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- Scritto da Pierluigi Patri
- Categoria: Costume e Società
Della serie : armiamoci e partite.
I sacrifici devono farli tutti anche i politici, ha detto Lui nel discorso di fine anno: parola di italiano!
Mi piacerebbe sapere di quanto si è ridotto nel 2013 rispetto al 2012 il bilancio del Quirinale.
Il costo del regal palazzo presidenziale si è ridotto in proporzione almeno analoga all’impoverimento diffuso?
A quanto risulta il taglio c'è stato ma il budget quirinalizio è ancora di molto superiore a quello della Corte di H.M.Q. Elisabetta II e dell'Eliseo occupato dal Presidente François Holland.
Buon anno e tanta felicità, caro leader.
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- Scritto da Peter Beffroy
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Un dato è certo: il Movimento dei “Forconi”, che da lunedì sta attraversando l'Italia concentrando nei punti di raduno diverse migliaia di cittadini appartenenti a svariate categorie sociali ed economiche deluse ed impoverite, ben decisi a protestare pubblicamente contro le inefficienze della politica generalmente intesa, la vaghezza delle istituzioni nazionali e la vanità di quelle europee, non è assimilabile a nessun altro fra quelli recentemente emersi nell'Italia in crisi.
Non è assimilabile, perché a quanto risulta non è espressione di una qualche formazione politica.
I dimostranti scendono in strada agitando il tricolore, lasciando intendere così che non vogliono questo o quel tipo di nuova architettura nazionale, ma semplicemente un'Italia che funzioni.
Non è assimilabile perché appare come un movimento semi-spontaneo, privo cioè nella sua costituzione di una vera regia, della presenza di personaggi famosi, di professionisti della nobiltà d'animo e soprattutto distaccato dal totem oggi ritenuto imprescindibile ed omnicomprensivo della “Rete”.
La curiosità, l'interesse, la rilevanza e persino l'attrattiva suscitata dai “Forconi” stanno tutte in questo dato: il Movimento ha messo insieme persone provenienti dai più diversi settori socio-economici, dalle più diverse derivazioni politiche -anche se non si può tacere che fra i promotori figurino molti movimenti e liste espressione dell'autonomismo regionale- dimostrando, fra l'altro, una volta per tutte che Internet non è il solo mezzo di aggregazione possibile e neppure il più efficace; se correttamente attivato il passaparola, il rapporto diretto e personale, sanno e possono motivare di più.
E' una svolta nel panorama italiano. Una svolta che ha già fatto le prime vittime illustri: Grillo, Casaleggio ed il M5S usciti umiliati dal confronto indiretto.
I “Guru” non hanno le credenziali a posto, come credevano, per rappresentare il popolo, ed il M5S non è l'universo mondo e neppure una parte del mondo; è un mondo a parte: quello di Internet, appunto. Il solo passaparola , però, non sarebbe stato sufficiente a dare profondità ai “Forconi” se la situazione dell'Italia non sembrasse prossima al disastro. Sei o sette milioni di disoccupati, altrettanti di poveri, quindici milioni sulla via dell'impoverimento, innanzi tutto per via fiscale, tutti quanti ormai costretti a lottare per la loro sopravvivenza, costituiscono una base molto più che emotivamente sensibile al tema della protesta pubblica. Sono la sostanza possibile con la quale un sentimento di eccitazione con il tempo e qualche incorporazione di troppo può diventare un momento di pericolo.
Devono averlo intuito con apprensione i politici se è vero come è vero che nell'odierna trasmissione Omnibus un rappresentante del PD ed una esponente di Forza Italia, intervenendo sul tema, riflettevano anche di questo.
Più incerti ed anche più lontani dalle motivazioni dei dimostranti sembrano invece i “tecnici”. Nella stessa trasmissione un illustre economista sembrava escludere che le politiche di austerità varate dai governi negli ultimi due anni avessero direttamente a che fare con la protesta, dato che l'austerità è più pretesa che reale visto l'aumento della spesa pubblica e del deficit statale. In termini macroeconomici un'osservazione corretta. Lo Stato non ha fatto economia. L'hanno fatta però i cittadini che ne hanno pagato le spese, spesso senza esserne poi i destinatari.
Ora che la politica del rigore è fallita cruciali saranno le iniziative per disinnescare la crisi economica che saprà prendere il Governo. Ma che tipo di iniziative potranno dimostrarsi all'altezza della situazione? C'è la sensazione di aver cominciato una storia nella quale ogni parte in causa, non avendo sufficiente autorevolezza, si stia muovendo in un mare di astrazioni nel tentativo di improvvisare una Nazione.
Chi riuscirà? I tradizionali partiti politici, i rappresentanti della democrazia telematica, i condottieri dei movimenti carismatici, il prodotto della spontaneità ingovernabile?
Non lo so. Ma sicuramente riuscirà chi durerà di più.
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- Scritto da Pierluigi Patri
- Categoria: Costume e Società
Le notizie passate da "TGla7" ore 20.00 del 05/12/2013 sono il “Manifesto dell’Italia” in cui è stato possibile cogliere le più fulgide caratteristiche dello stato italiano.
Poveri
L’Eurostat (istituto europeo di statistica) ed INPS comunicano che 18.600.000 italiani sono a rischio povertà ed esclusione sociale.
Si tratta del 29.9% della popolazione totale.
Questo dato piazza l’Italia al “brillantissimo” secondo posto della classifica europea dei posti disastrati.
Al primo posto c’è la Grecia (34.6%).
Al terzo la Spagna (28.2%) ed al quarto il Portogallo 25.3%.
Inoltre l’INPS ci fa sapere che dal 2008 al 2012 il potere di acquisto degli italiani è diminuito del 9.4%. È scontato che, a consuntivo, nel 2013 le cose saranno andate peggio considerato l’andamento dell’economia italiana.
Chissà perché mi è venuto da pensare che di questa situazione l’italica propensione al compromesso ne sia primaria responsabile.
Sì, proprio quello: il compromesso storico . Il quarantennio che ha allevato la Repubblica italiana figlia dei savoia.
Me li immagino gli uni che chiedono di poter dare false pensioni di invalidità e agli altri che in cambio chiedono prepensionamenti a non finire e l’introduzione dei contributi previdenziali figurativi ; gli uni che chiedono assunzioni pletoriche nelle poste, ferrovie, scuola e burocrazia con gli altri che si dichiarano d’accordo solo avendo in cambio l’approvazione di leggi e regolamenti che rendano impossibili i licenziamenti di lavativi ed assenteisti.
E di compromesso in compromesso ecco che siamo arrivati alla bancarotta.
“poverini”
I tifosi laziali.
In occasione della partita di calcio dell’Europa League fra Legia e Lazio il comportamento dei laziali è stato verosimilmente non irreprensibile se 150 di loro sono stati fermati dalla Polizia polacca.
Il nostro caro leader Letta Enrico ha approfittato dell’incontro col primo ministro polacco Donald Tusk per intercedere a favore dei tifosi laziali che sono ancora in custodia nelle galere polacche.
Non solo, all'ambasciata italiana a Varsavia ha incontrato i familiari dei tifosi laziali arrestati.
Ma “poverini”, son ragazzi un po’ vivaci e questi Polacchi sono proprio troppo severi.
D’altra parte lo stupore degli italiani non ci stupisce. Infatti a metà settembre, prima della partita di andata, i tifosi polacchi avevano provocato qualche disordine nel centro di Roma ed alcuni di loro erano stati fermati e rapidamente rilasciati … E che diamine son “poverini”.
Salvo stupirsi che l’italico concetto di “poverini” non funziona fuori dai sacri ed inviolabili confini.
poveracci
I cinesi morti nel rogo di una fabbrica clandestina a Prato.
La Guardia di Finanza ha concluso l’operazione “Carte False” in quella città (non grande) scoprendo un giro di falsi certificati di residenza gestito da un gruppo di italiani e cinesi. La mente della banda pare sia una ex dipendente di quel comune, licenziata per assenteismo, che si serviva della collaborazione di una impiegata dell’anagrafe a cui spettava anche il compito di evitare i controlli della Polizia Municipale.
Certo che se l’operazione fosse avvenuta 10-15 giorni prima non ci sarebbero stati quei morti.
Eppure la stampa scritta e parlata avevano in passato, anche non prossimo, evidenziato la strana situazione di Prato, citta non grande in cui pare improbabile che certe cose non si vedano per tempo.
Chissà perché l’indagine è stata avviata solo adesso. Non posso credere che dopo il rogo, quando la vergogna dell’illegalità ha fatto anche i morti e l'ha resa "incopribile", qualche civile abbia pensato di rifarsi la verginità ordinando ai militari di indagare su una situazione che nella sua stranezza –ma senza i morti- era già stata evidenziata molte volte.
Una piccola nota a proposito di residenza.
A Genova c’è un indirizzo che viene fornito come residenza da tantissimi che hanno dimora “incerta”: via di Francia 1.
Forse vi verrà da pensare che si tratti di un indirizzo fittizio. Manco per idea, quel civico corrisponde al Matitone, proprio quello dove hanno sede moltissime strutture del comune e vicino a cui c’è pure una sezione della Polizia Municipale.
Provateci voi, cari lettori, a fornire quell’indirizzo nel caso foste fermati. Magari a voi contesteranno che quell'indirizzo non va bene.
poveribili
Quelli che poveri non sono ma che lo diventeranno perché spolpati dalle tasse.
Da un articolo che commenta l’analisi statistica delle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2012 risultano dati interessanti relativi alla platea dei 41,3 milioni di contribuenti.
9,8 milioni (24% circa) di contribuenti hanno pagato niente
2 milioni circa (5%) di contribuenti -quelli con reddito mensile netto tra 2.000 e 2.600 euro- hanno pagato 20,2 miliardi, ovvero il 13,2% di tutta l’Irpef.
Chi ha un reddito tra 2.000 e 2.600 euro non è povero ma non è nemmeno ricco; poiché non povero paga i tickets, l’abbonamento al bus, l’asilo per i figli ed i vari canoni per intero subendo un'erosione del reddito netto.
Continuando così, prima o poi, diventerà un ceto povero … ed il 13,2% dell’Irpef non lo pagherà più.
E questo lo dovremo alle sanguisughe bancarottiere.
Poveretti
Siamo noi che dobbiamo subire e sopportare questo stato
Siamo noi che saremo mandati a fondo da questi governanti centrali e periferici
Siamo noi che dobbiamo iniziare a difenderci cambiando le cose, cambiando lo stato …
… pena la morte civile
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- Scritto da Luiggi Pariggi
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L'ATP (Azienda Trasporti Provinciali) che dal 2006 gestisce l'intero trasporto pubblico locale nella provincia di Genova (67 comuni) oltre in alcune aree delle provincie di La Spezia e Savona è sull'orlo del fallimento.
E' di queste ore la decisione di circa 200 dipendenti di far causa all'Azienda per ottenere il reintegro di quel 20% di stipendio (integrativo) tagliato da un mese.
Il taglio faceva parte di un “piano” di risparmi adottato da ATP per evitare il crack. Oltre alla riduzione delle buste paga facevano parte del progetto: l'aumento del costo degli abbonamenti, la lotta ai “portoghesi”, la razionalizzazione del servizio attraverso l'annullamento di alcune corse ritenute “a vuoto”, cioè con un numero esiguo di passeggeri.
Risultato: i dipendenti hanno portato ATP in tribunale mentre i bus di linea stracolmi hanno costretto i passeggeri a viaggiare in piedi e gli autisti delle linee dall'entroterra verso Genova a non servirsi delle tratte autostradali, perché la Legge impone che in autostrada ogni persona debba essere seduta.
Come finirà?
La risposta è incerta.
I sindacati temono che la decisione assunta dai dipendenti acceleri l'iter fallimentare. La dirigenza lavora per un piano di risanamento volto a favorire l'ingresso di un socio privato. Intanto i passeggeri protestano. Il servizio infatti copre numerose tratte da e per alcuni paesi dell'entroterra che non hanno altro servizio pubblico di trasporti che quello oggi offerto da ATP.
Di sicuro c'è il solo fatto che nessuna fra le diverse parti in causa ha in mente un approccio logico alla questione.
Non l'hanno i dipendenti.
Evidentemente non hanno compreso che quello che va difeso non è lo stipendio ma la validità del sistema di trasporti locale il quale per sopravvivere deve diventare “utile”, un servizio, appunto, per il maggior numero di persone possibili fra quelle che intendono spostarsi nel e dal entroterra verso la città.
Non l'hanno i sindacati che si preoccupano più di mantenere intatto il valore del loro ruolo piuttosto che di fare serie analisi di mercato e delle indagini (magari andando all'estero) per capire come funzionano quelle aziende di trasporto locale che riescono a coniugare diritti al trasporto e doveri di bilancio.
Non l'hanno i passeggeri che troppo spesso immaginano “la corriera” non come un servizio necessario ma costoso per la collettività ma come uno spazio di autonomia individuale e campanilistico riconducibile al secondo dopoguerra : prendo la corriera perché così...
Tanto meno l'ha la dirigenza che essendo di nomina politica più di tutte dovrebbe avere una “visione” del problema.
Tanto per dire non so spiegarmi come mai le linee che dalla Valle Scrivia si dirigono a Genova, anziché fermarsi tutte a Busalla dove esiste una stazione FS (con un treno diretto in città ogni 30 minuti) insistano nel percorrere l'autostrada (detta linea veloce, veloce quanto il traffico consente) per poi scaricare i passeggeri esattamente davanti alla stazione FS di Genova Brignole.
Restando in Valle Scrivia neppure so spiegarmi perché la Regione Liguria non lavori per integrare il servizio ATP con quello della Ferrovia Genova Casella (che pure copre una parte della tratta ATP della val Polcevera) mezzo che in meno di un'ora sbarca i suoi passeggeri in centro città.
Passando da una vallata all'altra, non ho mai capito perché si debba mantenere in piedi un servizio fittissimo di corse fra Recco e Genova quando tutti i paesi sede di tappa hanno una stazione FS e la maggior componente degli utenti è rappresentato da “badanti” e “colf”, parte delle quali lavorano perfettamente in nero.
Si dirà che ogni sostanza è quella che fornisce l'ambiente naturale. Se ci sono le “colf” in nero è perché ci sono datori di lavoro conniventi.
Lo stesso vale per ATP allora.
Se ATP è allo sfascio evidentemente è dovuto al fatto che tutti quelli che ci hanno a che fare non l'hanno vista come uno strumento di ascesa socio economica per la collettività ma come un bene di consumo che deve terminare con una vittoria totale di chi lo usa: con i bus a marcire in qualche piazzale una volta finiti i soldi .
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- Scritto da Peter Beffroy
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Love Boat, il Battello dell'Amore.
Questo era il titolo di una fortunata serie televisiva americana degli anni '80. La trama più o meno era la seguente: chiunque partecipasse ad una crociera su quella nave godeva di una felicissima vacanza e spesso trovava l'anima gemella.
In questo il viaggiatore galleggiante veniva aiutato da un equipaggio del tutto speciale. Negli U.S.A. la serie ed i suoi protagonisti ebbero grande fortuna. Le cose finirono con gli anni '90 quando quel tipo di modello, abbastanza superficiale ed appariscente, non era più un punto di riferimento per la classe media americana alle prese con le prime difficoltà economiche date dalla globalizzazione.
In Italia, che io sappia, una serie del genere non è mai stata realizzata. Gli italiani, ai Boat, anche se dell'amore, hanno sempre preferito i B.O.T., Buoni Ordinari del Tesoro.
Questi sì, goduti e amati con passione, tanto che una gran parte delle rendite finanziarie degli italiani contemporanei sono proprio state costruite negli anni '70-'80, periodo in cui le rendite date da quei titoli erano abbastanza elevate e sicure, essendo garantite dallo Stato. Love B.O.T., dunque. Questo il refrain di uno degli aspetti più interessanti della storia sentimentale degli italiani.
Una storia che anche oggi, in tempi di crisi, ha un suo seguito.
Infatti gli innamorati inseguono ancora abbastanza convintamente l'oggetto del loro desiderio, il quale, nel frattempo si è adeguato alla situazione contingente ed ha fatto un po' di maquillage. Ai B.O.T. veri e propri oggi l'offerta in Titoli di Stato affianca i C.C.T., C.T.Z., B.T.P., B.T.P.Italia. Da tempo la TV è invasa dalla pubblicità della nuova emissione di questo ultimo prodotto. Ancora una volta il messaggio pubblicitario fa leva sull'attaccamento sentimentale dei possibili sottoscrittori.
Il problema è che molti fra i destinatari non sanno che dal 1 gennaio 2013 il 45% dei Titoli governativi di nuova emissione con scadenza superiore ai 12 mesi sono sottoposti alle clausole europee CACs in base alle quali lo Stato non garantisce più il rimborso del titolo medesimo. Inoltre, potrà decidere in modo autonomo se e come cambiare le condizioni contrattuali in corso d'opera, stabilendo nuovi rendimenti, modificando la durata e cambiando la valuta finale di rimborso.
Non è un dettaglio per tecnici. Perché da un anno a questa parte quando si sale sul Love B.O.(A)T., il battello più amato dagli italiani, è possibile che il comandante dopo avervi invitato alla cena di commiato dica: No grazie, questa volta non pago io.