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- Scritto da Ma. Tu. Ci.
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Il prof. Mario Draghi ha pronunciato il suo discorso al Senato enunciando i punti e gli obiettivi del programma di governo.
Esaminarli tutti richiederebbe troppo spazio ed in determinati passaggi va oltre le nostre modeste conoscenze, pertanto diventa inopportuno scriverne.
Ma sul suo riferimento al sistema fiscale vigente in Danimarca riteniamo di poter esprinere una considerazione semplice che ci pare incontestabile.
Ci ha stupito che una persona abituata a vivere e lavorare su scenari internazionali abbia potuto citare quel sistema come esempio cui rifarsi. Non perchè quel sistema sia inefficiente ma perchè è difficile immaginare che lo stesso vestito calzi perfettamente su due persone di taglia notevolmente diversa.
Non è risolutivo stabilire se sia nato prima l'uovo o la gallina perchè sta di fatto che è comunque l'etica di un gruppo sociale ad indirizzare i comportamenti di un popolo e dei suoi governati che ne esprimono necessariamente le caratteristiche complessive.
L'habitus pragmatico dei popoli nord europei è diverso da quello bizantino insito in altre culture pur dello stesso continente.
Il diverso costume politico è stato già considerato in un articolo pubblicato nel nostro sito.
Ma l'atteggiamento dei Danesi -dato il riferimento del prof. Draghi- è diverso anche in ambito economico.
D'altra parte il semplice, e non semplicistico, riferimento all'economia domestica che ha il perno nella "diligenza del buon padre di famiglia" (ma anche della madre ché altrimenti va tutto a peripatetiche) trova riscontro nella contrapposizione tra Paesi frugali e meno frugali.
In sostanza ci pare utopico il riferimento al sistema fiscale danese come modello adatto dall'arco alpino sino alle estreme propaggini mediterranee.
Vedremo ...
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- Scritto da Cerutti Gino
- Categoria: Politica
Miracolo!
Poche settimane fa viaggiava a 110-120 ma è bastato che l’incarico di formare il nuovo governo fosse affidato al prof. Mario Draghi perché lo spread calasse in modo significativo.
Una riduzione che esprime la fiducia dei mercati internazionali verso un qualificatissimo tecnico.
Il presidente della Repubblica italiana, pensando all'incarico che gli avrebbe affidato, aveva parlato di un “governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”.
Proprio la definizione di “alto profilo” suscita due considerazioni:
- la brutta figura dei partiti italiani evidenziata dal concetto di "alto profilo" perché, senza voler forzarne l'interpretazione, pare legittimo dedurre che se il profilo è alto nel caso in corso quelli dei governi precedenti sono stati -al massimo- di medio livello (ma si potrebbe anche ipotizzarne di basso).
- la capacità di affrontare problemi nodali con qualche speranza di successo ricade su una persona non eletta (dato non nuovo) come a dire che il sistema della democrazia rappresentativa non è all'altezza del compito e serve solo per affidare ai partiti il ruolo di sottoscrittori di compromessi che, nei fatti, si sono rivelati non risolutivi.
Non è dato sapere quanto durerà il governo Draghi e quanto potrà realizzare senza essere condizionato all'assedio partitico.
Ma dopo?
L'etica italiana è quella che è e all'estero ne sono perfettamente conosci.
C'è da aspettarsi che, terminato il nascituro governo, le cose riprenderanno l'italico andamento con i contribuenti sempre obbligati a far da salvadanaio alle necessità elettorali dei partiti.
In attesa di un nuovo Draghi?
O di un partito che bisognerà farsi da soli?
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- Scritto da Pierluigi Patri
- Categoria: Politica
In questi giorni i rappresentanti dei vari Stati europei sono riuniti a Bruxelles per discutere del "recovery fund" cioè sui soldi da impiegare nella ripresa dalla crisi economica causata dell'epidemia di Covid-19.
La trattativa riguarda la somma da impiegare, quanta a fondo perso , quanta in prestito e le garanzie richieste per erogare i denari.
Si sono immediatamente delineati atteggiamenti contrapposti tra gli Stati definiti frugali (Danimarca, Svezia, Olanda e Austria) e quelli che,a vario grado, non lo sono tra cui -guarda caso- quello italiano. Piazzati a metà strada ci sono gli Stati che cercano di mediare.
La stampa italiana ha pubblicato numerosi articoli che riportano le considerazioni di chi sostiene l'irragionevolezza dei paletti posti dai "frugali" perchè sarebbero un limite alla solidarietà, alla ripresa economica degli Stati più colpiti e, in sostanza, un pericolo per la tenuta dell'Unione europea già attaccata dai cosiddetti "sovranisti" (termime che fa pensare ci siano in contrapposizione i sudditisti).
Al più altro livello governativo sono state espresse esternazioni che vanno dal diplomatico "...Non si tratta di porre il veto, si tratta di trovare un accordo..." al categoricamente orgoglioso “... L’Italia è molto ambiziosa...". Dalla disponibilità a trovare un accordo " Siamo disponibili a entrare nella logica di revisione di qualche dettaglio ..." alla ferrea determinazione sancita dal "... Non siamo assolutamente disponibili ad accettare una soluzione di compromesso ...".
Ma l'articolo che mi pare sintetizzi al meglio tante "emozioni" l'ha scritto Antonio Polito che nel titolo reclama "...un po’ di fiducia (reciproca)." dimenticando la massima -non molto elegante ma dalla lapidaria veridicità- che ha ispirato il titolo di questo scritto.
Basta pensare alla favola di Esopo "La cicala e la formica" ed alla revisione dispensata da Rodari Gianni -celebrato pedagogista nonchè specializzato in letteratura per l'infanzia- attivo per decenni nella diffusione della sua dottrina in linea col pensiero politicamente corretto :
se non mi piace l’avara formica
io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende…regala!"
La nave italiana persiste sulla rotta tracciata dall'illusoria e cicalesca convinzione che non ci sia rapporto tra comportamento e conseguenze.
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- Scritto da Pierluigi Patri
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A partire dal prossimo anno scolastico, 2020/2021, sarà obbligatorio studiare la Costituzione italiana in tutti i gradi dell’istruzione, a partire dalle scuole dell’infanzia.
La Costituzione è "... il testo più importante che esista nel nostro Paese, l’architrave della Repubblica, la base su cui poggiano tutte le altre norme.". Quindi "Essa è considerata come la legge fondamentale che è alla base dello Stato Italiano.".
Date le considerazioni riportate sopra riteniamo sia importate che i giovani (anche se pare un po' precoce coinvolgere i bambini delle scuola dell'infanzia) conoscano bene la legge fondamentale della Repubblica in cui vivono per capire l'importanza di quell'architrave.
Se non ricordo male anche a me, alunno delle elementari tra il 1957 ed il 1962, ne era stata consegnata una copia. A dirla tutta quell'iniziativa non mi aveva coinvolto particolarmente considerandola una cosa in più da studiare.
L'ho ripresa in mano (non quella copia persa, purtroppo, nel tempo) e di averne riletto gli articoli (non tutti) che mi sono sembrati più "fondamentali" degli altri.
Spero proprio che l'iniziativa promossa (forse sarebbe più corretto dire imposta, consideratane l'obbligatorietà) ne favorisca un apprendimento obbiettivo, cioè non condizionato da interpretazioni ma legato strettamente alle parole e concetti. Prenderne coscienza consentirà ai giovani di verificare la corrispondenza tra enunciati e fatti reali.
Allora cominciamo con quel "manuale d'uso" iniziando -come ovvio- dall'articolo 1 che recita: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Scrivere che “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.” significa, evidentemente, porre il lavoro a fondamento del “contratto sociale” della Repubblica italiana. Pertanto chi lavora (o ha lavorato per il tempo adeguato) fisicamente e/o intellettualmente è parte costitutiva della Repubblica essendo essa “fondata sul lavoro”.
Pare,quindi, di poter dedurne che il non-lavoratore (per scelta o per cultura) debba essere considerato fuori dal contratto sociale che costituisce patto di solidarietà ed individuo su cui l'architrave non si regge.
Allora come la mettiamo con l’articolo 1 ?
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro … di una parte.
Va be'... si tratta solamente di una falsa partenza ed agli atleti viene data una seconda possibilità.
Alla seconda vengono squalificati.
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- Scritto da Pierluigi Patri
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La diapositiva che vedete più sotto è stata proiettata durante la puntata di ieri della trasmissione "di MARTEDÍ" nel contesto di una discussione più complessiva.
L'epidemia del Coronavirus ha provocato un'emergenza sanitaria ed economica che ha fatto riemergere in modo violento alcuni problemi preesistenti.
I costi delle prestazioni sanitarie è uno di questi.
Con quali soldi vengono pagati questi costi ?
Ovviamente con quelli dei contribuenti !
E qui scatta un riflesso pavloviano tipico dei social-comunisti che additano gli unici colpevoli: gli evasori.
Gli altri schieramenti politici, quando lo fanno, si pronunciano in modo più sfuggente (forse per captare il consenso dell'altra parte di platea elettorale?).
L'ipotesi "pavloviana" è azzardata? inconsistente? pregiudiziale?
Non sembrerebbe sentendo quanto detto [tempo tempo 29' 36"] dall'On. Bersani Pierluigi -circa un mese fa- durante la trasmissione "di MARTEDÍ" .
Perchè i politicanti fanno raramente cenno a chi lavora in nero e/o ignorano i professionisti del bisogno?
Eppure gli appartenenti alle due categorie non sono solidali con i contribuenti e ne logorano l'esistenza perchè sfruttano servizi mantenuti con le tasse. Anzi, nei periodi di crisi chiedono anche solidarietà.
Vero On. Bersani?
Cosa ne pensa, caro Onorevole, di chiedere la dichiarazione dei redditi anche a costoro quando si recano al Pronto Soccorso?
Allora all'esecrazione degli evasori va associata quella di chi lavora in nero o è professionista del bisogno!
Tutti costoro, indistintamente, sfruttano i contribuenti. Ed il discrimine sociale deve essere posto tra contribuenti e non-contribuenti.
(Riflessione accessoria: sarà solo un'impressione ma "sembra" che i politicanti raccontino solo mezza verità, cioè quella che viene bene loro per difendere i propri clientes).
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