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- Scritto da Luiggi Pariggi
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Come ci si aspettava Berlusconi alla prima occasione utile ha sbattuto la porta ed ha chiamato fuori dall'alleanza di governo il PDL. Lo ha fatto con rabbia, sacrificando lo stile al vigore ma nonostante tutto probabilmente questa dimostrazione di forza si è già esaurita nello spazio necessario a manifestarla pubblicamente.
Per adesso il solo risultato che gli ha fruttato è stato quello di convincere una parte del suo partito a non seguirlo. Le sottili distinzioni palesate da molti ed importanti suoi sodali la dicono lunga sulla generica compattezza futura della formazione “azzurra” e sulle reali aspettative di diversi suoi massimi dirigenti. Chi oggi ha un ruolo di rilievo cerca di tenerselo. Gli altri vorrebbero tanto presagire come andrà a finire. C'è da capirli.
E' chiaro a tutti che il gesto di Berlusconi molto ha a che fare con i suoi problemi personali con una Giustizia che ritiene ingiusta, meno con l' aspettativa-diritto degli italiani ad essere de-fiscalizzati.
Difatti in caso di elezioni anticipate non è detto che il PDL, nel frattempo ridiventato Forza Italia, riconfermi o migliori il suo ultimo (tutto sommato modesto) risultato elettorale.
La faccenda andrebbe ancora peggio se il PD riuscisse in qualche modo a costituire una nuova e diversa maggioranza. Il conseguente logoramento disintegrerebbe la formazione berlusconiana. Se anche così non fosse sta di fatto che il Polo di centrodestra sta correndo un rischio reale.
Lo stesso rischio concreto sta correndo il PD. Un ritorno alle urne non lo garantirebbe affatto. Anzi, in un gioco di rimandi, potrebbe finire vittima della stessa formula che sette mesi fa gli ha consentito di arrivare prima, non primo. Con il maggioritario imperfetto attualmente in vigore le elezioni potrebbero addirittura essere vinte dal M5S. Questa eventualità avrebbe tante maggiori possibilità quanto la data delle eventuali elezioni politiche coincidesse con quella delle europee in programma a giugno 2014.
Almeno su questo ultimo punto non c'è dubbio. Per la prima volta dalla sua costituzione il prossimo Parlamento Europeo conterà al suo interno fra il 15% ed il 25% di antieuropeisti convinti. Buona parte dei quali eletti nella file del M5S. Poi, che questi realizzino in ambito europeo lo stesso mediocre comportamento fatto registrare in Italia non cambia la questione. Se il M5S riesce a fare di una politica astratta un metodo appena, appena, pratico i suoi avversari oltre che al blasone potrebbero rimetterci anche la camicia.
Tuttavia, per quanto bene illuminate, le 5 Stelle del Movimento rischiano di essere spente proprio da quell'italianità delusa sulla quale avevano costruito il loro consenso.
Non lo ha nascosto Beppe Grillo che sembra ormai essersi reso conto di non essere riuscito a cambiare la mentalità degli italiani. E' il solito discorso. Una gran parte dell'elettorato non vota per cambiare le cose ma per mantenerle così come sono. Vogliono sì eliminare gli tutti gli sprechi, esclusi però quelli di cui sono beneficiari.
Prima di lui se ne era accorto Monti. Da uomo razionale aveva provato ad agire di conseguenza. Gli italiani hanno un consistente patrimonio immobiliare? Evidentemente sono ricchi, dato che le case costano care ed ancor più caro costa il loro mantenimento. Invece no. Gli italiani comprano o si tengono le case ereditate senza avere i soldi per mantenerle. La cosa non stupisce. Sono i figli di quei contadini che si sono dissanguati per far studiare i figli da insegnanti, quando molti già dicevano che sarebbe stata una professione senza sbocchi. Fino a che i suddetti figli non si sono ritrovati precari a vita.
Prima ancora di Monti se ne era accorto lo stesso Berlusconi. Una dozzina di anni fa aveva vinto le elezioni immaginandosi un Paese fatto di aspiranti lavoratori autonomi e piccoli imprenditori. Si era ritrovato con un Paese fatto di fans di Pippo Baudo e Mike Bongiono; canzoni e giochi a premi, altro che imprese e botteghe. Visto che i conti elettorali tornavano non ci aveva fatto caso più di tanto.
Anche quelli della Sinistra probabilmente se ne sono accorti tuttavia, forse per calcolo elettorale, sembrano aver deciso di chiudere entrambi gli occhi sugli abusi a danno della assistenza sociale e sugli aiuti ai “vittimisti” di professione, preferendo di fatto il Paese delle esigenze a oltranza puttosto che quello dei bisogni legittimi.
Il Paese che non c'è. Dal momento che, riprendendo il titolo di un libro, a giusta ragione si può dire: “Gli italiani sono gli altri”.
La dispersione di gran parte del sistema di valori concreti e morali, che tante persone hanno assunto a testimonianza della propria visibilità, obbliga, chi ancora vi si vuol riconoscere, a seguire un itinerario dove le necessità di distinzione si confrontano con un bisogno di concretezza.
Il tentativo di trovare un equilibrio si situa allora al livello della dimensione personale, spingendo la maggioranza silenziosa dei cittadini a disertare le tornate elettorali in attesa di trovare un altrove a cui attaccarsi. Un altrove che, se non cambiano le cose, prima o poi troveranno.
Se la politica vuole essere per loro un intermediario importante da qua in avanti i suoi protagonisti devono accettare di mettersi in gioco più concretamente di quanto mostri una interpretazione calcolata.
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- Scritto da Pierluigi Patri
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Si stracciano le vesti, recriminano, parlano del sistema-paese, prendono ad esempio altri Stati.
Telecom ed Alitalia portano i politicanti italici ad accapigliarsi sopra i due massimi sistemi: privato/pubblico e italiano/non italiano.
E “… da ogni parte dell'arco parlamentare arriva una richiesta di base: il governo deve riferire.” sul passaggio di Telecom agli Spagnoli di Telefonica.
Intervengono esperti -o presunti tali- di ogni ordine e grado : alcuni sentenziano, altri precisano, tanti recriminano e in coda ci sono quelli che puntualmente ripetono quello che hanno già detto gli altri.
Una commedia ... all’italiana.
E la commedia continua con Alitalia che pare stia volando verso Air France-KLM .
Tutti questi commedianti recitano “appassionatamente” mentre la Spagna sorpassa l’Italia nella competitività e la produttività italiana è peggiore di quella in Grecia. Queste brillanti prestazioni mentre lo smantellamento dell'industria prosegue a ritmi mai tanto sostenuti.
I commedianti centro-destri danno la colpa a Prodi per quello che ha fatto con Telecom, i commedianti centro-sinistri se la prendono con Berlusconi per quello che ha fatto con Alitalia.
Sono nauseanti.
Quando partecipano ai dibattiti sostengono che si sarebbe dovuto fare così o cosà ma puntualmente non spiegano mai perché non lo hanno fatto quando erano loro a governare. Tutti verginelli con l’aureola della santità.
Ma che vadano al diavolo.
E dato che da più di un anno e mezzo, per amore o per forza, sono quasi tutti insieme al governo perché non colgono l’occasione per realizzare quanto sostengono?
Perché sono dei ciarlatani, cresciuti all'italica scuola savoiardo-badogliana per cui non fanno mai quello che dicono e fanno quello che non dicono.
Cioè non rispettano gli impegni, anzi li tradiscono.
Ci pigliano in giro.
Se qualche lettore dubitasse di quanto scrivo e non credesse all’italica propensione per il trucco, l’imbroglio, il gioco delle tre tavolette lo invito a seguire la vicenda della plateale e discussa eliminazione dell’IMU. Questi badogliani hanno detto che la tolgono ma stanno studiando di farla pagare lo stesso utilizzando la "service tax" .
Un inciso. Vi sarete certamente accorti che quando usano l’inglese (ticket) od il latino (una tantum) lo fanno per fuck / fallère la gente.
Se ne avrete tempo e/o voglia vi consiglio di guardarvi “Coffee break” di oggi . Dovrete avere un po' di pazienza perchè inizia con la pubblicità e la puntata dura un'ora ma ne vale la pena, è un’interessante sintesi televisiva dei politicanti italioti.
In studio Gasparri Maurizio, Moretti Alessandra e Ferrero Paolo.
Il primo (destro) e la seconda (sinistra) che incolpano le contrapposte parti per le italiche disavventure avio-telefoniche , il terzo (sinistro-sinistro) che incolpa gli uni per Alitalia e gli altri per Telecom proponendo la quadratura del cerchio : la proprietà statale.
Belli come il sole questi professoroni che se non fossero realtà tragiche sarebbero divertenti come Stanlio e Ollio che con i conti ci "sanno" fare ma non combinano danni.
P.S. Avete notato in quanti utilizzano il termine “Paese”? Sarà mica che si vergognano a pronunciare il termine “Italia”. Va be’, lo ammetto, capisco la loro vergogna.
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- Scritto da Pierluigi Patri
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Seguo “Porta a porta” (Rai1, condotta da Bruno Vespa) ogni tanto ma ieri sera mi sono sintonizzato incuriosito dalla presenza di Enrico Letta, presidente del consiglio della repubblica italiana.
Mi sono sdraiato sul divano per “godermi” la puntata in modo rilassato immaginando che l’invitato avrebbe fatto le consuete affermazioni.
Ad un certo punto il conduttore gli ha posto una domanda sull’IVA.
E qui viene il bello (faccio per dire).
Letta ha detto “… voglio spiegare come stanno le cose …” (intenzione più che meritevole). Precisando che l’aumento interesserà solamente “ … l’aliquota del 21 [che] passa al 22 …” e che “… dal 1° di ottobre questo aumento scatta …” poco dopo, al tempo 13’ 28’’ della registrazione, dichiara che “ … quei soldi son già spesi …”.
Ma come è possibile? Spendono i soldi ancora prima di averli in cassa?!
Questi, non Letta in particolare ma lui e tutti quelli che lo hanno preceduto negli ultimi 40 anni almeno, spendono i soldi prima di averli in tasca.
Sono dei bancarottieri !
Chi di noi si imbarcherebbe in spese prima di avere i soldi in cassa? Ma dov’è il buon senso? Il principio della parsimonia? La regola di non fare mai il passo più lungo della gamba tipico della nostra cultura?
Pur di accaparrasi i voti questi sciagurati spendono (sprecano) in nostri soldi ancora prima di averli incassati. Chi di noi ha analogo comportamento in famiglia? Chi decide di comprare il televisore piatto se non ha i soldi? Solo un imbecille od un disonesto (che ha deliberatamente programmato di non pagarlo).
Genovesi, molliamo la baracca italiana.
Non fatevi abbindolare dai discorsi, dalle promesse vuote che questi politicanti (destri, sinistri o centrali) fanno. Cercate di ascoltare con senso critico quello che vi dicono. Non crede a questi venditori di fumo.
Sono tutte balle.
Ci spennano oggi promettendoci risultati che non realizzeranno mai perché le cose che fanno, le decisioni che prendono hanno solo un tornaconto elettorale dell’immediato che ci farà sprofondare irrimediabilmente sempre di più.
Finché siamo in tempo diamoci da fare per mollare questo barcone. Lasciamoli andare inesorabilmente a fondo. Salviamoci ed andiamocene per contro nostro prima che sia troppo tardi e ci trascinino con loro.
Forza, genovesi e liguri! Dipende solo da noi.
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- Scritto da Pierluigi Patri
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Nel recente periodo mi è capitato di leggere alcune valutazioni sul funzionamento dell’italia ( il libro del Prof. Visin “FAVOLE & NUMERI”, il giudizio sui G7 dell’OCSE-Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico , una graduatoria del World Economic Forum).
Tutte uniformemente deprimenti ma accomunate da una caratteristica : fatte dall’esterno del sistema.
A voler essere buoni si potrebbe ipotizzare che da tale punto di osservazione le cose potrebbero essere viste in modo un po’ distaccato, forse troppo teorico, magari non proprio aderente alla realtà quantomeno nei dettagli pratici. Un po’ come giudicare un’auto solo leggendone le caratteristiche tecniche sul manuale senza averla mai guidata.
La lettera di Bernardo Caprotti al “Corriere della Sera” fa evaporare le eventuali riserve.
Alle difficoltà di natura politica che si possono intuire per i problemi ad aprire a Firenze, Genova e Modena si aggiungono gli ostacoli burocratici dell'amministrazione civile chiaramente segnalati in una frase sintetica e lapidaria : “… un'impresa che deve difendersi dalla Pa (pubblica amministrazione) in tutte le sue forme e a tutti i suoi fantasiosi livelli ogni giorno che Dio comanda. Tassata al 60%, non più minimamente libera di scegliersi i collaboratori ...“ .
Ingerenza politica, oppressione burocratica, soffocamento fiscale. I tre ingredienti caratteristici dello stato italiano, questa volta visti da una posizione scomoda, quella di chi c’è immerso fino al naso.
Cari genovesi, ma vi pare possibile continuare a sopravvivere in questo condominio?
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- Scritto da Pierluigi Patri
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G20 a San Pietroburgo. Rai News24 ci informa che a poco meno di un'ora dall'inizio dei lavori del summit Letta Enrico rilasciava un’intervista in cui ha affermato, tra le altre cose, che “ … tutti in Italia devono essere consapevoli e convinti che l'Italia non è in difficoltà”.
Belin che velocità nel rilasciare interviste! Il summit è appena cominciato e già dichiara. Stupefacente.
Ma è super-stupefacente quanto affermato. Che sia stato preda di qualche allucinazione? Che abbia percorso un viaggio nella dimensione spazio-temporale?
Visti il 7° ed il 49°/140° posto di cui ho scritto ieri come si fa a dire certe cose. Ci vuole una esagerata dose di italica fantasia. E non si rivolge agli Eschimesi o agli Aborigeni che, comprensibilmente, possono non aver presente la situazione. Il “prestidigitatore” concettuale manda il messaggio direttamente a chi abita nella penisola italiana.
Da non credere, non è possibile raccontare ’ste balle.
C’è poco da fare. Con individui come questi non è possibile che le cose cambino. D'altronde questi politicanti sono stati coltivati nell’italica serra su un terreno savoiardo-badogliano che può generare solo questi frutti (tossici per noi).
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