga dei cervelli, di giovani preparati che vanno via per trovare altrove condizioni di lavoro consone alle loro aspettative culturali e di realizzazione professionale.
Quindi il problema non è la quantità degli emigrati ma la loro qualità.
Per questo noi dell'A.R.Ge. riteniamo che l'impegno di tutti, in particolare -è ovvio- degli Amministratori di turno, debba essere rivolto alla realizzazione di concrete condizioni attrattive.
La qualità ed il livello di conoscenza coinvolto sono i parametri che devono guidare la programmazione; pare ovvio considerare che ad elevati livelli di offerta consegua un altrettanto elevato livello qualitativo di vita che coinvolge la ricchezza economica, sociale ed ambientale. Vale a dire un elevato ambiente civico.
Le condizioni ci sono: aree da utilizzare nel modo migliore (anche in relazione alla conformazione orografica della nostra Terra), paesaggio già bello ed attraente (su cui intervenire per renderlo ancora migliore), un ricco patrimonio culturale ed architettonico (che valorizzato "alla toscana" aumenterebbe la capacità attrattiva), ambiente sociale ancora sufficientemente conservato (anche se con amplissimi margini di ripristino e miglioramento).
Insomma, non servono "8.000.000 di baionette" ma serve la qualità.
Pertanto invitiamo maggioranza ed opposizione a non perdersi in contrapposizioni sulla sterilità di numeri assoluti ma a darsi da fare sulla qualità, sulla sostanza.
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Visualizza altri commentiLa Repubblica di Genova tra nobili e popolari (1257 - 1528)
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- Pubblicato Martedì, 25 Maggio 2021 14:20
- Scritto da O Pòpolan
Il libro, edito da De Ferrari, è un bellissimo saggio storico scritto da un grande personaggio Genovese che, però, storico di professione non era.
Giuseppe Gallo era il discendente di un'antica famiglia patrizia di Genova, nato nel 1924 e morto nel 2003 dopo una vita ricca di cose da raccontare; attività, quest'ultima, che l'autore ha praticato sin da giovane, quando durante la guerra scriveva per giornali clandestini, impegno che gli procurò la deportazione a Mathausen.
Fu poi giornalista per diverse testate, fino a ricoprire gli importanti incarichi di corrispondente politico-parlamentare per il Secolo XIX, Presidente dell'Associazione Ligure dei Giornalisti e consigliere nazionale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Conseguì la laurea in Legge all'Università di Genova grazie al saggio "La guerra inesistente" sulla personalità giuridica dei gruppi armati insurrezionali.
La prefazione di Gabriella Airaldi è un ottimo passaporto per togliere ogni dubbio sulla natura e la veridicità di quel che il lettore troverà scritto proseguendo la lettura; una storia raccontata da un espertissimo e capacissimo giornalista che ha saputo dare ai fatti una sfumatura romanzesca (ma non romanzata) con una sagacia smaliziata (e talvolta maliziosa) che dona una luce più vivida e comprensibile; cosa che, forse, talvolta l'asciuttezza di un tecnico riesce in qualche misura ad offuscare.
Il saggio mostra e fa capire invece una storia che spesso,e forse anche senza eccessiva colpa, è malintesa dalla storiografia moderna e contemporanea tutta pregna di quel riverente monarchismo caratterizzante buona parte della produzione divulgativa storica, soprattutto ma non solo, italiana. Ciò è tanto vero che lo stesso Autore, conscio di questo problema, lo sottolinea ripetutamente nel testo.
Le origini nobili dell'Autore non gli hanno impedito nella vita di abbracciare la lotta popolare; per lo stesso motivo è stato capace di osservare, sottolineare e colorare -tale da renderla più evidente- l'importanza del movimento popolare nella storia della Città e dell'azione economica e poltica che ha esercitato su di essa, destinandola ad un'avanguardia storica impareggiata nei secoli da lui presi in esame e probabilmente (ci lascia capire) anche dopo. Azione ora di grande slancio ora di reflusso mortale ma sempre importantissima e determinante.
La storia che si legge non è quella della Città che tanto si ama trasmettere quasi all'unisono ma dimostra come alcune fasi, rilette secondo uno schema più aderente al carattere dei suoi abitanti ed alla loro storia, cambino totalmente aspetto. Viene ribaltata l'idea spesso errata che ormai si è indotti a farsi di essa.
É un po' come se Giuseppe Gallo avesse preso un dipinto chiuso in uno scantinato, annerito da secoli di candele e ammuffito dall'umitdità e avesse riportato alla luce tutte le tinte ed i contrasti che essi nascondevano.
Pagine 420 € 18,00-20,00 (se lo trovate; su ebay a € 7,90 "come nuovo")
Fino agli ultimi confini del Mondo
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- Pubblicato Domenica, 21 Marzo 2021 13:25
- Scritto da Peter Beffroy
Tobia Pallavicino, il Vecchio, (1520-1581) era l’uomo più ricco del suo tempo. A Genova nessuno lo conosce bene anche se tutti, almeno una volta, sono stati in casa sua in Strada Nuova: il palazzo oggi sede della Camera di Commercio.
La chiacchiera popolare dice che Tobia, come molti uomini d’affari, avesse l’abitudine di alzarsi molto presto. Lo faceva per lavoro, per entrare in fretta nei negozi, ma anche per un desiderio più personale; gli piaceva veder sorgere l’alba. In verità non sappiamo come si svolgesse quella piccola cerimonia né perché gli piacesse tanto quella particolare atmosfera mattutina; però non è difficile immaginare quest’uomo, all’apice della sua fortuna, ravvisare nel sorgere del nuovo giorno un altro eccezionale momento della sua storia di mercante globalista.
Forse in quel momento Tobia aveva qualcuno accanto a sé, forse no. Però un uomo come lui avrebbe benissimo potuto aver accanto un poeta. Sicuramente per un uomo come lui un poeta ha scritto questi celebri versi:
«Ecco la tua alba o signore del mondo.
Ecco le tue navi solcare i mari.
Ecco i tuoi mercati pullulanti di schiavi.
Ecco il martello che batte sull’incudine attendendo il tuo ritorno.
Ecco la tua alba o signore del mondo»
Ci può essere chi troverà eccessiva questa affermazione totalizzante. Può darsi. Di sicuro non Tobia junior, nipote del Vecchio.
Difatti, qualche tempo dopo la morte dell’Avo, Tobia Jr. scriverà al suo governo per incitarlo a sostenere la sfida della città Superstar del XVII secolo sui mercati globali, evocando in un’unica frase un clima ed un ambiente che non avevano incertezze riguardo al futuro:
e anderà il nostro nome fino agli ultimi confini del mondo.
Arrivando così a superare le barriere della rappresentazione formale per assumere tutto il mondo come luogo di identificazione.
Oggi per trovare un’ispirazione del genere bisogna guardare il sogno americano. Avendo esaurito la Terra e toccato la Luna l’ultimo treno statunitense fa capolinea su Marte.
"Avanzare per sempre migliorare", dice Robert Watson, il poeta di questa generazione di avventurosi attraversatori del Cosmo.
I tempi sono diversi ma l’atmosfera è sempre quella del sorgere dell’alba cara al vecchio Tobia.
Ecco la tua alba ...
Non sia mai detto che la sonda Perseverance avanzando sul terreno marziano trovi poi una qualche traccia del precedente passaggio di una carovana genovese.
Gianfilippo Noceti
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