Qui una raccolta di articoli sul mondo del lavoro nella nostra Terra.
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- Scritto da Riceviamo e pubblichiamo
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Non sembrano esserci più dubbi sul fatto che i giovani che si affacciano oggi al mondo del lavoro dovranno aspettare i loro settanta e più anni per godere della pensione, pensione peraltro molto misera e incapace di garantire un accettabile livello di vita. Tutto questo ha diverse cause: l’aumento dell’aspettativa di vita, il “gelo demografico” che riduce la platea di contribuenti, la sempre minore disponibilità di fondi da destinare alle pensioni “pubbliche”. Un rimedio, sperimentato da sempre nei paesi anglosassoni, dove la pensione pubblica è di mera sussistenza, è creare robusti fondi integrativi aziendali e favorire il ricorso a forme di accumulo di denaro per la vecchiaia a titolo volontario e privato. In Italia tutto questo non avviene perché un Fisco spietato (e miope) taglieggia i rendimenti dei fondi integrativi e scoraggia il ricorso alla previdenza individuale. Ma non è questo il tema centrale.
Il problema più grave è dato dalla lunghezza stessa della vita lavorativa che si prospetta.
Immaginando un giovane che inizi a lavorare a 25 anni, avrà davanti quasi mezzo secolo prima di godere della pensione.
Vediamo ogni giorno cambiamenti negli strumenti e nelle modalità di lavoro.
Vediamo sparire antiche professionalità, soppiantate da automazioni più rapide ed economiche, ne vediamo nascere di nuove, senza sapere quanto respiro temporale avranno a fronte del progresso continuo e in continua accelerazione. In mezzo secolo le persone dovranno affrontare un numero imprecisato di cambiamenti per non venire espulsi dal mondo del lavoro. Delle odierne esisteranno solo alcune professionalità estremamente specializzate o attività artigianali di altissimo livello.
Questo comporterà un immenso sforzo di continua formazione per le persone; per la politica la capacità di immaginare risorse e strumenti per non lasciare nell’indigenza intere fasce di popolazione.
L’alternativa è un futuro fatto di poche persone attive riccamente retribuite e una massa di disoccupati, o sotto occupati, che sopravvivono grazie a sussidi.
Purtroppo il panorama politico odierno non lascia ben sperare rispetto al primo scenario. Spremere i (pochi) contribuenti ed erogare sussidi è più facile e redditizio dal punto di vista elettorale.
Se si guarda alla realtà genovese, la preoccupazione aumenta.
Esistono realtà innovative come l’IIT, ma sembrano slegate dalla realtà cittadina; per il resto, oltre alla cronica difficoltà dei genovesi a fare fronte comune per affrontare i problemi che affliggono la città, non si vede niente di diverso dai soliti poli: porto e acciaio. La crisi di quest’ultimo è pluridecennale, acuita a Genova dal fatto che i laminatoi sono alimentati da rotoli a caldo prodotti a un migliaio di chilometri di distanza, con una immaginabile ricaduta sui costi.
Anche in questo settore non è difficile immaginare la crescita della automazione e una minore richiesta di manodopera.
Per quanto riguarda il porto, l’impatto dell’automazione sulle manovre di carico e scarico dei container sarà sempre maggiore e pochissime persone potranno gestire un sempre crescente numero di navi. Non è da trascurare anche il possibile impatto della situazione geopolitica del Mediterraneo e del Medio Oriente. L’attuale guerra in Palestina, con le sue ricadute sulla navigazione nel Mar Rosso e verso Suez, ha già provocato un forte aumento dei tempi di navigazione e, di conseguenza del costo dei trasporti. Se in tempo di pace, con la rotta del Canale sicura, i porti del Mediterraneo sono utilizzabili per avviare via terra le merci verso il centro-nord Europa, la rotta che circumnaviga l’Africa spinge ad utilizzare direttamente i porti del Nord come Rotterdam. Uno scenario di cui non si riesce a vedere la conclusione e che potrebbe ripetersi in qualsiasi momento.
Resta il turismo, le crociere e il loro indotto, benvenuto per limitare la crisi, ma con la consapevolezza che non sarà mai sufficiente per mantenere in vita una grande città.
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- Scritto da Caparbia Mente
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L’Ufficio economico Cgil di Genova e Liguria ha elaborato uno studio su dati Inps da cui si rileva che tra gennaio e settembre 2023 i nuovi assunti in Liguria sono stati 168.530, il 40% dei quali sono persone nate all'estero; circa 53.000 di loro (cioè il 32%) non sono comunitari.
Dato la consistenza percentuale si tratta di «Numeri che raccontano il motore sempre più a trazione straniera per il lavoro, in Liguria.».
Maurizio Calà, segretario generale Cgil Liguria annota che «All'architrave sempre più portante di questi lavoratori si somma, al contempo, una denatalità della nostra regione che preoccupa e una fuga dei nostri giovani che vanno a studiare e lavorare altrove...» ed evidenzia che «In una stima per difetto possiamo comunque dire che c’è almeno un 10 per cento da sommare al 32 per cento di non comunitari restando, ripeto, ben sotto alle cifre effettive. Siamo,quindi, quantomeno già al 40 per cento.».
Inoltre il segretario fa una puntualizzazione: «… la [loro] presenza più massiccia è nel settore della ristorazione e del turismo, proprio uno degli assi portanti della nostra regione...».
I dati di cui sopra danno da pensare e sono sale sulle ferite per argomenti già trattati nelle pagine di questo sito.
Le "ferite" cui mi riferisco sono:
Ä la "sordità" degli amministratori pubblici verso le ovvie necessità -presenti, prossime e future- della nostra Comunità stante i fattori di crisi (il decremento demografico, rilevato anche dal segretario Calà, è la cartina al tornasole)
Ä la loro "cecità" ai segnali sempre più evidenti degli àmbiti cruciali per sicurezza e benessere diffuso della nostra Comunità
Certo, i nostri Amministratori non possono capirsene di tutto anche perché nessuno, io compreso, se ne capisce di tutto.
Quindi c'è bisogno di consiglieri esperti e lungimiranti che siano in grado di proporre orientamenti ed azioni che "anticipino" gli sviluppi tecnologici futuri.
A questo punto è necessario che il Sindaco fornisca un chiarimento lessicale a proposito di "Consigliere delegato in materia di nuovi insediamenti aziendali sul territorio.".
Quel "nuovi" significa innovativi, "futuribili", in sintonia con gli sviluppi tecnologici che sono alla porta e che saranno protagonisti dei prossimi 50 anni?
Oppure sono "nuovi" perché semplici aggiornamenti di vecchie soluzioni?
Non c'è dubbio che il Dr. Davide Faltieri sia persona capace e molto attiva in diversi campi; per capirlo basta leggere la sua pagina online e quella su Facebook.
Anche la sua presenza sociale e comunicativa chiarisce l'attenzione che presta ad un'area di particolare interesse per le sue attività.
Tutto questo è perfettamente legittimo ed apprezzabile ma mi pare che le idee sull'uso dell'area ex Ilva, cioè logistica e megaparcheggio per i TIR, emerse sino ad ora rientrino in un ambito per niente innovstivo in cui la città ha già dato molto -troppo- e non propongano alcuna novità ma solamente odore di naftalina giusto per conservare i vecchi "vestiti".
Signor Sindaco, cosa intende per "nuovi"?
"Nuovi" (cioè altri) camerieri? "Nuovi" (cioè altri) camion? "Nuovi" (cioè altri) containers?
Oppure Nuovi (cioè pronti alle tecnologie di domnani) tecnici? Nuovi (cioè al passo col futuro) insediamenti? Nuovi (cioè arricchimento dell'esistente) centri di ricerca?
Banalmente si tratta di "declinazioni" opposte dello stesso ternime.
Qual'è la Sua, Signor Sindaco?
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- Scritto da Pindaro
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"Se l'inventore dell'intelligenza artificiale è un genovese e Genova non lo sa" è il titolo dell'articolo con cui Franco Manzitti informa della presentazione del libro di cui, qui a fianco, vedete la copertina.
Il Genovese è Tomaso Poggio; laureatosi in Fisica all'Università di Genova, insegna al Massachusetts Institute of Tecnology di Boston ed, insieme a Marvin Minsky e a Jhon Mac Carty, è l'inventore dell'intelligenza artificiale.
Qual'è la conclusione (anticipata)?
Il seme era buono ma è caduto in un campo arido mentre un campo fertile ha favorito le condizioni per un turning point, un'idea, una realizzazione che cambierà il futuro in modo impressionante.
C'è da constatare con rammarico che Genova non ha costituito ambiente favorevole allo sviluppo dei suoi studi sul funzionamento del cervello delle formiche tanto che dopo la laurea ha lavorato come ricercatore a Tubinga.
I contadini sanno bene che la preparazione di un terreno propizio alle colture richiede tempo, visione strategica, programmazione, impegno mentale e di risorse.
É evidente che non sia possibile promuovere in poco tempo le condizioni favorevoli per un terreno fertile adatto a richiamare ricercatori e produrre conoscenza ma basterebbe prendere in prestito la mentalità "contadina" per iniziare a programmare quanto necessario a rendere Genova una meravigliosa sede di coltura della cultura.
A Genova abbiamo già qualche "appezzamento di terreno" tale da costituire attrattiva e, qui, sono alla conclusione finale (e volutamente provocatoria) dedicata a chi di dovere: se non ci arrivate voi fatevi aiutare da un "contadino" !
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- Scritto da Pierluigi Patri
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Grazie perchè avete dimostrato di essere capaci ad immaginare un futuro diverso.
In questo sito sono stati pubblicati diversi interventi sull'area ex-ILVA, tutti improntati a proposte di sviluppo che offrano ai nostri giovani occasioni di lavoro economicamente e culturalmente interessanti tali da gratificare le loro giuste ambizioni di progresso sociale cui farà seguito un concomitante miglioramento di cui si gioveranno Cornigliano, il Ponente e tutto il Genovesato.
Le vostre preoccupazioni volte ad assicurare occasioni di lavoro e di reddito per gli attuali occupati sono giuste e condivisibili. Non è difficile immaginare che un serio impegno delle Amministrazioni comunale e regionale renderà possibile trovare le soluzioni adatte. Ne va del benessere diffuso che un riutilizzo oculato e lungimirante delle aree in concessione creerà per i prossimi decenni.
Proporre agli operai ed ai tecnici un "salto nel buio" ha dimostrato il vostro coraggio e la determinazione ad orientare il futuro non solo per i figli degli attuali dipendenti ma anche per i tanti altri che dello S.C.I. di datata memoria avranno, forse, sentito parlarne dai loro padri e nonni.
A questo punto sarà indispensabile che le Amministrazioni facciano la loro parte mostrando la capacità -e la determinazione- di richiamare attività di ricerca e di produzione ad altissimo contenuto di sapere perché è il sapere che genera benefici sociali anche per coloro che non ne sono coinvolti direttamente.
Se le aree che saranno liberate in seguito alla revisione dell'accordo di programma fossero utilizzate per i containers e/o un megaparcheggio di tir la vostra iniziativa verrebbe vanificata e la colpa ricadrebbe solo su coloro che, avendone la possibilità, non avranno utilizzano un'occasione d'oro.
Ulteriori spazi dedicati ai traffici containers significa impoverire la comunità per la modesta ricaduta economica, l'utilizzo povero di spazio prezioso, la confusione e l'inquinamento creato da quel tipo di attività mentre la ricchezza vera -quella milionaria- prodotta dalla logistica finirebbe a Ginevra (MSC), Amburgo (Hapag Lloyd) e Singapore (PSA).
Zêna a l'ha za dæto !
Fate la guardia e l'Associazione Repubblica di Genova è pronta a ringhiare insieme a voi e, nel caso, a mordere.
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- Scritto da 4/3πr3
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Il Sindaco Bucci dimostra di essere persona volitiva ed amministratore determinato nonostante gli ostacoli che incontra nell'iter per il trasferimento dei depositi chimici (altrimenti detti "petrolchimico") da Multedo a San Pier d'Arena.
Lui e la sua Giunta fanno quadrato e non demordono di fronte alle proteste di molti Sampieradrenesi, alle osservazioni tecniche, all'avocazione della pratica V.I.A. da parte del Ministero dell'ambiente, ai ricorsi di operatori portuali ed alle proteste dei camalli.
Il Sindaco ha deciso di sensibilizzare il Ministero tanto che intende parlarne direttamente con Gilberto Pichetto Fratin per interessarlo alla pratica. In fondo «...si tratta di un adeguamento tecnico-funzionale», niente di più. Diàmine!
Avanti coraggiosamente con un'impressionante spinta al fare quasi ci fossero motivazioni "intime" al di là di quelle ufficiali.
Ce ne fossero di sindaci così impegnati a mantenere traffici commerciali per non far perdere ricchezza alla città amministrata e, soprattutto, ai diretti interessati!
Peccato, e c'è da rammaricarsene profondamente, che non dimostri altrettanta costanza, determinazione ed interventismo per realizzare un progetto di progresso che risarcisca Cornigliano di quanto sofferto in oltre 50 anni di "schiavitù" siderurgica.
Lì, nella grandissima e preziosa area dell'ex-ILVA, Bucci ha la possibilità di concretizzare una "rivoluzione" concettuale che trasformi radicalmente il futuro di Cornigliano, del Ponente e di Genova.
Lì, insediandovi centri di ricerca e di produzioni ad altissimo valore aggiunto, c'è la chiave per aprire un futuro ricco di occasioni per i nostri giovani, per fornire loro la possibilità di arricchimento culturale, professionale, economico. Per frenarne l'esodo ed incentivare il ritorno di coloro che hanno scelto di costruire altrove il loro futuro.
Il Sindaco non ci pensa? Si limita a disquisire sull'andamento demografico basandosi sulle utenze dei cellulari quasi fosse la prova regina per esorcizzare il decremento della popolazione, in particolare dei giovani?
Perché tanto impegno nel difendere depositi di toluene, xilene, altri aromatici, acetati, chetoni, alifatici, alcoli, ftalati, glicoli che non rappresentano alcun decisivo valore aggiunto per la comunità?
Ha mai manifestato attenzione al miglioramento delle condizioni logistiche per attività tecnologiche di prestigio che troverebbero ulteriore spunto di espansione nella competizione internazionale? Perché non segue il filo, non quello di Arianna ma quello della superconduttività ?
Cosa la distoglie? Intime considerazioni filosofiche o considerazioni di altro tipo? Un Sindaco così determinato e coraggioso perchè non ci rende edotti? Perchè?
Vien da pensare.....