Sansone cadrà dal pero con tutti i Filistei?
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- Scritto da Pierluigi Patri
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Sì, questo è il rischio!
Martedì 23 u.s. Il Secolo XIX ha pubblicato l'articolo dal sottostante titolo
Al recente Adriatic Sea Summit il dott. Zeno D’Agostino -Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale (cioè Trieste)- ha espresso varie considerazioni, anche sul porto di Genova.
Da tempo le pagine di questo sito ospitano interventi critici sugli utilizzi che gli amministratori genovesi intendono fare sia delle aree dal consolidato utilizzo portuale che dell'area ex-Ilva di Cornigliano.
Utilizzare gli spazi che potrebbero essere liberati dalla servitù siderurgica per sistemarvici containers rappresenta uno spreco di superfici preziose per la loro centralità rispetto agli istituti di ricerca esistenti ed alle vie di comunicazione (aeroporto, ferrovia, autostrade).
Gli interventi cui ho fatto cenno sono stati elaborati da simpatizzanti senza esperienza diretta nel campo dei traffici marittimi ma redatti utilizzando "triangolazioni" sulle informazioni fornite dai mezzi di comunicazione e tenendo presente due parametri:
1- alto rapporto di addetti per unità di superficie
2- attività ad alto ed altissimo valore aggiunto
cioé un utilizzo intensivo che favorisca un diffuso sviluppo culturale, economico, sociale ed ambientale della Città.
É certo che i containers non soddisfano i parametri di cui sopra ma sono a portata di mano e consentono agli Amministratori di mostrare all'opinione pubblica un rapido risultato mentre pianificare insediamenti di ricerca e di produzione hi-tech è lavoro più lungo e meno appariscente.
Ma sarà mica che la gatta frettolosa fa i gattini ciechi ?
"... ma quando i container non esisteranno più, cadranno tutti dal pero."
Lo ha detto il dott. Zeno D’Agostino. Considerata la sede ed il ruolo ricoperto pare di poter escludere sia stata solamente una battuta provocatoria.
Chissà cosa hanno pensato i genovesi?
Genova, il porto, i protagonisti (quelli veri e quelli "inveri")
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- Scritto da Caparbia Mente
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"Il Secolo XIX" rende noto che sono cominciati i lavori per l'assetto definitivo di Calata Bettolo in gestione a MSC. I protagonisti annunciano che nel terminal verranno movimentati 800.000 containers/anno ed il Presidente dell'Autorità portuale sostiene che questi lavori «... sono il segnale più forte della robustezza del nostro sistema portuale.».
Affermazione forte e decisa che fa immaginare traguardi di rilevante importanza e trova conforto nella valutazione del Sindaco Bucci: «... siamo nel cammino che ci porta ad avere un porto competitivo nel mondo e il primo porto del Mediterraneo.».
Insomma: il porto di Genova Superba arriverà ad avere un irresistibile appeal per qualsiasi armatore intenda promuovere i suoi (dell'armatore) traffici e la sua (sempre dell'armatore) ricchezza.
Alla cerimonia ha "doverosamente" partecipato anche Søren Toft, CEO di MSC, quindi persona che sa stare al mondo e con forte potere contrattuale. Parlando degli aspetti determinanti le scelte delle grandi compagnie armatoriali ha avuto modo di puntualizzare «... se Genova non seguisse lo sviluppo di MSC, saremmo costretti a portare il nostro business da un'altra parte».
C'è chi ha interpretato questa considerazione come un pacato input ai protagonisti : fate quel che ci serve, altrimenti ce ne andiamo altrove.
Caspita ! Ma allora i sogni di gloria dove andrebbero a finire? Come può fare Genova, la Superba, senza containers???
C'è chi risponderebbe: basta fare come a Ginevra, capitale dell'omonimo Cantone, dove i soldi sanno guadagnarli con i containers però senza averli tra i piedi su vista lago.
En passant (in francese dato che là tal lingua si parla) vi abitano 201.818 persone -dato del 2018- ma pare che nessuno sia preoccupato dell'esigua consistenza numerica della popolazione.
Va be', non ci importa nulla di un prepotente a cui spezzeremo le reni!
Ahi, ahi,ahi.
Per le quote rosa i nostri protagonisti devono vedersela anche con Lucia Morselli (A.D. di Acciaierie d'Italia) che, però, non minaccia di andarsene ma di restare ben piantata a Cornigliano.
Propongo uno spunto di riflessione per chi legge: tra latta (Lucia Morselli) e containers (Toti, Bucci, Signorini) qual'é il maggior male per l'ex Superba Genova ?
Entrambi... per chi è in grado di programmare un futuro prospero per tutti !
Pasquetta ed il Lunedì dell'Angelo
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- Scritto da Pierluigi Patri
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Nelle terre di parlata Genovese anche quest'anno si è perpetrato lo scempio (uno tra i tanti) delle nostre tradizioni, vale a dire l'uso del termine "Pasquetta" per intendere il giorno successivo a Pasqua : il Lunedì dell'Angelo. Per i Genovesi o Lunesdì de l’Àngiou.
Per noi Pasquetta è il 6 gennaio e rappresenta il coerente uso del concetto di Pasqua.
Pasqua commemora la resurrezione di Cristo, cioè la sua nuova vita dopo la morte.
Il tributo dei Re Magi al bambino Gesù ha rappresentato il riconoscimento della sua natura divina, cioè una nuova vita.
Questo per chiarire l'interpretazione Genovese di quanto accaduto il giorno dell'Epifania.
Pasquetta è il termine usato dagli italiani; espressione che ha infiltrato da molto tempo i nostri usi.
Credo che tra i primi ad usarlo -a sproposito- nella nostra Terra sia stato "Il Secolo XIX", cioè l'edizione locale del quotidiano torinese. Peraltro il Secolo continua ad utilizzare "basso Piemonte" per intendere le Terre dell'Oltregiogo in perfetto allineamento editoriale.
Non intendo contestare agli italiani l'uso di "Pasquetta" perché perfettamente legittimo; per quanto riguarda l'edizione genovese de "La Stampa" capisco sia l'adeguamento alla casa madre.
Trovo, invece, ingiustificabile ed autolesionista quando "Pasquetta" viene utilizzato da coloro dovrebbero rappresentare la cultura locale.
Oggi ho avuto occasione di seguire su l'emittente "Telenord" la parte finale della telecronaca di Como-Genoa in cui il conduttore Nuti Giuseppe (detto Beppe) ha augurato buona "Pasquetta" agli ascoltatori. Fatto davvero curioso per uno che si è fatto strada nelle emittenti genovesi, quindi con un curriculum formativo che avrebbe dovuto familiarizzarlo alla cultura Genovese.
Invece no. Ma Nuti Giuseppe (detto Beppe) è uno dei tanti peraltro senza ruolo ufficiale; quindi il suo comportamento può essere considerato "colposo".
E fino a qui non mi sarei preso al briga di scrivere queste righe perché pestare l'acqua nel mortaio ...
O scciupón de fótta o m'è vegnûo quando ho visto 'sto post del Comune di Genova in cui viene augurata "Buona Pasquetta" (in basso a sinistra).
Ma andate a stra-affogarvi di cozze!!!
BALILLA NON MUORE MAI
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- Scritto da Pier Cristiano Torre
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BALILLA NON MUORE MAI
La comunicazione mi è arrivata oggi pomeriggio: Vincenzo Matteucci è morto.
Alla notizia di un amico che se ne va sempre si prova un sentimento di tristezza. In questo caso però la tristezza è compensata da una nota di fiducia. Vincenzo Matteucci nella sua vita di politico e di uomo pubblico ci ha dimostrato che si può andare oltre il possibile.
È stato con questa aspirazione nel cuore verso le sfide controcorrente che, alle elezioni politiche del 1992, Matteucci ha determinato la sconfitta di Guido Carli e Riccardo Garrone, due dei maggiori protagonisti dell’establishment italiano del tempo.
È stato con quella stessa consapevolezza che negli anni successivi Vincenzo ha continuato a cercare un passaggio libero attraverso cui Genova potesse giungere a confrontarsi con la consistenza della Storia.
In tutte queste sue azioni Vincenzo Matteucci rifletteva la forza di una identità che trovava il suo migliore emblema in Balilla, il ragazzo di Portoria il quale a ragione credeva che ad un genovese, in qualunque posto fosse, bastasse poter toccare il suo destino per scardinarlo.
In questa serie di rimandi operanti attraverso una estensione fantastica Vincenzo Matteucci è diventato effettivamente il Balilla.
E come qui a Genova si sa, Balilla non muore mai.
Pier Cristiano Torre
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