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Totò: è professore che insegna, è studente che studia

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Scritto da Peter Beffroy
Categoria: Costume e Società
Pubblicato: 30 Gennaio 2022
Visite: 620

Dalle pagine de “Il Secolo XIX” edito il 28 c.m. si apprende come scolari e genitori, approfittando dell’astrattezza dell’insegnamento a distanza, ne stravolgano le regole concordate rendendo la vita assai difficile agli insegnanti. Questi ultimi richiamano, ammoniscono, minacciano sanzioni. Alla fine, quel che si capisce, è il fallimento della didattica a distanza.
Verosimilmente le cause sono molteplici e la gran parte di esse sfuggono alla mia comprensione. Qualcosa però intravedo. L’istituzione scuola non sembra aver compreso la portata della rivoluzione telematica in corso. La tecnologia fisicamente separa le persone purtuttavia le mette in confronto diretto. Cioè elimina totalmente la funzione che nelle attività in presenza è riconosciuta alla figura del mediatore. Da questo punto di vista il confronto on-line tra docente e classe si spezzetta in una quantità di scontri diretti aventi tutti le caratteristiche di un corpo a corpo. Uno scambio a distanza ravvicinata nel quale nessuna delle due parti in attrito può far valere la protezione di un ruolo dato precedentemente. Vince chi ha maggiore autorevolezza, non maggiore autorità.
Gli insegnanti non hanno grande autorevolezza. Spingendo la questione fino al limite della provocazione bisognerebbe dire che neppure possono averne essendo stati formati da quella stessa scuola della quale adesso si lamentano.
Genova ne sa qualcosa.

Lungo i primi tre quarti del Novecento ricca di spunti, ed articolata su più livelli fra pubblico e privato, l’offerta formativa della Città è stata progressivamente logorata fino a disperdere sul finire di quel secolo - nel nome ministeriale del programma, della lotta di classe e del diritto alla promozione scolastica, non sociale - le sue migliori competenze.
Istituti di primissimo piano, anche se privati e cattolici, sono stati prima diminuiti, accusati di conferire un diploma a chiunque purché ricco abbastanza da pagare la retta, e poi portati alla chiusura per far posto alla “scuola laica”. La quale fa pagare tutti, anche quelli che non ci vanno, e diploma tutti, soprattutto quelli che, per una ragione o per l’altra, non la frequentano con profitto.
Ma allora, se la questione rimonta la storia recente, vien da chiedersi perché si sia reso possibile il fallimento dell’istituzione scuola.
La risposta è così scontata che quasi neppure la manifesto. Soldi, bilanci.
Invece dirò che con la 
democraticizzazione della società si è voluto democraticizzare anche la scuola. In sé, tutto bene. Soltanto che il percorso adottato non ha puntato a permettere al maggior numero di persone possibili di accedere al miglior livello formativo attuabile, selezionando in questo modo i più capaci e fornendo agli altri meno attrezzati una preparazione comunque adeguata a salire la scala della vita. Viceversa ha puntato a fornire alla platea dei suoi utenti un servizio indifferenziato tanto che, oggi, la scuola viene e può essere intesa come una delle diverse attività che inevitabilmente si succedono nella vita di un uomo.
Nella pratica, naturalmente, non tutto è andato a finire così. Ci sono scuole e scuole e dire dove hai studiato equivale a definire chi sarai dopo.
Tuttavia questo concetto non è molto condiviso se un uomo di sicuro livello come Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica, ha manifestato malumore circa l’insegnamento della storia antica, quasi quella materia distogliesse energie e tempo allo studio di discipline più specialistiche. Ma se il problema è questo non bisogna tagliare le materie ma ridefinire i calendari e prolungare l’anno scolastico.
Il punto in argomento non sono le monoculture, per quanto specializzate, ma la capacità di ragionare.
Così si arriva al momento iniziale nel quale l’insegnante-genitore ammonisce lo scolaro indisciplinato mentre dall’altra parte dello schermo lo studente-figlio sbeffeggia un collega del suddetto ascendente.
Come finisca la storia al suono della campanella non è dato sapere. Forse con una bella riunione di famiglia, ognuno attorno al 
suo proprio cellulare.
Ignoranti quanto basta ma molto specializzati.

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Ponte Giovanni Rebora - O Profesô

Dettagli
Scritto da La Redazione
Categoria: Storia e geografia
Pubblicato: 28 Gennaio 2022
Visite: 646

Sino ad oggi era il "ponte di quota 40"; nome anonimo e freddamente descrittivo per la struttura che a San Pier d'Arena collega corso Magellano a via Gian Battista Monti.
La Giunta Comunale ha deliberato (finalmente) di intitolarlo al Professore Giovanni "Gianni" Rebora -Genovese di San Pier d'Arena- che ha abitato in un civico prossimo al ponte.

Lo riteniamo doveroso riconoscimento ad un Uomo e Docente dell'Università di Genova che si è sempre distinto per la grande cultura, lo spirito aperto, la capacità critica e l'affabilità con cui affrontava e divulgava gli argomenti trattati.

Profes Giovanni Rebora 4

La Sua morte ha rappresentato per tutti noi una grossa perdita ma il Suo ricordo è intatto e Gli siamo riconoscenti per quanto ci ha trasmesso col Suo modo elegantemente scanzonato di rapportarsi, distante da qualsiasi altezzoso atteggiamento accademico.

Grazie di tutto, Sciô Profesô.

P.S. la delibera del Comune è giunta a buon fine dopo un lungo ed impegnativo percorso burocratico, intrapreso e tenacemente perseguito da Filippo Noceti.

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Rapallizzare

Dettagli
Scritto da Barca & Baciccia
Categoria: A ciassa do paize
Pubblicato: 30 Dicembre 2021
Visite: 816

Il calo demografico è un argomento che va di moda in questo periodo, un po' come il green legato all'eccessiva produzione di CO2 (ma se la popolazione si riduce non dovrebbe ridursi anche la produzione di CO2?).
Su Il Secolo XIX di oggi è stato pubblicato un articolo col sottostante titolo

2021 12 30 demografia Liguria Santa Margherita calo demografico appello ai milanesi titolo Il Secolo XIX

Nel Consiglio comunale di Santa Margherita maggioranza ed opposizione hanno deciso di lanciare l'appello che avete letto facendo leva sulla consuetudine dei milanesi, sulle possibilità di lavoro a distanza e sulle condizioni ambientali e climatiche davvero accattivanti.
Non c'è dubbio che la nostra Terra, adeguatamente curata, sia una Terra d'oro: la Liguria di Terra e la Liguria di Mare.

A crinn a di monti

Per di più il versante marino, in particolare, ha un comprensibile appeal per chi vive in pianura anche se nei decenni passati la Riviera di Levante e,  ancor più pesantemente, la Riviera di Ponente sono state sottoposte ad un vergognoso deturpamento ambientale tanto da giustificare il neologismo "rapallizzare".

Lo scempio ambientale ha coinvolto, con altre modalità e motivazioni, anche Genova ed anche per Genova si sentono allarmi e lamentazioni sul calo demografico.
A questi noi rispondiamo  semiprovocatoriamente invitando l'attuale Amministrazione e quelle future (infatti ci vorrà qualche decennio) a de-rapallizzare la Città, anzi, le Città (volgarmente definite delegazioni o periferie) per recuparare il decoro, la bellezza, il senso civico degli abitanti. Per migliorare la qualità della vita di tutti noi !
Già ora ci sono le occasioni per iniziare la rinascita.
Chi di dovere (oggi e nelle future amministrazioni) si dia da fare altrimenti sarà correo per l'attuale degrado.


P.S. la demolizione della Diga di Begato è il primo passo per una revisione della Città, per la Sua rinascita, ed in questo video trovate il modello danese di superamento del ghetto che, seppure in una situazione un po' diversa dalla nostra, mostra come si possano trovare soluzioni per il riequilibrio di un territorio.

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“Tracce per il futuro di Genova”

Dettagli
Scritto da Pierluigi Patri
Categoria: O lòu
Pubblicato: 14 Dicembre 2021
Visite: 770

È il titolo di un evento realizzato dalla Fondazione Garrone.
Nel relativo articolo pubblicato sul "Il Secolo XIX" di ieri sono stati esposti i nodi ed i punti di forza di Genova:

 2021 12 13 Fondazione Garrone Tracce per il futuro di Genova tra crisi demografica ed industriale ritaglio punti di forza Il Secolo XIX2021 12 13 Fondazione Garrone Tracce per il futuro di Genova tra crisi demografica ed industriale ritaglio nodi Il Secolo XIX

I problemi sono chiari e concatenati l'uno con l'altro come chiare e concatenate sono le direttrici che consentono di porre rimedio ai problemi non solo neutralizzandoli ma, partendo proprio da quelli, pianificando il futuro, ricco per tutti.
Ci fa piacere che la Fondazione abbia lanciato il sasso su questioni che l'Associazione Repubblica di Genova dibatte da due anni almeno.
"limitatezza spaziale", "perdita della presenza industriale", "invecchiamento della popolazione",  "condizioni ambientali, geografiche e climatiche", "concentrazioni di saperi" sono argomenti critici e determinanti su cui impostare (e realizzare) un nuovo sviluppo dalla Città e dei Territori che insistono su di Essa.
Ne abbiamo scritto in diversi articoli pubblicati su questo sito (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9) evidenziandone anche un concatenamento logico.
Le nostre forze non sono tali da consentirci un grande impatto mediatico come, invece, è possibile alla Fondazione Garrone pertanto ci rallegriamo di questa iniziativa che deve dare una sveglia .

Continueremo a puntualizzare che la ricchezza di cui parliamo non sarà eslusivamente economica ma, per i presupposti già pubblicati, necessariamente complessiva : culturale, sociale, economica, ambientale.
Cioè atta a realizzare un ambiente civico in grado di confrontarsi con quello di Stati e di Comunità che vengono ripetutamente presi ad esempio.

A noi pare scontato che in un ambiente sociale ricco funzioneranno bene anche le cose apparentemente più banali: strade pulite, verde tenuto come fosse un giardino privato, servizi per il cittadino puntuali ed efficienti.

Alcuni dei nodi segnalati ("obsolescenza infrastrutturali" ed il conseguente "isolamento geografico") sono addebitabili solo parzialmente alle Amministrazioni -presenti e passate- del nostro Territorio ma la "limitatezza spaziale"  e la "frammentazione fra quartieri" sono punti su cui hanno giurisdizione e, pertanto, devono intervenire per raggiungere il miglioramento civico.
Proprio la "limitatezza spaziale" dovuta all'orografia della nostra Terra impone scelte culturali e produttive che consentano di utilizzare al meglio le nostre aree; attività culturali che si concretizzino in centri di ricerca e le conseguenti attività produttive ad altissimo valore aggiunto rappresentano lo strumento ideale per dare dignità ai quartieri in progressivo degrado.
Condizioni civiche ideali sono l'antidoto al calo demografico; ricerca e cultura -indicate nei punti di forza- sono l'alternativa di qualità alla perdita di presenza industriale di bassa qualità.

Abbiamo ben presente le difficoltà imposte dall'apparato politico e burocratico centrale -su cui si modula quello  periferico- che pare organizzato apposta per ostacolare (impedire?) interventi su servizi fondamentali come la scuola per cui viene preferito un sistema atto ad appiattire gli slanci degli studenti piuttosto che ad incentivarne le propensioni. Ma le amministrazioni locali devono -per quanto reso loro possibile- sviare quel sistema e trasformare la scuola in una Scuola mezzo di elevazione sociale.

In prossimità delle elezioni comunali i contendenti sfoderano tutte le possibili occasioni di polemica per criticare l'antagonista : piantatela con le geremiadi!

Cultura (scuola, Università, centri di ricerca scientifica ed umanistica)
Attività industriali (produzioni consone al territorio cioè ad alto ed altissimo contenuto di conoscenza)

Su un "terreno di cultura" così potete creare le condizioni adatte ad un incremento demografico di qualità, ad un miglioramento civico, ad una ricchezza diffusa : per Genova Superba!

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Franco Bampi
Académia Ligùstica do Brénno
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Consulta Ligure
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