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- Scritto da Pierluigi Patri
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Sono partito da un articolo sulle tasse pubblicato nelle “News” di un motore di ricerca e passando da un link all’altro mi sono ritrovato in uno che citava una nota massima simbolo della ribellione dei coloni in America del Nord contro l’Impero britannico.
No Taxation Without Representation
Quindi se vengo tassato voglio essere rappresentato nelle sedi dove si decidono le tasse.
Vale a dire se pago pretendo un servizio.
Poi che il sistema della rappresentanza abbia alcune falle mastodontiche lo dimostra almeno un dato.
L’articolo 67 della costituzione italiana stabilisce che il parlamentare “… esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.” Vale a dire che viene votato per fare alcune cose ma può farne di completamente diverse.
Comunque facciamo conto che il principio funzioni alla perfezione.
Partendo dalla regola matematica per cui “Il prodotto non cambia invertendo l'ordine dei fattori” ho provato a riscrivere la frase che è risultata :
No Representation Without Taxation.
Mi pare logica: se non pago niente servizio.
Detta così credo abbia un effetto dirompente perché ho l’impressione che moltissimi interessi vengano rappresentati per conto e a beneficio di chi non paga.
Ecco! È vero, gli evasori sfruttano le risorse e non pagano le tasse!
È un refrain che sta andando molto di moda (ciò non toglie che sia corretto) però nessuno dice che chiunque consuma legalmente risorse, perché i suoi rappresentanti hanno approvato leggi che glielo consentono, senza aver pagato provoca lo stesso danno dell’evasore.
Non sarebbe forse il caso di cominciare a stabilire che chi non paga -in moneta o in lavoro- non ha diritto ad essere rappresentato?
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- Scritto da Pierluigi Patri
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Va be’, facciamo una gara e vediamo se saranno più quelli a cui scappa da ridere o vien da piangere.
Grande scalpore per il gesto dell’ombrello che Diego Armando Maradona ha indirizzato ad Equitalia durante l’intervista a “Che tempo che fa” del 20 c.m.
Vigorosa e maschia è stata la reazione della stessa che ha fatto notare come «Con i soldi che Maradona deve allo Stato si potrebbero costruire servizi a favore di tutti, avviare anche un progetto di edilizia sociale, visto che sono quasi 40 milioni di euro».
Orbene Equitalia è una società a totale controllo pubblico (51% Agenzia delle entrate e 49% Inps).
Agenzia delle entrate vuol dire o no stato italiano?
È vero o no che lo stato italiano si è “dimenticato” di esigere 98 miliardi (no, non è un errore di battitura; sono proprio 98 miliardi !) dovuti dalle società che gestiscono le slot?
È vero o non è vero che il parlamento italico ha approvato leggi che hanno ridotto il dovuto a poche centinaia di milioni?
È tutto vero!
Allora, vista la storia dei 98 miliardi, se io fossi il ministro dell'economia e delle finanze al geniale portavoce di Equitalia avrei detto : guarda, lascia perdere Maradona che sui crediti da riscuotere abbiamo il culo un pochettino scoperto. Se spari ‘ste belinate finisce che alla gente gli gira il belino e invece di dare delle micelæ a ‘n agretta viene qui a darcele sul naso.
Ma non sono il ministro.
P.S. Non so se Maradona sia l’evasore di cui dice Equitalia ma mi ha stupito una cosa.
Se Maradona è un evasore come mai il politicamente corretto Fazio Fabio lo ha invitato alla trasmissione, gli ha stretto la mano e lo ha preso sottobraccio? (tempo 1h27’ , guardare per credere).
O Fazio Fabio sa che il suo ospite è innocente oppure si mostra in cordialità con un evasore.
Nel primo caso mi sembra individuo privo di coraggio (accidenti che giri di parole mi tocca fare) perché non difende un innocente.
Nel secondo mi sembra un … Chissà se si può dire : connivente?
P.P.S. E chissà se la signora Littizzetto Luciana, sempre così pronta a fustigare vari personaggi, trarrà dalla sua verve comica lo spunto per “descrivere” il comportamento di chi le ha assicurato un posto fisso (presumo con lauto guadagno) nella trasmissione RAI.
Sì, proprio quella che si fa pagare l’abbonamento per ospitare (gratis?) un evasore.
Evviva l’italia
P.P.P.S. Provo un netto senso di nausea
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- Scritto da Pierluigi Patri
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È noto che da un albero di pere non nascono mele.
Pertanto perche stupirci se “In Italia la corruzione pesa 60 miliardi. È la metà del totale europeo “.
“… Siamo un paese a rischio … poco trasparente e gradito ai malfattori …” scrive l’italico Marco Zatterin ma la gente normale si è accorta già da moltissimo tempo che il sistema è un pochino marcio.
D’altra parte la sostanza originaria è quella che è.
I savoia, delle cui caratteristiche “organolettiche” la storia ci ha fornito ampia documentazione, hanno dato origine al regno d’italia e la sua trasformazione in repubblica non ne ha cambiato la sostanza modificando solo parte degli aspetti formali.
Genovesi, Liguri, finché siamo in tempo andiamocene per conto nostro.
Questi ci rovinano, ci portano al fondo.
Dobbiamo abbandonare l’italia
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- Scritto da Peter Beffroy
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Genova, domenica 15 settembre 2013. Il giorno dei giorni. Il giorno del Derby fra Genoa e Sampdoria. Il giorno in cui un sistema di opposizioni e di affinità molto più grandi e significativi di una semplice ricostruzione intellettuale attraversano una delle città più importanti del Nord Italia.
In tutte le nazioni footballistiche il Derby occupa una piazza scelta nel calendario del campionato. Ma in nessuna di queste nazioni, come in nessuna città, raggiunge il picco emozionale che consegue a Genova, dove la comunità, attraverso il gioco, vive il suo giorno più completo e perfetto dell'anno.
Non solo perché il Genoa è la squadra che in Italia ha inventato il gioco del football. Piuttosto, perché l'altra parte, quella dei Sampdoriani, più che a vincere, cerca persuasione e consenso attraverso una conquista dello spazio cittadino che non va interpretata come una semplice allegoria, poiché data dal giorno della loro nascita.
Alcuni dei fondatori della Sampdoria erano dirigenti del Genoa!Dunque i Doriani, che oggi lo sappiano o no poco importa, hanno questi caratteri ormai iscritti nel loro sangue, incisi nella loro carne. Sono stati generati dai Genoani!
Figli ribelli, o fratelli pentiti che siano - direi più i secondi che i primi - come i Ciclopi nel remoto Tartaro tutti i giorni dell'anno sono costretti a misurare la distanza che separa la terra dal cielo.
Tutti i giorni meno uno. Il giorno in cui nello spazio di un'ora e mezza possono colmare questo spazio. Il giorno del Derby.
Così tenteranno di fare ancora una volta domenica 15 settembre 2013.
Una allegoria filosofica questa che ha qualcosa del Derby originale. Nato molto prima che nascesse il gioco del football. Esattamente un martedì grasso di un’epoca antica quando due parrocchie della città di Derby, quelle di San Pietro e Ognissanti, cercando verità e seguito l’una a scapito dell’altra attraverso la conquista dello spazio cittadino, danno vita ad una forma di combattimento ritualizzato: un incontro di folk football.
Un gioco antico e molto diffuso nel quale lo scopo era spingere la palla nel campo avversario, mettendo in opera qualunque azione pur di fargli raggiungere la parte opposta. Una gara che dava ai giocatori e al pubblico presente il piacere della sfida richiamandosi all’archetipo consolatorio classico:per un giorno l’autorità politica e religiosa della città cedeva il potere alla collettività. La comunità dunque attraverso il gioco viveva il suo giorno migliore. Per questo ne conservava per generazioni la memoria fisica, a seconda delle variabili: un muro, una linea segnata sulla terra, la porta di una chiesa. In certi casi l’identificazione è stata così stretta che alcuni aspetti di questo sistema godono oggi di buona fama.
Da questo punto di vista a Genova il Derby sopravvive ancora precisamente intatto. Non è una tradizione religiosa, è vero. Ma come detto sicuramente una variante della medesima leggenda. Quella del giorno più importante, in cui la ninfa della cultura popolare, oggi dea del calcio, davanti a gran parte della comunità locale sceglie i suoi eroi: i vincitori della partita.
Difatti, le dispute che interessano i tifosi sugli spalti fanno intravedere il profilo di schieramenti di parte che nel passato erano il principio di classificazione che distingueva le persone e dava ordine alle relazioni sociali ed alle attività quotidiane.
Cosi, come sempre, i Sampdoriani più recenti e un po' timorosi come tutti i "figli" dinnazi ai loro progenitori, si affideranno ai classici criteri del nome del campione e dello stile di gioco.
Così, come sempre, i Genoani si affideranno ai criteri della corporazione e della parentela che fin dai tempi degli inizi fornivano una guida alla vita pubblica e privata degli abitanti della città storica.
Forse per questo, accanto alle tante bandiere rossoblu ad ogni partita c'è di continuo quella della Regina Vittoria.
Perché a Genova, la Regina, è sempre e solo la Regina Vittoria.
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- Scritto da Peter Beffroy
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La Regione Liguria ha pubblicato i nuovi bandi per le Borse di Studio lettere A,B,C, per l’anno 2013-14. A,B,C, sono soltanto le intitolazioni dei diversi modelli di domanda per altrettante richieste di rimborso per le spese scolastiche.
A, per i cosiddetti “contributi volontari”, che poi tanto volontari non sono perchè nonostante sembri che la frequentazione della scuola dell’obbligo ne sia esente gli istituti li chiedono lo stesso; e prova un po’ a non darglieli. Ti dicono di andare ad iscrivere il figlio da un’altra parte.
B, per le spese di trasporto, treno, bus, auto no? perchè no?, mah; gite scolastiche, sostenute nell’arco dell’anno scolastico.
C, acquisto libri di testo.
Poi, il Comune di Genova, attraverso le scuole raccoglie tutte domande e stila una graduatoria ed una volta ricevuti i fondi provvede alle relative assegnazioni attribuite in base all'indice I.S.E.E. dei richiedenti. Chi ha minor reddito ha la precedenza.
Si sa già che, nonostante l’avvio della procedura, per la lettera B non ci sono soldi, per cui tutte queste Borse di Studio non saranno assegnate.
Sembra anche che non sarà pagato il “comodato d’uso di libri”. Cioè il canone aggiuntivo al cosiddetto “contributo volontario” che le scuole richiedono a quegli alunni, i quali, anziché comperarsi i libri di testo se li sono fatti prestare dall’istituto.
Si può provare a chiedere in Regione ma regolarmente ti rimandano al Comune o più direttamente alle scuole. Nel frattempo, la TIA, futura TARES, è in scadenza.
Ora, però, sembra che il Comune di Genova abbia una grossa difficoltà. Uno sproposito di euro di spesa - pare un milione, forse di più, forse di meno, chissà - per coprire i costi della fornitura dell’acqua potabile per i "campi nomadi".
Perchè questo servizio costa, non ci vuole molta fantasia per capire a chi.
Vanno bene i “campi nomadi”. Ma l’acqua bisogna pagarla. Se uno non paga le bollette gli fermano l’auto. Pure ai nomadi dovrebbero farlo. Diritto ad essere nomadi, senz’altro. Ma non è scritto da nessuna parte che per essere nomade devi avere l’auto. Sei un nomade, a piedi, se non paghi l’acqua che consumi.
Ma pensaci un attimo.
Stiamo riflettendo se fare un Comitato. Un Comitato di Genitori e di non pagare più il “contributo volontario”, almeno fino a quando non saranno coperti i nuovi bandi per le Borse di Studio.
Certo si può non condividere.
Ma non può andare avanti cosi, le cose devono cambiare.
No. Queste frasi non sono mie, ma di un signore dall’aspetto curato che sta parlando al cellulare seduto al tavolino d’angolo nel bar in cui mi sono fermato per prendere un caffé.